Gianfranco Amato: «La democrazia non è cristiana. Dobbiamo opporsi alla dittatura della maggioranza di un sistema democratico»


In quella che appare ormai come una coppia di fatto, il fondamentalista Gianfranco Amato si è recato in tandem con la sua Silvana De Mari a sostenere che l'odio sarebbe un diritto garantito dalla "libertà religiosa" e che chiunque bestemmi il nome di Dio debba essere lasciato libero di imporsi e di poter liberamente perseguitare e danneggiare la vita del prossimo.
Il comizio in questione, intitolato "Tutela delle minoranze religiose e libertà di professare la fede cattolica in Italia", è stato organizzato e trasmesso da tal "Radio Buon Consiglio", un'emittente via internet che sostiene di essere «la radio che porta l'Immacolata nel tuo cuore». Insomma, siamo davanti al solito abuso del sentimento religioso da parte di integralisti che hanno la sfacciataggine e la presunzione di sostenere che il signor Gianfranco Amato e l'imputata Silvana De Mari sarebbero la voce dell'immatricolata concezione.
Nella registrazione diffusa da Amato, il fondamentalista viene tirato in causa nel lamentare di come la laicità della scuola non premetta ai professori di poter obbligare gli studenti a pregare in classe. Ed è surreale come il suo parere è che chi vuole imporre la sua religione ai bambini all'interno di luoghi istituzionali a frequenza obbligatoria agisca in maniera «giuridicamente ineccepibile» e che il problema sarebbe «un multiculturalismo scriteriato».

L'integralista inizia così a raccontare che:

Non c'è una legge che disciplina questa materia. Alcuni dirigenti scolatici, diciamo quelli più trinariaciuti per usare un'espressione casa a Guaresci, si avvalgono di una circolare del Ministero dell'Istruzione del 29 gennaio 2009 che riporta un parere dell'avvocatura di Stato in cui testualmente si dice che bisogna escludere la celebrazione di atti di culto, riti o celebrazioni religiose nella scuola durante l'orario scolastico o durante l'ora di religione cattolica atteso il carattere culturale di tale insegnamento. Qui bisognerebbe disquisire se questo si può considerare una celebrazione di culto, un rito, ma il problema è che molti dirigenti scolastici utilizzano questa circolare come una clava. Prima la dottoressa De mari citava il caso di Palermo. Lì il dirigente scolastico, il professor Nicolò La Rocca, addirittura ha emanato una circolare in cui evitava, la cito perché fa ridere. "Ci sarebbe nella nostra scuola l’usanza, da parte di alcuni docenti, di intonare canzoncine benedicenti prima della consumazione della merenda. Tipo questa: Signore, benedici il cibo che stiamo per prendere a fa che lo abbiano tutti i bambini del mondo". Ecco, questa è stata proibita in nome di una laicità che diventa laicismo. È ridicolo. In questo caso c'è stata proprio una rivolta da parte degli stessi bambini che sono andati a casa pretendendo di fare la preghierina. E qui entriamo nel vero problema che ha sollevato anche don Marc Hausmann che è la questione del multiculturalismo.

Siamo dunque dinnanzi a chi dice che la scuola non debba garantire la laicità e deride chi, doverosamente, ricorda che a scuola ci si vada per studiare e non certo per pregare. Surreale è anche come dica che dei bambini dell'asilo avrebbero protestato perché non potevano più pregare in classe, negando l'orrore di quelle patetiche immagini che videro i loro genitori pronti ad usare i figli come strumenti politici nel mandarli a scuola ricoperti di rosari e santini.
Ma forse la frase più interessante è quella finale, dove Amato dimostra che il suo disprezzo per la laicità serve unicamente a giustificare il suo disprezzo per chi osa avere una cultura non conforme al suo volere. Un'opportunità come il multiculturalismo è descritto come «un problema» perché il bambino non può essere costretto a pregare in aula. Ed ancora, dice:

Prima è stata citata la questione del crocefisso. Io ricordo bene la causa Lauzi. Questa tizia, la Lauzi, ha promosso ricorso alla Cedu, ha avuto ragione in primo grado però in secondo grado, ha avuto torto. E la sentenza della grande camera è una sentenza molto interessante. Dice che una Corte per i diritti dell'uomo non può lasciarsi contagiare da un Alzheimer storico. Dice la sentenza: La corte non ha il diritto di disconoscere la continuità culturale di una nazione attraverso il tempo, né di trascurare quello che nel corso dei secoli ha contribuito a modellare il profilo di un popolo. Nessun tribunale sovranazionale deve sostituire i propri modelli etici alle qualità che la storia ha impresso nell'Identità nazionali. Una Corte del Diritti dell'Uomo ha il ruolo di proteggere i diritti fondamentali ma senza mai perdere di vista che i costumi non sono capricci che passano, essi si evolvono con il tempo per formare un cemento culturale. Nessun tribunale deve rubare agli italiani una parte della loro personalità culturale.

C'è però un problema. Se Amato ritiene davvero che il suo diritto ad imporre i suoi simboli, perché nelle sue altre conferenze lamenta che all'Islam siano concesse tradizioni diverse da quelle europee? Ovviamente, dato che è avvocato e sa come fare un'arringa, in questo caso dice che sia «giusto» che i mussulmani trattino alla stessa maniera i cristiani, ma in altre circostanza non furono certo queste le sue parole.
E forse bisognerebbe anche capire se, secondo lui, quella sentenza avrebbe davvero sancito che la Lega abbia il diritto di agitare rosari e crocefissi nelle scuola come strumento di offesa per la libertà religiosa sancita dalla nostra Costituzione. Fatto sta che Amato torna a dire che lui crede ciecamente che in Italia, dove non si può scendere per strada senza sentire persone che bestemmiano, l'imposizione del crocefisso sarebbe un valore culturale e religioso condiviso. sarà...

Sempre mischiando religione e slogan politici dell'estrema destra, riprende a dire:

Se parliamo di integrazione e di multiculturalismo, noi non possiamo prescindere dal fatto che noi abbiamo un'identità che non può essere messa in discussione da questo multiculturalismo scriteriato dal neutralismo valoriale. Perché questo non consente un vero dialogo tra civiltà e la cosiddetta integrazione.
Io sono contento che il crocefisso è rimasto là dove doveva essere, ma dobbiamo stare attenti a non piegarci a quella deriva laicista che purtroppo molto spesso, per paura, alcuni dirigenti scolatici adottano.

Gli esempi proseguono con la sua difesa di una sua amica professoressa che all'università ha chiesto agli studenti di pregare un Ave Maria in aula. Secondo Amato ne aveva tutto il diritto perché chi non voleva pregare avrebbe potuto alzarsi e andare nei corridoi (anche se lo stesso avrebbe potuto fare la professoressa) e lamenta che il rettore si sia scusato per l'accaduto. Ed aggiunge:

Anche qui, voglio dire, se in quei 24 secondi di Ave Maria la professoressa avesse fatto una professione di fede per una squadra di calcio o avesse fatto una battuta politica, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire. ma quella preghiera ha letteralmente scatenato l'inferno [...] Oggi noi viviamo in questa dittatura del pensiero unico, è una cultura ideologica molto forte, perché il potere sta cercando di privatizzare la fede. Noi sappiamo che la fede non può essere un fatto privato. Non c'è nulla id umano che può essere sottratto alla fede. Il lavoro. Il rapporto con mia moglie. La cultura. L'impegno sociale. Il potere questo non lo tollera. Allora stanno cercando di rinchiudere nella catacomba della coscienza individuale. ma noi dobbiamo ribellarci a questa cosa qua. Io temo che prima o poi arriverà il nuovo sinedrio. Ci chiameranno nel nuovo sinedrio e ci diranno che noi non potremo pubblicamente proclamare la fede in Gesù Cristo. Dobbiamo iniziare a pensare da oggi che forse può iniziare a costare questa cosa. La fede a costo zero è finita. Da stasera, prima di chiudere gli occhi ed addormentavi, domandatevi quanto e a che cosa siamo disposti a rinunciare per dimostrare che quello in cui crediamo è vero? Il lavoro? I soldi? La libertà e? La vita?

Da prassi, Gianfranco Amato torna a chiedere un martirio. Esige che qualcuno sia pronto a dare la vita per sostenere la sua ideologia nel decidere come gli altri debbano nascere, chi devono amare, chi possano sposare o come debbano morire. Ed è surreale che dopo tutta la spatafiata su come il sedicente "cristiano" debba potersi imporre sul prossimo, Amato inizia a dire che i poveri cristiani sarebbero perseguitati laddove non sono la maggioranza.
Ma come? Non diceva che la cultura deve permettere di poter calpestare la libertà religiosa altrui? Non diceva forse che la tradizione può rendere i simboli religiosi uno strumento di offesa? Davvero vuol sostenere che i suoi principi debbano valere solo quando sono conformi ai suoi desideri di predominio e di offesa contro il prossimo?

Il lungo intervento passa ad un attacco alla democrazia:

La democrazia, come sistema in sé, non è un concetto cristiano. Anzi. Può essere pericoloso perché non può essere la maggioranza parlamentare di un momento a determinare ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è male e ciò che è bene, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Se no arriviamo anche a far approvare le leggi più aberranti volute dalla maggioranza, ma la verità non risiede nel numero del consenso. Hitler fu democraticamente eletto. Quindi bisogna stare attenti. Dico questo anch esul caso del multiculturalismo perché io ricordo che quando ero a Londra, andai a sentire il presidente di un'associazione che si chiamava Islam 4 Uk e andai a questo tizio pensando si sentire il solito fanatico pazzo. Sento questo qui e fa un ragionamento di questo tipo: i miei figli no, i figli dei miei figli forse, ma i figli dei miei figli dei miei figli certamente vivranno in una Gran Bretagna mussulmana. E questo, attenti, lo otterremo con con la spada, lo otterremo in due modi: primo, con le pance delle nostre donne; secondo, con la democrazia. Io inarquai le sopracciglia e questo disse: vedete, la democrazia è un sistema che non ha un'antivirus. Perché quando noi diventeremo maggioranza o determinanti, noi tireremo fuori la nostra agenda.


Insomma, non poteva mancare il solito tentativo di creare paura e far credere che il cristianesimo verrà a mancare se non si condurrà una guerra contro chi ha altre credenze. Peccato che si finisca sempre al muro contro muro, convinti che il senso della vita sia la sopraffazione del prossimo e l'imporsi ad esso.
Ma è nelle sue accuse alla laicità e alla democrazia che Amato pare invidiare la sharia, tant'è che ben presto inizia a dire che lui vorrebbe imporre le sue leggi in nome di quello che lui sostiene opinabilmente sarebbe il volere di Dio contro la libertà altrui:

Io dico sempre: dobbiamo ancorarci al diritto naturale, perché il diritto positivo è quello che cambia per cui fino a qualche anno fa, l'adulterio era reato penale. Poi il Parlamento ha deciso che fosse un comportamento moralmente lecito. la stessa cosa per l'aborto. La stessa cosa per il divorzio. Non è che la maggioranza di un momento può decidere ciò che è bene e ciò che è male, l'aborto resta un crimine nefando anche se una maggioranza parlamentare ha approvato una legge. Il diritto civile è una cosa diversa dal diritto naturale. Noi siamo sicuri solamente quando siamo ancorati a questa cosa qui. La legge naturale che noi abbiamo illuminato dalla fede cristiana è l'unica garanzia contro le dittature.

Ora chi glielo spiega che la legge sull'aborto è stata approvata a seguito di un referendum? E chi glielo spiega che il fatto che lui sogni di poter sbattere in galera un'adultero nel nome di Dio è un insulto a un Gesù che predicava altro?
In un revisionismo storico, si lancia pure nel sostenere che la Germania nazista avrebbe tolto ogni riferimento a Dio, incurante di come la Chiesa fu parte del nazismo e di come molti slogan di Hitler citavano Dio per giustificare con la Bibbia le sue atrocità. Il tutto per sentenziare che «In uno stato laico, Dio è il minimo sindacale la dignità e i minimi diritti alla persona» e che «la fede in Dio è il minimo sindacale per garantire la tutela della dignità della persona e per opporsi alla dittatura della maggioranza di un sistema democratico. Se non ci ancoriamo a questo, siamo finiti».

A sottolineare il tenore della trasmissione radiofonica propinata ai poveri ascoltatori è un conduttore che conclude la sua intervista dicendo: «Abbiamo visto che nell'Italia, culla del cattolicesimo, ci troviamo costretti a vivere come ostaggi di una minoranza religiosa che ci impedisce di manifestare pubblicamente il nostro credo religioso».

Clicca qui per ascoltare l'intervento.
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