La fondamentalista anti-gay Paola Binetti è la nuova vicepresidentessa della Commissione diritti umani


Mentre la Commissione diritti umani del Senato sarà presieduta della leghista indagata per odio razziale che voleva ruspe e forni per i migranti, la vicepresidenza è stata assegnata a Paola Binetti.
Ex Udc-Idea (ora eletta con Forza Italia), la senatrice è un membro dell'Opus Dei che dichiara di indossare un cilicio sulla coscia e di praticare l'autoflagellazione con un frustino di corda. Dichiarò di ritenere l'omosessualità «una devianza della personalità» e che l'essere gay sarebbe un comportamento «molto diverso dalla norma iscritta in un codice genetico, morfologico, endocrinologico e caratteriologico».
Nel 2007 si schierò contro le norme che vietano le discriminazioni relative al genere e all'orientamento sessuale, ribadendo l'anno successivo che «non voterò nessuna normativa giuridica a tutela delle coppie gay».
Nel 2008 festeggiò l'esclusione dal sacerdozio delle persone omosessuali sostenendo che le «tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio pedofilia». Ribadì successivamente quel suo pensiero: «Ho spiegato che tendenze gay fortemente radicate possono portare alla pedofilia».
Il 13 ottobre 2009 giustificò il suo voto contrario ad une legge contro l'omofobia asserendo che «per come era formulata la legge, le mie opinioni sull'omosessualità, e quelle di tante altre persone, potevano essere individuate come un reato».

Dopo la sua nomina alla vicepresidenza della Commissione diritti umani del Senato, su Facebook scrive:

Questa è la nuova Commissione dei Diritti umani appena costituita in Senato: sono stata eletta Vicepresidente e spero di fare un buon lavoro insieme ai colleghi che ne fanno parte. A dicembre, saranno 70 anni della Dichiarazione dei Diritti universali e noi ci schiereremo dalla parte di chi reclama piena attuazione di quei diritti, senza bisogno di inventarne di nuovi! Ripartiremo da quella Dichiarazione e andremo avanti cercando di realizzare quei principi nel migliore modo possibile...

Il suo sostenere di voler restare aggrappati alle logiche dei diritti di settant'anni fa «senza bisogno di inventarne di nuovi» fa pensare molto male.
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