La sindaca anti-gay di Cascina offre spray al peperoncino in omaggio alle donne che si tesserano alla Lega


Lei chiama Susanna Ceccardi, ha 31 anni, ed è la sindaca leghista di Cascina (provincia di Pisa). Vicina al fondamentalismo di Gianfranco Amato, cercò di impedire l'applicazione della legge sulle Unioni Civili nel suo Comune attraverso il solito ricordo al cristianesimo come scusa ad ogni più perversa discriminazione anticristiana.
Ha dato la cittadinanza onoraria a Magdi Allam, ha intitolato piazze ad Oriana Fallaci, ha vietato di poter cantare "Imagine" di John Lennon nelle scuole perché da lei ritenuta una «canzone comunista» e diceva di voler cacciare i profughi perché a lei sgraditi. Tanto ha affascinato Matteo Salvini al punto da decidere di portarsela a Palazzo Chigi come propria consigliera.

Alimentata l'isteria e creata paura attraverso il suo sostenere che ormai non si possa camminare per strada senza che un qualche "extracomunitario pagato da Soros" cerchi di violentare le italiche donne, continua a ripetere che la risposta alla violenza sulle donne sarebbe lo spray al peperoncino. Insomma, la violenza sarebbe la soluzione alla violenza, esattamente come per Salvini è la libera vendita di armi che garantirebbe sicurezza ai cittadini nonostante sia ovvio che più i leghisti si armeranno, più aumenterà il rischio che anche l'aggressore sia armato.
A sottolineare come tale teoria sembri condivisa nel partito è il fatto che il peperoncino fu anche al centro della campagna elettorale di Patrizia Ovattoni, segretaria della Lega di Prato. Le due donne paiono non curarsi di come il 70 per cento delle violenze sulle donne si verifichi tra le mura domestiche, forse bel sapendo che a certi maschi legisti piaccia pensare che la donna possa meritarsi un qualche ceffone se si cita Paolo di Tarso o fantomatiche «ideologie gender» che rinnegherebbero quello che loro sostengono sarebbe il ruolo sociale della femmina insito nella sua mancanza di un pene. Quindi, anche se nei centri antiviolenza ci saranno donne che sono vittime dei loro mariti, le donne della Lega preferiscono gridare contro lo straniero e a puntare il dito contro i più deboli.
Negano sia un problema il fatto che il loro Salvini le rappresenta come bambole gonfiabili durante i suoi comizi, raccontando che il peperoncino è la soluzione dato che che le femmine leghista sarebbero per loro natura portate a questa postura:



Rispetto alla collega pratese, la sindaca di Cascina ha annunciato di voler regalare quello spray solo alle donne che sottoscriveranno una tessera della Lega di Matteo Salvini. Insomma, un simpatico gadget offerto a chi finanzierà e sottoscriverà le politiche razziste, omofobe e misogine del suo capo.
A questo punto i casi sono due: o lo spray è inutile e non c'è quell'emergenza sicurezza che lei sostiene esista, oppure sta raccontando che le cittadine che non votano Lega si meritano di essere stuprate dato che lo stato non le tutelerà a meno che non abbiano una tessera del partito presieduto dal ministro che gestisce la polizia.

Ma al di là di tutte le osservazioni del caso, resta il fatto che la signora Ceccardi dovrebbe ben sapere che lo spray non è una risposta alle violenze, soprattutto se si considera come fu lei a sostenere l'ex direttore artistico del teatro di Cascina che venne condannato per stalking contro la sua ex. Ed anche contro il suo assessore Sonia Avolio (poi dimessosi) non è bastato del peperoncino ad evitare che su Facebook calpestasse la dignità delle donne dando della cornuta alla Parodi ed affermando testualmente: «Mi lavo la topa con Chilly così la topa mi sa di menta e quando apro le gambe mi si ghiacciano i piedi!».
Insomma, davanti a tutto questo, sembra quasi un peccato quasi veniale quello di Elena Meini, la sua presidentessa del consiglio comunale, che finse di essere laureata sino a quando non venne smascherata da Il Tirreno. Ma sulla stampa locale troviamo notizie che riportano come i cittadini di cascina siano stati portati a sostenere che uno stupro made in Italy sia preferibile a quello compiuto da uno straniero, mentre la sindaca che dice di voler difendere i diritti delle donne è sta stessa che sui social network scrive:

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