Marco Carta attacca le famiglie omogenitoriali: «Da gay dico che cercano scorciatoie, io adotterò i miei figli»


Per anni si è finto etero ad ha insultato e denigrato chiunque osasse dire il contrario. Ora che ha fatto coming out in un'operazione di marketing che lo ha visto ospite di Barbara D'Urso alla vigilia dell'uscita del suo nuovo album, Marco Carta pare volersi ergere a giudice supremo che si vuole sedere in cattedra per insegnare agli altri gay come debbano gestire le loro vite e le loro famiglie.
Lo ha fatto in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, in quella logica perversa per cui a trattare temi così delicati non è tanto chi ha competenze in merito ma chi è fa altro e parla per sentito dire. Nel caso di Carta, forse la fonte delle sue informazioni sono i manifesti d'odio commissionati da Provita Onlus dato che il cantante si mette a ripetere a pappagallo gran parte degli slogan e dei neologismi coniati dai neofascisti in un abuso di semplificazioni, a partire dal suo preferire la locuzione dispregiativa «utero in affitto» come termine per indicare la GpA.

Evidentemente ignaro di come la legge italiana riservi l'adozione ai soli eterosessuali, il cantante condanna la modalità con cui sono nati certi bambini e si mette a sbraitare che i gay dovrebbero adottarli al posto di concepirli. Ed è sempre in un distacco da una realtà che indica come le coppie etero accedano atale pratica più day gay, è attaccando solo quest'ultimi che afferma: «Credo che l'utero in affitto sia inumano, sia un traffico. Io voglio un figlio che agganci la mia storia. Ho avuto una famiglia stupenda e i miei zii non erano i miei genitori. Il mondo è pieno di bambini che chiedono solo di essere adottati».
Da copione, quelle semplificazioni vengono recitate solo dopo aver premesso che lui parli da «da gay» e che quindi non lo si possa accusare di omofobia. È la stessa dialettica usata anche da quel Luca Di Tolve che va in giro a dire che i gay possano essere "curati" o di quel Giorgio Ponte che partecipava ai comizi di Costanza Miriano per raccontare ai presenti che lui pretendeva di essere ritenuto inferiore agli eterosessuali.

Carta assicura anche che lui avrà figli (ma non ci spiega come intenda adottarli) e accusa altri gay di cercare «scorciatoie» per avere figli. In semplificazioni sempre più grave e umilianti verso chiunque abbia un neurone, dice che quelle famiglie avrebbero dovuto attendere che Salvini approvasse un'improbabile legge in grado di aprire le adozioni anche ai gay. Il tutto pontificando ossessivamente che «l'utero in affitto è disumano, non lo vorrei mai».
Forse ignaro che la propaganda neofascista oggi punti a sostenere che «per una crescita sana serve una mamma e un papà», e attaccando il pretesto usato anni fa dal fondamentalismo che si mette a raccontare che ai gay non verrebbe permesso di adottare solo perché qualcuno crederebbe davvero che possano "rendere" gay i loro figli: «Sono stato cresciuto da due etero, con l’idea che avrei amato una donna e non è andata così. Perché dobbiamo credere che se avessi avuto invece due mamme o due padri sarei stato in automatico omosessuale? Io so che posso dare a un bambino un amore enorme e che questa, per lui, è l’unica cosa che conta».
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