Silvana De Mari insulta il gay che ha adottato la bambina down: «Si faccia curare dall'omosessualità e trovi una donna»


È con la sua consueta ferocia che Silvana De Mari si è messa a sbraitare insulti contro il gay che ha adottato la bambina down rifiutata da sette famiglie eterosessuali. Lo ha fatto dalle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana, già teatro delle feroci invettive che anche il fondamentalista Scandroglio aveva vomitato contro quella famiglia.
In una rubrica intitolata "Tra diritti e desideri", la fondamentalista firma un violento articolo intitolato "Una madre in dono a bimba Down, voler bene non basta". Con toni surreali, è in una palese offesa quel 15% di famiglie mono genitoriali che esistono in Italia che la donna si mette a dire che un single non può prendersi cura di un figlio e che, nel caso di un gay, sia fondamentaleche si trovi una donna che non ama. Scrive:

La bimba Down data in affidamento a un sigle gay. Sicuramente le vorrà bene, ma voler bene non basta: questa bimba ha bisogno di una vera madre, non una figura femminile che gira per casa, una madre. Questa bimba ha bisogno della mamma. Che l'uomo che le vuole bene la trovi.

Se fortunatamente sappiamo che chi cresce con un solo genitore non diventerà un disadattato come sembra sostenere la fondamentalista De Mari, provoca un senso di nausea l'osservare come la fondamentalista attacchi, denigri e insulti una famiglia con toni inaccettabili:

Una bimba Down abbandonata dalla madre, è stata data in affidamento, e poi adozione, a un uomo single e gay, perché sette famiglie con una coppia uomo/donna l’avevano rifiutata, e fa otto rifiuti se calcoliamo anche la madre biologica. I media, tutti, sono stati ingentiliti dalla foto di un simpatico signore che sorride teneramente a una neonata con sindrome di Down. Difficile non restare inteneriti davanti a un uomo che dichiara di amare una neonata con la trisomia 21.
Questo è molto bello, veramente molto bello, ma purtroppo l’amore può non essere sufficiente a fare il meglio per qualcuno che si affaccia alla vita, e che ha quindi bisogno di una madre, soprattutto se questo qualcuno è di sesso femminile e con una disabilità cognitiva, qualcuno cioè che ha ancora di più bisogno di una madre. Si tratta, cioè, di qualcuno che ha bisogno di una madre ancora più disperato e totale del bisogno disperato e totale che ha ogni creatura umana.

La signora De Mari passa così a spacciare i suoi pregiudizi per presunta scienza, sostenendo che esisterebbe un «bisogno biologico» di avere una madre:

Ogni creatura umana ha un bisogno biologico, totale della madre, figura non sostituibile che permette per contatto la formazione del senso del sè e insegna per imitazione, la regolazione delle emozioni: se perde la sua madre naturale, avrà una ferita che del tutto non si rimarginerà mai, che può essere curata non del tutto ma benino se una seconda madre compare a sostituire la prima, e meno bene se questa seconda madre non compare. Un bambino che ha già subito la ferita primaria della perdita della madre non deve essere sottoposto al secondo trauma della perdita di una figura materna sostitutiva nella sua educazione. Per un bambino la presenza materna è una necessità primaria. In una bambina e per di più con una situazione cognitiva ipoverbalizzante, dove quindi tutto debba essere basato sull’imitazione, si aggiungerà una crisi di identità: l’identità femminile si formerà con una difficoltà estrema o non riuscirà a formarsi, con un ulteriore danno.

Chissà, forse la signora De Mari pensa che la bambina crescerà chiusa in una bolla di cristallo dato che è evidente che qualunque rapporto con il mondo le fornirà contatti con tutte le donne che vorrà. Se così non fosse, tutti i bambini cresciuti dal padre (magari dopo che mamma se n'è andata con l'amante) dovrebbero essere ritenuti degli psicopatici. E sappiamo che così non è.

Usando il termine «normale» come sinonimo di «eterosessuale», è vomitando ulteriore odio che prosegue:

Ci è stato detto che ben sette famiglie normali, cioè costituite da un uomo e una donna, la normale coppia genitoriale dal punto di vista biologico e quindi dal punto di vista psicologico, due figure in grado di svolgere il ruolo paterno e soprattutto quello materno sono state interpellate e tutte e sette hanno rifiutato. Nessuno di noi si sognerebbe mai di mettere in dubbio questa affermazione, che sarà sicuramente vera, ma affermiamo che è semplicemente insufficiente. Occorreva interpellare altre sette famiglie poi altre sette e poi ancora sette fino a che non si fosse trovata la vera coppia genitoriale con la capacità e la volontà di amare la piccola.

Si passa così a proporre quegli stupidi stereotipi di genere che il fondamentalismo ama proporre:

Le maestre sono spesso di sesso femminile e soprattutto le assistenti sociali, ad esempio sono di sesso femminile. Ora ci spiegano che le donne sono diventate talmente dure, talmente attaccate alla carriera e al tempo per andare in palestra, che per accogliere una piccola con la sindrome di Down si è dovuto cercare un maschio. Siamo perplessi e siamo in tanti a essere perplessi. Riteniamo che il lavoro necessario a trovare un focolare alla piccola sia stato fatto in maniera frettolosa e incompleta, che trovare una madre alla bimba abbandonata fosse prioritario e che valeva la pena di fare qualche ora di straordinario, che, evidentemente, non è stato fatta. Occorreva interpellare altre coppie vere fino a trovarne una.

Insomma, la donna se ne stia a casa a sfornare bambini mentre l'uomo si fa i fatti suoi e si disinteressa della prole. Una bella famiglia da Medioevo!
Ed è sempre facendo attenzione a non definire mai come «padre» il padre della bambina (sia mai che si possa dare dignità a quella famiglia), si passa a sbraitare contro i giudici che tolgono la patria podestà a genitori che lei sostiene dovrebbero rimanere tali anche davanti a veri e propri crimini commessi contro i minori:

Adesso che si fa? La bimba data in affidamento ormai ha un legame affettivo con l’uomo che la accudisce e questo legame non si può rompere. Su questo siamo entusiasticamente d’accordo, e ci piacerebbe molto che i servizi sociali questa regola d’oro, che un legame non si può rompere, se la ricordassero un po’ più spesso, se la ricordassero tutte le volte che legami forti sono rotti, anzi lacerati, per motivi molto discutibili, ci piacerebbe che la stessa regola valesse anche per le madri, biologiche, affidatarie e adottive.
Questo legame non può essere rotto, quest’uomo e questa bambina si vogliono bene, quindi non ci resta che sperare in un miracolo in un piccolo miracolo: che questo uomo trovi per la bimba che ora è la sua bimba una madre, che le faccia l’unico dono che importi, una mamma. La cosiddetta omosessualità è un comportamento appreso, che, come può essere appreso, può essere disatteso. Non è nulla di genetico e nulla di irreversibile. Disattenderlo è possibile e molto più frequente di quanto si pensi. Ma non è facile. E occorre una volontà di ferro, una motivazione d’acciaio. L’amore per un figlio, una figlia, può essere una motivazione.
Questa bimba ha bisogno di un padre e di una madre, una vera madre, non una figura femminile che gira per casa, una madre. Questa bimba ha bisogno della mamma. Che l'uomo che le vuole bene la trovi.

E certo! Poteva forse esimersi dal dire che i gay sarebbero malati, che l'omosessualità si «apprende» e che lei possa giurare su Dio che la si possa «curare» per diventare conformi ai desideri carnali dei leader del fondamentalismo? Ovviamente no. E lo fa con la violenza e la ferocia di chi sostiene di detener e la verità contro gli altri.

A questo punto, se i toni sono questo, potremmo dire anche noi che le sventurate figlie di Pillon o di Adinolfi meriterebbero un padre e non un fondamentalista che le minaccia di violenze se la loro natura non sarà conforme ai loro desideri in fatto di pruriti sessuali? Possiamo dire che mai avremmo dato figli in adozione ad un fondamentalista come Gandolfini? Possiamo dire che ci fa schifo un Adinolfi che va in radio a raccontare che lui si eccita sessualmente vedendo la figlia attaccata al seno della sua seconda moglie?
Insomma, possiamo urlare che i bambini vanno difeso dalla ferocia integralista o è solo lei a poter vomitare odio sulla base del disprezzo che quotidianamente ostenta verso chi non è conforma alle regole id vita che vorrebbe imporre agli altri.
E mentre qualcuno continua a sbraitare che c'è l'Isis, è possibile che anche davanti a questi scritti della De Mari non ci si renda conto che l'Isis che l'abbiamo anche noi a casa nostra? Quale è la differenza fra chi cita Allah per imporre le sue regole e chi cita Dio per cercare di fare altrettanto?
11 commenti