Il Giornale: «Il birignao delle affielate ricchione è un'offesa agli eterosessuali»


Se alle donne tocca subire la violenza di una Costanza Miriano che va in giro dire a dire che lei, in quanto donna, pretende la sottomissione all'uomo e pretende che sia il maschio decidere per lei, ai gay è toccato subire la violenza di quel Nino Spirlì che si fa pagare dalle destre per ostentare quanto lui odi la sua natura e come detesti i suoi simili.
Pretendendo di essere chiamato «vecchia checca», definisce «coglioni» i partecipanti ai Pride perché lui sostiene non si debba essere orgogliosi di essere gay, afferma che i «frociazzi italiani» se ne stanno nelle darkroom e se ne infischiano dei «ricchioni» siriani e gira che lui, in quanto sedicente cattolico, potrebbe testimoniare esista una fantomatica «lobby gay».
Insomma, tra sproloqui e volgarità, non perde occasione di insultare i gay e dire che lui sarebbe migliore di loro in virtù di quanto li disprezzi e sia incline a tentare di danneggiare gli altri per compiacere gli omofobi.
Ed è sempre in tale linea editoriale che si inserisce un suo nuovo articolo intitolato "Quella gayezza stupida in tv" che è apparso sulle pagine de Il Giornale. Lì il fondamentalista afferma:

Quanto mi fa arrabbiare questa stupida rappresentazione che, dell’omosessualità, si fa nella televisione italiana. Non c’è un programma, che sia uno, che non abbia il frocio da compagnia. Generalmente vecchio, ma di fresco coming out.
Eh, già! Le attempate Gaye italiche non si sono mica svelate a genitori vivi: hanno atteso che la vita li aiutasse ad alleggerirsi del peso della rivelazione familiare. Però rompono i maroni a tutti i giovani che, confusi o sicuri di sé che siano, si trovino a passare – magari per caso, magari nella speranza di “farcela”- davanti alle medesime telecamere accese sui lustrini e sui birignao delle affielate ricchione.
Un gravissimo danno alla buona causa dell’omosessualità, pur colorata e spiritosa, di chi se la vive con rispetto e sobrietà. Rispetto verso chi omosessuale NON È! Sobrietà nella rappresentazione di sentimenti e affetti che delle piume e delle volgarità da due centesimi di cacio stantio non sanno cosa farsene.
Si tratta di un continuo ammiccare, effeminare, risolinare, cretinizzare, ridicolizzare fino all’autoffesa. Senza alcuna vergogna di sé, questi fenomeni da baraccone arcobaleno, tumulano nella loro stessa tristissima fossa tutti gli stenti di chi, al contrario di questa odaliscata coi peli sul culo, cerca di vivere un’esistenza serena a prescindere. A prescindere da tutto.

In quell'abuso di indulti che lui sostiene di poter dire perché gay (anche se essere gay non vuol certo dire non poter essere omofobi), Spirlì si siede in cattedra e dice che lui ha le istruzioni su come si debba essere gay, ossia uno scimmiottamento degli eterosessuali in un totale annientamento della personalità e dell'individualità. Lui vuole stereotipi e vuole siano imposti agli altri, negando l'evidenza di come alcuni personaggi televisivi siano pittoreschi a fini di audience al pari di come molte donne non si sentiranno rappresentate dalla Marino o molti uomini non saranno espressione di Sgarbi. Perché se è pur vero che la televisione italiana predilige personaggi macchiettisti e spesso oscura i gay meno visibili, è altrettanto vero che è folle attaccare la naturalezza di certe persone al posto di constatare che il problema è un italiano medio che si sentirebbe minacciato da gay che non siano inquadrabili in stereotipi.
Resta comunque il fatto che pare assurdo che a sentenziare tali giudizi sia un tizio che si definisce «checca» mentre si fa fotografare in vestaglia in pose da odalisca: siamo davanti alla follia di chi sta armando le mani dei propri persecutori. Eppure lui prosegue a dare lezioni:

Essere omosessuali – lo dico da sempre – NON È UN PRIVILEGIO. Essere omosessuali è essere omosessuali. Nulla di più rispetto all’eterosessualità o all’asessualità. Non è che se ti appai, anziché accoppiarti, sei più figo. Sei normale, se lo sai fare con discrezione e senza alcuna inutile spavalderia. Perché non c’è nulla che giustifichi questa arroganza frocia, che sta stancando noi omosessuali per primi.
Sta diventando faticoso per tutti noi, esternare i sentimenti, se, tentandolo, ti ritrovi nella stessa categoria delle cretine televisive. Sta creando muri, anziché abbatterli. Sta cocacolizzando, omologando, globalizzando, la stupidità da gaypride, buttando nel cesso la sana, antica e temeraria unione spartana, l’elegante, filosofico e poetico amore ateniese per il proprio simile… Dove sono Achille e Patroclo? Dove, Saffo, Socrate, Alessandro… In che angolo immondo giacciono Leonardo, Michelangelo, Caravaggio? Sono ancora vive le fini provocazioni di Wilde? Ah, saperlo!
Così televisionando, le giovani generazioni omosessuali saranno ignoranti e vuote come le menti di questi menzogneri da telefrociate.

E qui siamo davanti al negazionismo. È vero che essere gay non sia un merito (forse un privilegio sì, ma non un merito) rispetto agli altri, ma nel mondo attuale pare che essere gay sia generalmente inteso come una sorta di svantaggio tra una Silvana De Mari dice che i gay sono «malati» ed un Adinolfi che manifesta con chi li addita come un «pericolo sanitario».
Ognuno dovrebbe poter semplicemente essere sé stesso e chi dice che i gay debbano essere fatti a sua immagine e somiglianza non è diverso da un Adinolfi che teorizza la sua supremazia sulla base della fonte delle sue erezioni. Ed in una televisione da sempre fatta di nani e ballerine, sembra difficile che a qualcuno freghi del gay che parla di figa per non «offendere» l'eterosessuale di destra.

Sempre senza fare esempi pratici (sia mai che il fornire esempi pratici permettesse una replica contro la sua invettiva contro tutti e contro nessuno), il fondamentalista conclude:

Intervenire è un obbligo: Salviamo l’omosessualità dall’autoestinzione!, potrebbe essere uno slogan o, come si usa oggi, un hashtag! Facciamoli fuori, metaforicamente parlando, utilizzando l’unica arma che abbiamo: il telecomando. Meglio l’ennesima replica di Torna a casa, Lassie, piuttosto che la penosa rappresentazione di una gayezza da quattro soldi…

L'ennesima pagina dì'odio de Il Giornale pare aver dato i suoi frutti se nei commenti leggiamo persona capaci di scrivere:

Caro Spirli esistono grandi uomini e grandi donne che sono stati, che sono omosessuali, poi esistono degli squilibrati che preferiscono essere di fatto dei mostri, i primi che con i loro comportamenti, con le loro finte icone, di fatto si odiano. Lgbt è un'americanata che di gaio non ha nulla, di mostruoso magari tanto. Come certe sue bandiere, mai negate, anzi esaltate, che inneggiavano alla pedofilia, alla coprofagia, alla gioiosa pratica di far l'amore con cadaveri. Cos'hanno di cui gioire costoro? La mostruosità americana rappresentata da locali da dove, da un buco alla parete un malato offre qualche etto di se ad un altro malato, disposto sua volta ad ofrire etti, grammi di se, senza che entrambi vedano i loro corpi, i loro volti, nella loro intierezza, senza che sentano i loro profumi, quanto hanno di umano e quanto del mostro di Firenze con il suo unico interesse a recidere vulve? Anche gli animali che si annusano, si ringhiano contro, si prendono nell'intierezza dei loro corpi sono più umani di costoro ecome dice lei non c'entrano nulla con la storia dell'umanità, magari con una grave malattia mentale che a volte ti porta, come nel caso di Foffo e il suo amico, ad uscire di casa per uccidere qualcuno e vedere di nascosto l'effetto che fa, perchè tu sei già morto dentro...

Ogni commento sarebbe superfluo.

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Nella foto: Spirlì in compagnia di Matteo Salvini.
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