Mario Adinolfi sostiene che i gay possano mettersi nel c..o la sua condanna della De Mari


Se la signora Silvana De Mari racconta ai fondamentalisti di Provita Onlus che lei sarebbe stata assolta, è parlando della sua condanna che Mario Adinolfi è tornato a sbraitare le sue solite invettive. Direttore del giornale che ha pubblicato e diffuso la falsa testimonianza condannata dai giudici oltre che dalla Bibbia, appare disposto a tutti pur di difendere una sua ex-redattrice (oggi reclutata da Belpietro) che va in giro a dire che il movimento lgbt vorrebbe «annullare la libertà di opinione e diffondere la pedofilia» o che «da medico» possa assicurare che l'omosessualità sia una «anormalità reversibile» di persone che lei sostiene siano causa di «epidemie». Ed è così che se n'è uscito dicendo:

L’impressione è che a Torino abbiano voluto dare un colpo al cerchio e una alla botte [...] Le associazioni Lgbt esultano più che altro per essere riuscite a ottenere artificiosamente il diritto a comparire in giudizio come parti lese in un processo su dichiarazioni generiche rispetto ai comportamenti omosessuali. Questo è un precedente pericoloso. La condanna è di fatto inconsistente, si tratta di una lieve multa, per capirci Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli per diffamazione sono stati condannati analogamente più volte e dunque quando si fa opinione questi sono gli incerti del mestiere. Verrebbe da dire a Silvana che anche la lieve condanna è una medaglia, ha difeso il diritto di tutti ad avere una libera opinione anche se politicamente scorretta, pagandone il prezzo come solo le persone davvero libere sanno fare. Il bavaglio con cui le associazioni Lgbt volevano zittire tutti noi con l'intimidazione, ora sanno dove possono metterselo.

Secondo lui, dunque, il reato di diffamazione sarebbe «una opinione» e il chiedere giustizia davanti a insulri ed offese quotidiane sarebbe «intimidazione». Un termine che non ha mai usato quando il suo ex segretario intimidiva gli insegnanti degli istituti scolastici italiani denunciando chiunque osasse proporre libri dalle tematiche a lui sgradite.
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