Massimo Gandolfini contro il questionario umbro. Sarebbe «gender» perché rileva le opinioni dei ragazzi al posto di imporre la sua ideologia


«Siamo in presenza dell’ennesimo chiaro tentativo di imporre la dittatura del pensiero unico e per riuscire nell’intento è necessario partire dalle nuove generazioni. Il programma è chiaramente quello di costruire una società completamente nuova rispetto ai valori fondamentali e tradizionali». È quanto dichiara il neocatecumenale Massimo Gandolini contro il questionario predisposto dall'Università di Perugia per un'analisi dello stato del bullismo omofobico all'interno delle scuole umbre.
Fregandosene altamente di come quel questionario sia stato elaborato da studiosi del settore e ignorando colpevolmente come la partecipazione fosse su base volontaria dietro autorizzazione dei propri genitori, è ricorrendo alla più bieca propaganda che aggiunge: «Si vede lontano anni luce che lo scopo di questa iniziativa non è contrastare bullismo e discriminazioni, nel momento in cui vengono tirati in ballo argomenti intimi e personalissimi che i ragazzini a quell’età devono gestire esclusivamente con i propri genitori. La scuola non è autorizzata a passaggi di questo genere».
Sempre usando i bambino come strumenti politici per l'imposizione della sua ideologia integralista contro la vita e contro le famiglie, il signor Gandolfini incalza:  «Nella seconda parte si affrontano le problematiche delle persone omosessuali sia maschili che femminili, e in entrambe le sezioni si chiede di sapere cosa pensano gli alunni sulla possibilità per una coppia gay di adottare dei bambini. In un altro passaggio si chiede se può esistere soltanto la famiglia eterosessuale o se è giusto che esistano anche famiglie diverse. Tutte domande chiaramente tendenziose, ma la cosa più offensiva verso l’innocenza dei minorenni è la parte in cui si parla del proprio orientamento sessuale, fino a chiedere se ci si senta omosessuali e a che punto. Trovo questo molto grave e lesivo dell’autorità genitoriale, perché prima di porre certe domande a dei ragazzini andrebbero interpellati i genitori. Per altro al questionario è stata allegata una richiesta di consenso che fa ridere per la sua genericità. Si chiede in pratica soltanto se si è d’accordo a effettuare un sondaggio contro discriminazione e bullismo. Se una tale richiesta di consenso fosse presentata da ognuno di noi in ambito medico finiremmo tutti in galera. Peccato che di bullismo e discriminazione si parli in modo molto superficiale. La parte più imbarazzante resta quella che coinvolge la sfera intima del ragazzo. Non dimentichiamo oltretutto che lo sviluppo della personalità fra maschio e femmina a tredici anni non è identico. Le bambine hanno già una certa maturità che manca ai maschietti».
L'organizzazione forzanovista Provita Onlus, al fianco di Gandolfini nel tentativo di colonizzare le scuole per imporre il volere dei leader del fondamentalismo organizzato, fa ricorso a quel "nemico invisibile" che è presente nei proclami di chiunque voglia lanciare accuse senza argomentazioni. Dicono che LORO «hanno soltanto l’arma dell’inganno per propagandare l’ideologia gender» e giurano che un questionario utilizzato con successo da anni nel resto d'Europa debba essere ritenuta «una provocazione».

Ma a fronte delle solite isteriche e scomposte reazioni del fondamentalismo organizzato, la domanda pare evidente: se Gandolfini e Brandi vogliono figli trogloditi che siano indottrinati all'odio del prossimo, perché dovrebbero pretendere che a farne le spese siano anche i figli delle famiglie normali? E perché il genitore di un figlio gay deve temere che sia picchiati in classe solo perché Gandolfini odia suo figlio?
Chi l'ha mai votato Gandolfini? E perché lui va in giro a parlare a nome delle famiglie anche se la stragrande maggioranza delle famiglie italiane aborrano la sua chiusura mentale e il suo odio contro i bambini?
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