Provita difende il professore di religione che, all'insaputa dei genitori, ha obbligato dei minorenni a vedere film per soli adulti


Secondo l'organizzazione Provita Onlus, parlare di rispetto in lasse sarebbe «corruzione di minore» mentre un professore di religione che all'insaputa dei genitori obbliga dei bambini a guardare un film vietato ai minori sarebbe un diritto. Prosegue dunque la propaganda isterica d ipocrita di un'organizzazione che vorrebbe poter imporre la propria ideologia anche attraverso mezzi violenti ed illeciti. Ed è in una fantasiosa ricostruzione dei fatti che l'organizzazione di promozione omotransofobica scrive:

Sta facendo scalpore, in questi giorni, la notizia di un documentario definito “crudo” e “controverso”, sull’aborto, che sarebbe stato proiettato e fatto visionare, il 4 dicembre scorso, nel liceo Galilei di Monopoli, in provincia di Bari. La visione del documentario non è avvenuta “ex abrupto” ma era stata fatta precedere, qualche giorno prima, da un incontro con un rappresentante del Movimento per la vita che ha parlato ai ragazzi, in modo accurato, del tema dell’aborto. Il fatto si è trasformato in un caso mediatico a causa della denuncia dei portavoci M5s alla Camera Veronica Giannone e Luigi Gallo, che hanno preso di mira il documentario, arrivando a presentare un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Bussetti. Di seguito uno stralcio della loro nota, dove si legge che l’insegnante di religione avrebbe proiettato ai ragazzi delle prime classi L’urlo silenzioso del 1984 «vietato ai minori, in cui si vedono scene esplicite di aborti, accompagnate da termini come ‘bambino dilaniato’ o ‘bambino smembrato’. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Siamo a conoscenza del turbamento di decine di ragazzi, sconvolti da questo duplice episodio. Così come inevitabile è stato lo sconcerto dei genitori».

Se il presunto "sconcerto" di genitori che si dicono "offesi" dal contrasto all'omofobia è generalmente elevato a volere del popolo da una propaganda in cui bambini e genitori sono sistematicamente usati a fini politici per impedire qualunque promozione del rispetto, ecco che tutto cambia quando qualcuno osa contestare la loro ideologia e il loro sogno di poter indottrinare i bambini al fondamentalismo. Ed è così che scrivono:

Verrebbero da fare un paio di considerazioni a riguardo: innanzitutto come mai tanta solerzia non venga impiegata quando, non solo ragazzi di liceo, ma persino ragazzini di scuola media, negli istituti pugliesi, subiscono (e non accade di rado) un vero e proprio lavaggio di cervello in salsa gender, in particolar modo da quando la Puglia è entrata nella Rete Re.a.dy. 

Eccoci qui, davanti alla solita contrapposizione ideologica in cui dicono che mostrare materiali vietati ai minori sia equiparabile alle loro stupide accuse contro un fantomatico «gender» che si sono inventati contro una sana e lecita educazione al rispetto. E non meno patetica e ideologica è la loro difesa del professore di religione che ha mostrato immagini vietate ai minorenni, banalizzando un tema sensibile che meriterebbe di essere trattato da persone serie e non da alcuni fondamentalisti legati agli organizzatori di marce politiche che vedono la sistematica presenza di Forza Nuova al fianco dell'organizzazione di Toni Brandi.
La Rete Re.a.dy che Brandi vorrebbe fosse messa al bando è una rete di pubbliche amministrazioni che condivide idee ed iniziative per il contrasto alla discriminazione e al bullismo omofobico. Sostenere che quella rete debba essere vietata e sostituita da professori di religione che cercano di indottrinare i bambini attraverso il ricorso alla violenza lo rende tale a quale a quei fondamentalisti islamici contro cui lui è solito ostentare molto odio. Forse la loro non è una guerra di religione, è un contrasti a dei concorrenti nel campo del business basato sull'odio....
Ma è sempre dicendo che tutto sarebbe sempre lecito se conforma all'indottrinamento all'ideologia di Brandi che l'articolo conclude:

Ed è l’incontro con la realtà vera del dramma dell’aborto che probabilmente si intendeva far vivere ai ragazzi del liceo in questione e, dunque, ciò che forse è stato trascurato nel descrivere la vicenda è che, a essere scandalose e crude non sono le scene riprese che mostrano semplicemente un fatto, ma l’atto stesso dell’aborto.

Quindi chi vuol spiegare come nasce un bambino deve poter mostrare un film di Rocco Siffredi a dei minorenni oppure l'ideologia dell'illegalità promossa da Provita Onlus vale solo per chi è conformato alla volontà del fondamentalismo organizzato?
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