Silvana De Mari alla vigilia della sentenza: «Se l'omosessualità fosse ritenuta costituzionale, dovremmo abolire il cristianesimo»


È l'organizzazione di promozione omotransofobica Provita Onlus a firmare un'arringa in difesa della loro Silvana De Mari, ossia la fondamentalista che va in giro a sostenere che l'omosessualità sia «reversibile»  e che ogni sedicente «cristiano» avrebbe il dovere di demonizzarla attraverso l'imposizione di quei simboli religiosi che la Lega del loro Matteo Salvini ha ormai trasformato in oggetti di propaganda politica da poter usare come legittimazione all'odio.
In una pagina tempestata dalla pubblicità del quotidiano filo-legista ed anti-gay di Maurizio Belpietro, tal Americo Mascarucci si mette a raccontare una versione rivista e corretta della vicenda. Negando la gravità nell'usare titoli accademici per spergiurare tesi prive di qualsivoglia valore scientifico, sostiene che la fondamentalista sarebbe stata querelata per aver «espresso giudizi politicamente scorretti sull’omosessualità e la pedofilia». Ed è sempre tentando di legittimare le inaccettabili parole della donna che Mascarucci incalza:

Domani è prevista la discussione e poi dovrebbe arrivare il verdetto del giudice. Nella scorsa udienza la De Mari era intervenuta rivendicando la correttezza delle sue argomentazioni e dimostrando come le sue considerazioni inerenti l’omosessualità nascessero non da convinzioni ideologiche, bensì da dati ed evidenze scientifiche. Il processo ha avuto una forte rilevanza mediatica, anche perché da esso dipende anche il diritto di “pensarla diversamente”, rispetto a un “pensiero unico” che per ciò che riguarda l’ideologia gender sembra non ammettere obiezioni. Chi osa contraddire certi dogmi imposti dalla comunità Lgbt rischia in sostanza di essere imbavagliato o censurato, come avvenuto più volte anche a Pro Vita (vedi la vicenda dei manifesti contro l’utero in affitto). 

Stando a questa teoria, allora anche i nazisti avevano pieno diritto di «pensarla diversamente» o il presidente della loro associazione, l'eterosessualissimo Toni Brandi, non avrebbe nulla da ridire se un medico gli dicesse che per curare l'influenza bisogna gettarsi da un ponte. Se tutto è lecito e se si può spergiurare qualunque cosa, perché limitarsi ad un sinolo odio?

Nell'intervista che la signora De Mari ha rilasciato all'organizzazione fondamentalista, la donna si dice tutta tronfia di come «grazie al clamore suscitato dal processo, le mie idee stanno rimbalzando sui media». Ed è invitando i suoi proseliti a spargere il suo seme d'odio che aggiunge: «Nessuno di noi è tanto piccolo da non poter essere un sassolino capace di bloccare un ingranaggio».
Sostenendo che una condanna per diffamazione aggravata significherebbe mettere in gioco «la libertà di poter esprimere pensieri controcorrente», la De Mari afferma che:

Non mi fermerò in ogni caso, perché ciò che sostengo per me è scientificamente provato. L’omosessualità, termine improprio, visto che la sessualità è soltanto fra un uomo e una donna, è un comportamento biologicamente perdente. Sono la prima a riconoscere che è molto difficile uscirne, ma è altrettanto vero che gli ex gay sono più numerosi di coloro che si professano tali, anche se nessuno lo dice. È anche provato che i rapporti fra persone dello stesso sesso aumentano i rischi di malattie sessualmente trasmissibili, anche quelle come l’epatite A per molto tempo a noi sconosciuta. I gay sono il 2% della popolazione ma nel contempo rappresentano il 50% dei nuovi casi di Aids e l’80% dei nuovi casi di sifilide. Se quello che io sostegno sull’omosessualità è vero, la condanna che ne fa il Cristianesimo ha un notevole senso. Se invece fosse riconosciuta come un qualcosa di assolutamente costituzionale, allora paradossalmente il Cristianesimo andrebbe abolito.

In quel processo di auto-martirizzatone che tanto piace alle lobby anti-gay nostrane, anche la signora De mari non si astiene dal sostenere che lei sia una vittima della società dato che lei si reputa la detentrice della verità divina contro i gay:

«Mi sono sentita un’eretica del pensiero unico. Il mio caso ricorda quello del medico ungherese Ignác Fülöp Semmelweis che fu cacciato dalla clinica ostetrica di Vienna che era stato chiamato a dirigere per aver denunciato la verità. Aveva infatti scoperto che nel reparto gestito dagli studenti di medicina, diversamente da quello gestito dalle suore, c’era un’alta percentuale di donne che morivano per parto. Nessuno riusciva a capire perché. Divenuto direttore del reparto, attraverso una serie di verifiche e controlli, arrivò alla più logica delle conclusioni. Gli studenti che facevano partorire le donne svolgevano anche le autopsie sui cadaveri e per spavalderia avevano l’abitudine di non lavarsi le mani e disinfettarsi. In questo modo trasmettevano i batteri dei cadaveri nell’organismo della partoriente, creando le condizioni per la formazione di infezioni che portavano al diffondersi della febbre puerperale e poi alla morte. Obbligò quindi gli studenti a lavarsi le mani con il Fenolo prima di recarsi in sala parto. Anziché essere premiato per questo venne attaccato da più parti e alla fine fu rimosso dal suo incarico. Così gli studenti di medicina continuarono a non lavarsi le mani e le donne a morire dopo il parto. Alla fine questa storia iniziò a diffondersi e tutte le cliniche ostetriche, preso atto che ciò che sosteneva Semmelweis era incontrovertibile, imposero il lavaggio delle mani con il Fenolo prima di far partorire le donne. Quella di Vienna arrivò per ultima. Questo per dire che la verità alla fine trionfa sempre. Prima o dopo, ma trionfa.

Domani vedremo se la verità trionferà e se lo Stato italiano garantirà il rispetto dei diritti costituzionali di chi è stato reso vittima della sua feroce propaganda d'odio anticristiano. Così come forse sarà il tempo a restituire al popolo italiano la verità su quali fossero i reali obiettivi politici perseguiti da chi ha usato l'omofobia come mezzo di promozione dell'estrema destra.
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