Donad Trump ha trovato dei giudici disposti ad avvallare la sua crociata per l'espulsione dei militari trans dall'esercito
Il populismo è una ideologia che non sa costruire nulla, sa solo distruggere. D'altra parte costruire costa fatica, mentre i populisti preferiscono la strada più breve: insultare, denigrare e compiacere ogni più bieco e penoso pregiudizi dei propri elettori. Ed è così che se la priorità del presidente brasiliano è quella di togliere qualunque diritto ai gay e se la priorità di Salvini è quella di creare odio contro gli stranieri, la priorità di Donad Trump è quella di cacciare le persone transessuali dall'esercito.
Sono ormai mesi che la sua amministrazione è strenuamente impegnata a spendere sperperare denaro pubblico pur di riuscire a danneggiare una parte della popolazione sgradita al presidente dal parrucchino arancione. Ed ora hanno pure trovato dei giudici disposti a sosteneer che l'estremista Trump farebbe bene a dirsi in disaccordo con il principio della pari dignità.
La corte d'appello statunitense per il circuito del District of Columbia ha infatti annullato la precedente decisione di un giudice federale di Washington DC che aveva bloccato la politica di Trump volta a chiedere la sistematica esclusione dalle forze armate dei cittadini transessuali. È la prima vittoria legale dell'amministrazione Trump riguardo alla loro crociata discriminatoria.
Se la sentenza della Corte avrà scarso effetto pratico, rappresenta un pericoloso precedente che ci mostra come l'odio rischia di poter essere istituzionalizzato. Shannon Minter, direttore legale del National Center for Lesbian Rights, ha commentato: «La sentenza di oggi è uno schiaffo devastante per i membri del servizio transgender che hanno dimostrato la loro idoneità a servire e la loro dedizione a questo nazione».