È morto Fernando Aiuti. Il cordoglio di Arcigay: «Suo contributo fondamentale nella lotta all'aids»


«Un pioniere e un luminare al quale dobbiamo tutti moltissimo». Così Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, commenta la scomparsa del professor Fernando Aiuti, immunologo e presidente onorario di Anlaids.
«Negli anni in cui nel nostro Paese si iniziò a parlare di Aids -prosegue Piazzoni- la tenacia e gli studi del professor Aiuti furono un contributo fondamentale per rompere il silenzio e per iniziare a organizzare la battaglia, non solo contro il virus ma anche contro i pregiudizi che la società produceva (e ancora produce) nei confronti di chi lo contrae.In questo senso, Aiuti ha rappresentato il medico che tutti vorremmo incontrare sulla nostra strada, interessato tanto ai progressi della ricerca e delle cure, quanto alla qualità della vita dei malati e all'impatto sociale e culturale delle patologie. La sua voce è stata per anni il simbolo di questa battaglia e nel suo lavoro abbiamo sempre trovato un forte alleato. Purtroppo il professore ci lascia quando ancora i dati sul contagio da Hiv allarmano, così come l'impatto dello stigma sulle persone sieropositive. La sua scomparsa deve corrispondere perciò a una responsabilizzazione: il miglior modo per ricordare il suo operato è senza dubbio trarne insegnamento e far sì che la lotta che aveva iniziato più di 30 anni fa ci veda alla fine vincitori. Con tristezza e profonda gratitudine inviamo la nostra vicinanza e il nostro cordoglio ai familiari e ai tanti che lo hanno incontrato sul proprio cammino».

Infettivologo tra i massimi esperti italiani, nel 1991 si presentò davanti alle telecamere per baciare sulla bocca Rosaria Iardino, una ragazza sieropositiva, al fine di dimostrare all'opinione pubblica che un bacio profondo non può trasmette l'Aids. Ed è stata proprio la Iardino una tra le prime persone ad esprimere cordoglio per la morte del professore.
Fondatore dell'Anlaids (Associazione Nazionale per la lotta contro l'Aids), è morto a seguito di «complicanze immediate di un trauma da caduta dalla rampa delle scale adiacente il reparto di degenza». La Procura indaga sull'ipotesi di suicidio in un Paese in cui il fondamentalismo cattolico cerca quotidianamente di impedire che ai malati possa essere garantito un fine vita dignitoso sulla base delle proprie scelte e non delle pretese di un Toni Brandi qualsiasi. Negli ultimi giorni il suo quadro cardiologico si era aggravato «evolvendo verso un franco scompenso cardiaco, in trattamento polifarmacologico».
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