Il fondamentalismo: «La transessualità è infettiva e si contrae attraverso siti o amici lgbt»


Se la signora Silvana De Mari va in giro a raccontare che i gay dovrebbero essere ritenuti una minaccia sanitaria per gli eterosessuali in virtù di come lei sia ossessionata dalle loro feci e dai loro peni, la pagina di propaganda omofoba gestita dal clan di Alessandro Benigni se n'è uscita raccontando che sarebbe in corso una fantomatica «epidemia di disforia di genere».
Il fatto che  non parlino mai di transessualità è perché loro tendono a negarne l'esistenza, preferendo ripiegare su termini medici che la possano patologizzarla in modo da farla percepire come una sorta di "malattia" dai propri lettori. Fatto sta che è il gruppo "Nelle note" ad aver preparato la solita immaginetta propagandistica da diffondere sui social network allo scopo di promuovere cieca transofobia:


È patetico, ma pare dicano davvero che le persone transessuali sarebbero infettive. E se in uno stato normale tale asserzione potrebbe essere percepito come un reato di procurato allarme, c'è da temere che nulla accadrà loro nell'Italia che offre patrocini ministeriali ai raduni internazionali dei fondamentalisti anti-gay.

L'allarmismo prosegue in maniera ancor più feroce  nell'articolo proposto sotto l'immaginetta, nel quale le accuse e i deliri diventano ancora più estremisti. L'autore del pezzo ne ne esce dicendo che «recentemente è stato osservato un aumento di casi di disforia di genere che si manifestano in modo abbastanza improvviso in adolescenti e giovani adulti che non avevano mostrato alcun sintomo in epoca precedente». E se ancora una volta ci troviamo davanti a termini che offrono connotazioni negative ad un'identità di genere perfettamente naturale, loro iniziano a spergiurare che «una ricerca appena uscita e pubblicata su una rivista scientifica peer-review (PLos-one) ha alzato il velo su questi casi ed i risultati sono veramente preoccupanti ed inquietanti».

I fondamentalisti de "Nelle note" si lanciano così nello scrivere:

Il fenomeno riguarda prevalentemente femmine (83%) che in molti casi avevano avuto una precedente diagnosi di ritardo o disturbo mentale (62,5%). Il fenomeno inoltre sembra legato alla frequentazione di gruppi di amici in cui vi erano soggetti trans-gender o che si identificavano come tali o di social media e siti internet LGBT. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad una specie di contagio psicologico a danno di persone fragili, insicure e manipolabili. Alcuni dei casi descritti sono particolarmente emblematici:
Una ragazzina di 12 anni era stata bullizzata per la sua pubertà precoce con il risultato che odiava il suo seno e si sentiva grassa. Documentandosi su internet aveva appreso che odiare il proprio seno era il sintomo di essere trans-sessuale. Allora aveva modificato il suo diario in modo da far apparire che si era sempre sentita trans-gender.
Una ragazzina di 13 anni e tre sue amiche prendevano lezione da un allenatore molto popolare. Dopo che questi aveva fatto coming out come transessuale entro un anno tutte e quattro le ragazze annunciarono di essere trans-gender.

Insomma, creando una patetica dietrologia dietro a singoli episodi non verificabili, ci raccontano che le persone si dichiarerebbe transessuali per emulazione. A detta loro, infatti chi si dichiara sarebbe obbligata a vivere secondo quell'auto-dichiarazione anche se dovesse accorgersi di non avere tale identità.
Ma ancor più grave è come l'articolo passi a sostenere che eventuali amici lgbt renderebbero transessuali i proprio figli, motivo per cui pare che il sito voglia invitare gli integralisti a discriminare, allontanare o forse persino uccidere qualunque ragazzino non eterosessuale osi frequentare i loro figli. Con una violenza inumana, affermano:

L’esposizione a gruppi di amici che si identificano come trans-sessuali e la frequentazione di siti e forum LGBT sembra essere una costante di questi ragazzi nel periodo precedente alla loro dichiarazione come persone trans. E’ venuto fuori che in questi gruppi le persone non LGBT venivano ridicolizzate e considerate come malvagie e stupide. In un paio di casi è successo che quando i ragazzi si sono allontanati da questi gruppi e non hanno avuto accesso a internet, hanno fatto nuove amicizie, hanno avuto delle relazioni romantiche con dei coetanei ed hanno concluso che non erano trans-gender. Ma piuttosto che affrontare i loro compagni, hanno chiesto di trasferirsi in un altra scuola. Un genitore ha detto che il loro bambino non poteva affrontare lo stigma di tornare a scuola e di essere bollato come falso o peggio come un traditore. Nell’altro caso, i genitori hanno riferito che il loro ragazzo pensava che nessuno degli amici originali lo avrebbe capito perchè la loro cultura era che se sei “cis-gender” allora sei cattivo e opprimente. Entrambe le famiglie sono state in grado di trasferirsi ed entrambi gli intervistati hanno riferito che i loro ragazzi sono stati bene nei loro nuovi ambienti e nelle nuove scuole. Un intervistato ha dichiarato che il loro figlio ha espresso sollievo che la transizione medica non sia mai stata avviata e ha ritenuto che ci sarebbe stata la pressione di andare avanti se la famiglia non si fosse allontanata dal gruppo degli “amici”.

Ed ancora, è sempre citando presumibili "casi" non verificabili che l'articolo torna a raccontare che i siti lgbt renderebbero transessuali i bambini. Il tutto arrivando a sostenere che i medici mentano ai genitori perché vogliono rendere transessuali i loro figli:

Ugualmente nefasta è risultata la frequentazione di siti internet e social media ad orientamento LGBT che forniscono anche la consulenza per sapere se sei transgender. In questi siti o forum veniva inculcato ai ragazzini che se i genitori non erano d’accordo sulla transizione erano “abusanti” e “transfobici” e che se avessero aspettato ad effettuare la transizione se ne sarebbero pentiti; gli veniva detto cosa dire ad un medico e/o psicoterapeuta per convincerli a fornire ormoni e che se i genitori fossero stati riluttanti alla terapia ormonale avrebbero dovuto usare la “narrativa suicida” (dicendo ai genitori che c’è un alto tasso di suicidio negli adolescenti transgender) per convincerli; che è accettabile mentire o nascondere informazioni sulla propria storia medica o psicologica a un medico o a un terapeuta al fine di ottenere ormoni o ottenerli più velocemente.

Negato che la discriminazione possa causare suicidi e negando le reali teorie della ricerca (che andremo  vedere dopo), il sito fondamentalista non si risparmia dal tirare in ballo il matrimonio egualitario o dal raccontare che il coming out sarebbe praticamente prova di pazzia:

Spesso a seguito del coming out come trans-gender si è assistito ad un peggioramento del benessere mentale e delle relazioni con i genitori e con comportamenti di isolamento e di sfiducia verso tutte le persone non transessuali. Altro dato interessante è che i genitori dei ragazzi interessati dallo studio erano per oltre l’80% ad orientamento liberal, favorevoli al matrimonio omosessuale e per i diritti dei transessuali.
La ricerca conclude che in questo tipo di disforia di genere, la frequentazione di gruppi con persone che si identificano come transessuali e l’esame delle dinamiche che caratterizzano questi gruppi, rende plausibile l’ipotesi di un contagio sociale fra coetanei.
Viene da chiedersi: quanti psicoterapeuti sono in grado di identificare questi casi e dirottare genitori e ragazzi verso terapie psicologiche piuttosto che indirizzarli verso le cliniche del cambio di sesso?

La domanda finale pare espressione della loro malafede. Dato che questa gente trascorre la quasi totalità del loro tempo libero a defecare insulti contro le persone transessuali, è davvero possibile che non sappiano che nessun medico proporrebbe un'operazione chirurgica così alla leggera? E non sono forse loro quello che contestano i farmaci che servono a rallentare lo sviluppo ormonale in modo da permettere che eventuali decisioni siano prese al termine del processo di sviluppo adolescenziale?

E se fin qui abbiamo preso per buona la loro versione dei fatti, è consultando il testo dello studio da loro citato che emergono alcune incongruenze e gravi omissioni.
Innanzi tutto il gruppo fondamentalista parla di persone transessuali mentre la ricerca è dedicata ad un sottogruppo di persone che, da un giorno all'altro, non si sono più riconosciuti nel sesso biologico a seguito di eventi traumatici. E non è certo la stessa cosa. Inoltre la ricerca spiega chiaramente che non è dato di sapere se quel tipo di fenomeno sia a lungo o breve termine, così come il suo concludere che siano necessari maggiori indagini lascia chiaramente intendere che sia folle parlare di fantomatiche «epidemie».
La ricerca non sostiene affatto che i siti possano modificare l'identità di genere, ma parla di come gli adolescenti presi in esame siano portati a cercare informazioni in rete e non fidarsi di informazioni che non provengano da persone con cui loro si auto-identificano. Si parla dunque di ghettizzazione e non certo di fantomatiche «infezioni» derivanti dalla lettura di siti web.
Insomma, esattamente così come sappiamo che la quasi totalità degli adolescenti di oggi cerchi informazioni sul sesso in rete (a volte anche a torto, dato che sulla rete si possono trovare informazioni decisamente fuorvianti), allo stesso modo viene evidenziato come questi ragazzi abbiano cercato risposte alle loro percezioni in rete e non da un qualche professionista.
Ed anche riguardo agli amici la ricerca presenta dati molti diversi da quelli che vengono proposti nell'articolo, dato che l'influenza degli amici viene rilevata solo nei gruppi composti in maggioranza da presone transgender, le quali sarebbero portate a non mostrarsi aperti verso gli eterosessuali bianchi che vengono percepiti come dei privilegiati a cui è risparmiata la loro discriminazione. Insomma, non esattamente è che chi ha un amico transessuale diventa transessuale così come come spergiurano loro...
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