Provita Onlus vuole strappare i figli ai loro genitori gay: «Siano dati in adozione a coppie eterosessuli»


Se volete la versione breve, il succo della questione è che l'organizzazione di promozione omotransofobica Provita Onlus ha rotto le scatole. Se volete la versione lunga, ecco a voi l'ennesimo articolo ideologico con sui il gruppo di sessuofobici pagati da Toni Brandi ha vomitato nuovo odio contro le famiglie gay attraverso quel loro vomitevole sito che Google ha pure il coraggio di indicizzare.
In un aberrante testo intitolato "Adozioni gay e utero in affitto: repetita iuvant", un chiamato Vincenzo Gubitosi si è seduto in cattedra per dichiarerei che ogni suo più perverso pregiudizio debba essere ritenuto verità divina dato che l'unico obiettivo della sua vita è quello di impedire che le famiglie gay possano vincere felici. Ed è ricorrendo a quell'abuso di virgolette con cui il fondamentalismo anticristiano ama togliere dignità alle parole che si riveriscono alle vittime della loro persecuzione, afferma:

“Tutto il mondo è paese”, recita il proverbio, ed è una verità applicabile a molti fenomeni: in questo caso la riferiamo alle adozioni gay. Vediamo in che senso. L’Alta Corte di Singapore ha riconosciuto a un omosessuale il “diritto” di adottare un bambino ottenuto da una procedura di utero in affitto negli Usa, pagata profumatamente dall’uomo, un medico di 46 anni. «Un caso senza precedenti nella città-Stato ultraconservatrice in termini di diritti della comunità gay»; così commenta AskaNewsper sottolineare che forse anche lì la giurisprudenza sta facendo il suo corso verso un’apertura ai “nuovi diritti”. Ma non è questo che ci interessa.
Il presidente del tribunale, Sundaresh Menon, nel riportare il contenuto della sentenza, ha menzionato il fantomatico “interesse del bambino” che sarebbe tutelato dall’adozione, fermo restando il giudizio negativo sul modo in cui l’uomo ha ottenuto il figlio, che però non è oggetto della decisione. Ecco, è proprio su questo punto che oggi, ahinoi, il mondo è paese. Come sta accadendo in Italia e com’è già avvenuto in molti altri Stati, così ora anche in estremo oriente, l’interesse del minore è usato, più o meno consapevolmente, quale grimaldello per aprire le porte alle unioni gay prima, e all’utero in affitto poi.

Parte così la soliti filippica su come Brandi dica che a lui non interessa minimamente quale sia l'interesse del minore dato che lui vuole vedere peni che penetrano vagine. Ed è raccontato che i giudici sbaglierebbero a non uniformarsi al pensiero unico promosso dai fondamentalisti anti-gay, affermano:

Per l’ennesima volta, ribadiamo le due risposte della ragione a queste acrobazie giuridiche (che incarnano, tuttavia, un errore molto comune): L’interesse del bambino è sommamente contrario all’adozione gay. Anche volendo guardare solo all’interesse del minore – condizione necessaria ma non sufficiente per definire la regolamentazione di questo fenomeno – è precisamente questo interesse che si oppone all’affidamento di un bambino a una o due persone omosessuali. La famiglia non la fa (solo) l’amore, bensì l’unione tra l’uomo e la donna, unica condizione per un amore fecondo e aperto alla vita, oltre che foriera, per i figli, dell’unico modello genitoriale stabilito dalla natura: padre e madre.

Quindi, stando alla teoria dell'organizzazione integralista di Brandi, bisognerebbe requisire i figli dei gay dato che il loro massimo interesse sarebbe quello di vedere che un genitore fa la pipì in piedi e che l'altro deve sedersi. Non importa l'amore, motivo per cui a lui non interessa se centinaia di migliaia id figli di coppie eterosessuali sono condannati a vivere in uno stato di abbandono, a lui interessa solo come mamma e papà fanno sesso nel lettone.
E la stupidaggine sull'unione aperta alla vita appare ancor più patetica se pronunciata da un membro aderente alla lobby di Massimo Gandolfini, il neocatecumanale che vive un'unione infeconda con sua moglie e che va in giro a far soldi dicendo che solo lui deve poter adottare figli in virtù di quanto a lui piaccia fare sesso con le donne nonostante dai suoi coiti non potrà mai nascere la vita.

Ed è sempre vomitando giudizi contro il prossimo che l'articolo incalza:

Il bambino non può essere lo strumento della legittimazione di pratiche intrinsecamente cattive. Dicevamo che l’interesse del minore è condizione necessaria ma non sufficiente per disciplinare adeguatamente il fenomeno “adozioni gay/utero in affitto”. Come, per esempio, la morte dei rapinatori nei conflitti a fuoco non è un argomento per legalizzare le rapine, così il parto di un bambino da “maternità surrogata” in vista di un’adozione gay non vale a legittimare né l’uno né l’altra. Al contrario, proprio la gravità di un simile atto, che, mettendo al mondo un essere umano contro la legge naturale e positiva, lo “pianifica” orfano, dovrebbe indurre le istituzioni a essere ancora più inflessibili contro chi osa commettere un tale crimine. In tal caso, non potendo fare ritorno alla madre biologica, il bambino dovrà essere dato in adozione a una famiglia tout-court: uomo e donna.

Vogliono dunque strappare i figli ai loro genitori, sostenendo che Toni Brandi giura su Dio che l'interesse dei minore è quello di essere strappato ai suoi affetti per essere regalato a coppie eterosessuali totalmente estranee alla famiglia. Il tutto senza che lui vede problemi in quelle adozioni alla Gandolfini in cui dei poveri bambini vengono costretti a crescere con un padre-padrone che non solo esige di poter essere lasciato libero di indottrinarli ad essere ombra del suo pensiero, ma non esista neppure a minacciarli pubblicamente qualora dovessero avere una natura o un orientamento sessuale diverso da quello che lui ha deciso debbano avere.
Ed è sempre preoccupandosi di vomitare odio contro le famiglie altrui che l'organizzazione conclude il suo delirio fascista asserendo:

La gravità di queste considerazioni fa risaltare ancor più la responsabilità di quanti, accecati da un desiderio in sé legittimo (diventare genitori), non riescono più a vedere i disastri che un simile disordine comporta.

Siamo al delirio. E se dovessimo abbassarci al loro pietroso livello, dovremmo anche noi poter iniziare a chiedere che lo stato liberi i figli adottivi di Gandolfini dal gioco di un padre così integralista e intollerante? In fondo Brandi basa la sua pretesa sul suo sostenere che sia bello vedere i peni che penetrano le vagine, noi potremmo avere argomentazioni assai più serie contro chi costringe dei bambini a dover vivere sotto un regime integralista che è stato stabilito da un vecchio che non è manco loro padre...
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