Un nuovo studio internazionale conferma che le persone lgbt sono maggiormente a rischio di suicidio


In virtù di come i giovani lgbt siano più soggetti a isolamento, rischio di violenza e stigmatizzazione, sono anche maggiormente a rischio di suicidio. A confermare l'ovvio è uno studio internazionale pubblicato su Jama Pediatrics.
SeAdinolfi racconta i propri proseliti che i gay non patirebbero alcuna conseguenza del disprezzo a cui lui li legittima per denaro, la realtà ci racconta che quell'odio è la causa di un rischio suicidario tre volte maggiore rispetto al resto della popolazione. E non stupisce neppure come il rischio sia direttamente proporzionale alla discriminazione subita, con le persone transessuali che detengono il primato per il rischio di suicidio, seguite dalle persone bisessuali e infine dagli omosessuali.
Non solo. Per quanto i fondamentalisti dell'Uccr giurino in nome di Dio che i gay si suiciderebbero perché gay e non perché vittima di discriminazione, il nuovo studio smentisce la loro tesi: a determinare il malessere è soprattutto il sentirsi non accettati dalla famiglia o dalla società in generale.
Lo studio è stato eseguito su un campione di 2,5 milioni di adolescenti, in età compresa tra i 12 e i 20 anni. Nelle sue conclusioni, il documento afferma che «i risultati suggeriscono che i giovani con identità non eterosessuale hanno un rischio significativamente più elevato di un comportamento potenzialmente letale rispetto ai loro coetanei eterosessuali» e che «la consapevolezza pubblica è importante e un’attenta valutazione delle strategie di supporto dovrebbe essere parte dell’istruzione e della pianificazione della salute pubblica».
Insomma, anche qui dovremmo dedurne che chi cerca di impedire il contrasto ad una sana educazione all'inclusività in nome di qualche fantomatica bufale «gender» è un qualcuno che potrebbe aver contribuito al suicidio di un qualche adolescente.
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