Dopo l'organizzazione di Gandolfini, anche il Codacons vuole denunciare Gayburg


Pare che il Codacons ami minacciare denunce legali contro chiunque dissenta dal loro opinabile operato. Per la seconda volta, è davanti ad una semplice espressione di un parere che l'organizzazione ci ha inviato una mail dai toni intimidatori. Il loro ufficio stampa ci intima:

In merito alle diffamatorie affermazioni contenute nel vs articolo pubblicato al link chiediamo l’immediata rettifica delle assurde considerazioni secondo cui il Codacons, per favorire Salvini e la Lega, alimenterebbe un clima di odio o addirittura messaggi razzisti e omofobi.
Come chiunque può verificare sul ns sito e leggendo le notizie riportate da tutti gli organi di stampa, l’intervento del Codacons non è mirato a favorire questo o quel cantante, ma solo ed unicamente a garantire la correttezza del televoto il cui esito, seppur vincolato ad un regolamento già noto da tempo, non può essere invertito da una giuria composta da 8 soggetti.
Questo perché ai telespettatori viene richiesta una spesa in denaro per esprimere una preferenza che, in questo caso, è stata di fatto annullata.
Dobbiamo purtroppo constatare come prosegua la campagna di odio e denigrazione avviata dalla vs testata ai danni del Codacons, e vi informiamo che l’articolo odierno, assieme ai precedenti riferiti alla ns associazione, è al vaglio dell’ufficio legale per le azioni del caso.
Vi invitiamo pertanto a rettificare, ai sensi delle norme sulla stampa, le diffamatorie affermazioni contenute nell’articolo eliminando qualsiasi riferimento al Codacons o a intenti che non ci appartengono.

La missiva è firmata dal signor Stefano Zerbi dell'Ufficio stampa del Codacons. Al signor Zerbi vorremmo far notare che l'articolo da lui citato non dice in alcun modo che «alimenterebbe un clima di odio o addirittura messaggi razzisti e omofobi» per «per favorire Salvini e la Lega». Ammesso che lui non abbia altri elementi per sostenere tale teoria, l'articolo da lui contestato osservavamo più semplicemente l'inopportunità del voler denunciare Sanremo per aver tenuto fede al regolamento della manifestazione, all'interno del quale era chiaramente spiegato che il peso del televoto sarebbe stato pari al 50%.
Per tale ragione abbiamo osato esprimere il nostro dissenso per la loro decisione di promettere un esposto contro il festival, notando come ciò sia avvenuto all'interno di un clima d'odio in cui la rete trabocca di messaggi omofobi e razzisti diretti al vincitore e in cui due delle più alte cariche dello Stato si erano già affrettate a cercare di sfruttare quelle polemiche a fini elettorali.
Se esprimere la propria opinione è diventato un atto che viene costantemente minacciato di azioni legali, forse viviamo già in un regime. E se così non è, un'opinione non può essere sanzionabile solo perché sgradita al potente di turno.
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