Il repubblicano Eric Porterfield: «La comunità lgbtq è una versione moderna del Ku Klux Klan


La nuova moda dell'omofobia organizzata è quella di parlare a nome delle proprie vittime. Da Silvana De Mari a Mario Adinolfi, i fondamentalisti amano raccontare che i gay sarebbero tutti d'accordo con loro e che le organizzazioni per i diritti civili sarebbero cattive a non piegarsi alle loro pretese. Ma dato che dietro a questi squallidi personaggi c'è una una potente lobby fondamentalista che opera a livello internazionale, tale dialettica è prassi in ogni luogo si stia cercando di usare l'odio per conquistare potere.
Ad esempio è negli Stati Uniti che il repubblicano Eric Porterfield se n'è uscito dichiarando nel corso di un comizio pubblico che vietare le fantomatiche terapie riparatevi che sono provata causa di numerosi adolescenti spinti al suicidio «sarebbe discriminatorio nei confronti di tutte quelle persone che hanno convinzioni religiose precise o che non vogliono gestire la propria attività nel modo in cui la sinistra socialista vorremmo che la gestissimo. La comunità lgbt non proteggono i gay. Ci sono molti gay che vengono perseguitati, se non si allineano alla loro ideologia sociale [...] La comunità lgbtq è una versione moderna del Ku Klux Klan, senza ovviamente indossare cappucci per ostentare le loro buffonate piene di odio».
Non pago delle sue affermazioni, ha poi aggiunto che l’intera comunità lgbtq sarebbe un covo di «terroristi politici, che cercano di imporre uno stile di vita», asserendo che «La comunità lgbtq vuole limitare la libertà, attuare idee socialiste e penalizzare e punire e multare tutte quelle persone che non sono d’accordo con loro, e non hanno la loro stessa visione dell’America. Sono le persone più pericolose d’America, sono le più pericolose».
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