Pomigliano. La polizia reprime con la forza gli studenti che contestavano Di Maio


L'Italia sembra sempre più simile ad un regime dittatoriale. Il bibitaro che gioca a fare il vicepremier si era presentato ad un comizio elettorale organizzato a Pomigliano, la sua città natale. E nonostante il suo Tg1 racconti al popolino che sarebbe stato accolto come una sorta rockstar, la realtà dei fatti è che è stato fortemente contestato da studenti e lavoratori. I suoi concittadini lo accusavano di aver disatteso le promesse e di aver mentito al popolo. Luigi Di Maio ha così scelto così di scappare da un'uscita secondaria per sottrarsi al confronto, mentre la polizia ha accerchiato e ha fatto inginocchiare a terra dei ragazzi, ritenuti colpevoli di lesa maestà contro il vicepremier.
La loro unica colpa era quella di aver manifestare pacificamente il loro dissenso, ma tanto è bastato perché il governo giallo-verde decidesse di puntare alla repressione, mostrandoci le immagini dei ragazzi trattati come criminali a cui è stato imposto di tenere le mani sulla testa manco fossero prigionieri dell'Isis.
Tra un Matteo Salvini che ama travestirsi da poliziotto ai suoi comizi elettorali per veicolare il messaggio che la polizia sia cosa sua e che la Lega possa disporne a proprio piacimento e un Luigi Di Maio che priva della libertà chi osa contestarlo, tutti i segnali paiono mostrarci come lo Stato di diritto si stia sempre più deteriorando.

Tornato a casa, il bibitario si è messo davanti al suo computer per confezionare una di quelle immaginette propagandistiche che tanto gli piace pubblicare sui social. Questa volta racconta che collaborerà con Salvini nel cacciare chiunque abbia opinioni critiche verso l'operato del suo governo Per farlo, è ricorrendo al più becero populismo che il pentastellato si è messo a sbraitare che Fazio guadagnerebbe troppo, che quelli sarebbero soldi degli italiani e che lui impedirà i contratti.
Se in realtà quei soldi li pagano gli sponsor e non il canone, da un ministro del lavoro ci si aspetterebbe  un minimo di conoscenza dell'economia. Quantomeno quelle basilari nozioni che indicano come i costi siano un dato pressoché irrilevante per un'azienda dato che ad importare è il margine di guadagno: se il costo è inferiore al guadagno, è un rivestimento.
Ad esempio, il suo speciale su Beppe Grillo ha registrato un misero 4% di share ed è risultato un costo dato che gli introiti pubblicitari hanno rischiato di non coprire i soldi che sono stati versati al fondatore del suo partito. La triscia sovranista di Maria Giovanna Maglie che Salvini esige venga messa in prima serata su Rai 1 rischia di essere un costo se la gente cambierà canale e gli sponsor non copriranno i soldi a lei elargiti dalla Lega. Ma un Fazio che fa share e che copre abbondantemente i costi del suo programma è quanto permette alla Rai di poter guadagnare soldi da reinvestire.Ma Di Maio pare disposto a negare persino questa semplice evidenza pur di fare populismo attraverso un dato parziale.
Fosse per la sua teoria, la Rai dovrebbe trasmettere solo fil degli anni '30 dato che costano meno di quelli in prima visione, così come le squadre di calcio dovrebbero assumere chi gioca nelle partite tra scapoli ed ammagliati dato che costerebbero meno di Ronaldo. Ma se Ronaldo costa di più è perché è un fuoriclasse, così come Fazio costa di più perché fa share. Il mercato funziona così, anche se il ministro pare non saperlo e manda la polizia a far inginocchiare chi lo contesta.
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