Che tu sia gay, migrante o donna emancipata, devi andartene perché il "comandante" Salvini non ti vuole


Se salvi vite umane ne devi «pagare le conseguenze», se rubi 49 milioni di euro agli italiani puoi diventare vicepremier.  È questa la sintesi dell'ennesimo circolino mediatico messo in piedi da un Matteo Salvini che per la sua costante propaganda elettorale non vuole perdersi una sola occasione per ostentare il suo razzismo. Lui lo chiama "sovranismo", ma un neologismo non basta certo a cambiare il fatto che lui cerca voti promettendo che l'altro varrà meno di te per presunto diritto di nascita. Lo diceva anche Hitler.
E mentre la stampa asseconda il suo abuso della vita umana come mezzo per compiacere i razzisti attraverso la creazione di patetici casi mediatici contro ogni singolo migrante osi sopravvivere alle acque del mediterraneo, Salvini sarà a Verona a sostenere che le famiglie dei gay valgano meno delle sue molteplici fidanzatine, che le donne debbano sottomettersi al maschio o che Pillon debba proseguire nel suo sostenere che le donne siano delle streghe che «ridicolizzano il padre» dato che non se ne stanno più in cucina ad obbedire ai suoi ordini.
Il principio base dell'ideologia leghista è che chiunque debba sentirsi legittimato a cercare di sopraffare l'altro, inveendo e odiando come se non ci fosse un domani. Tanto poi passerà Pillon a brandire i suoi crocefissi e a sostenere che quell'odio faccia felice Gesù.
I risultati si vedono chiaramente quando la politica italiana si dice più preoccupata di come mandare via 48 sopravvissuti e punire i loro soccorritori piuttosto che occuparsi dei 1.280 naufraghi (fra cui oltre 154 morti) che le Ong non potranno soccorrere perché Salvini non vuole. La vita umana è diventata un qualcosa che non ha valore, come già accade in quella Russia a cui lui ci sta svendendo. Sempre ammesso che esita ancora qualcosa da svendere a parte la carne umana, dato che la disumanizzazione che la Lega sta creando è un qualcosa che sta tradendo ogni più basilare tradizione della cultura italiana, un tempo pilastro nella promozione dei diritti umani e nella solidarietà internazionale.
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