Dietro al World Conference of Families c'è un giro d'affari da 216 milioni di dollari all'anno


C'è un giro di affari da 216 milioni di dollari dietro alle lobby che promuovono il World Conference of Families di Verona, la convention legata ad un'organizzazione vicina al patriarcato di Mosca che è definita “hate group” da varie associazioni che si occupano di diritti umani.
Rappresentato in Italia dalla CitizenGo, Provita Onlus, Generazione Famiglia (ex Manif Pour Tous) e dalla lobby di Gandolfini, il World Conference of Families sostiene che le donne lavoratrici, il divorzio e l’omosessualità siano la causa del «declino» della «famiglia naturale», da loro intesa come un uomo spostsato con una donna sottomessa che se ne stia in cucina mentre i figli vengono istruiti in casa in modo da impedire possano sviluppare pensieri autonomi in contrasto con quelli del loro padre-padrone.

A denunciare il tutto è un'inchiesta di The Vision, la quale tenta di capire come sia stato possibile che a questa gente sia stato concesso l'uso del logo di Palazzo Chigi.
Se Jacopo Coghe, in qualità di presidente della Manif Pour Tous, si è rifiutato di fornire il numero della pratica con cui avrebbe ricevuto il patrocinio, The Vision osserva che la circolare UCE 0000901 P-2.11.1.2 del 16/02/2010 stabilisce che le richieste volte a ottenere la concessione del patrocinio della Presidenza del Consiglio devono essere preventivamente inviate al Dipartimento del Cerimoniale di Stato «che effettuerà un’istruttoria al fine di una valutazione comparativa circa la validità della manifestazione, l’affidabilità, la serietà dell’organizzatore e dei promotori» dato che la concessione è vincolata «all'alto rilievo culturale, sociale, scientifico, artistico, sportivo» dell’iniziativa e «all'assenza di scopi o finalità commerciali». Si precisa inoltre che «non si considera opportuno fornire adesioni e concedere patrocini ad iniziative che abbiano, anche indirettamente, un fine lucrativo».
Pare dunque evidente che il WCF di Verona non avrebbe mai potuto ottenere quel patrocinio. I suoi organizzatori sono associazioni fondate sull'omofobia e sulla misoginia, pronti a concedere il loro palco a quella Lucy Akello che chiede la criminalizzazione dell'omosessualità in Uganda o la nigeriana Theresa Okafor che va in giro a dire che i gay cospirerebbero con il gruppo terroristico Boko Haram. Lo stesso presidente, Brian Brown, è volato a Mosca per testimoniare a favore delle leggi contro la cosiddetta «propaganda gay» davanti alla Duma.
E non va meglio con il fine lucrativo. La manifestazione è promossa da una lobby con un budget annuale di 216 milioni di dollari e non sarà né gratuita né aperta tutta. La partecipazione è riservata solo a chi ha acquistato un biglietto da 15 euro a persona o uno dei pacchetti proposti: si va dal “Bronze” da 280 euro al “Platinum” da 1.250 euro con pernottamenti in hotel a 5 stelle per due persone e servizio di limousine.
È a quel punto il ministro leghista Fontana è ricorso ad un sotterfugio. Appellandosi alla circolare che prevede l'assenza di istruttoria «qualora le richieste provengano da organismi ad alta rappresentatività o da strutture pubbliche», si è aggrappato alla possibilità che i singoli Ministeri e i Dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri «possono accordare direttamente patrocini ed adesioni ministeriali nelle materie di propria competenza senza il preventivo nullaosta del Dipartimento per il Cerimoniale». Il ministero avrebbe fatto passare come un organo ad «alta rappresentatività» la lobby statunitense, abusando del logo della Presidenza del Consiglio in virtù di come il suo ministero sia un'invenzione di Salvini e non abbia alcun simbolo istituzionale.

L'inchiesta di The Vision osserva anche come nel direttivo del World Confress of Families ci sia anche Alexey Komov, già presidente onorario dell’Associazione Culturale Lombardia Russia di Luca Savoini. Èuno stretto collaboratore di Konstantin Malofeev, l’oligarca russo titolare del fondo d’investimento Marshall Capital Partners e socio della più grande compagnia telefonica del Paese.
Dall'inchiesta sui finanziamenti illeciti alla Lega pubblicata da L’Espresso, proprio Komov risulta essere il collegamento fra il partito di Salvini e Malofeev, che tra le altre cose è anche sospettato da Stati Uniti e Unione europea di aver finanziato la conquista della Crimea e la guerra nel Donbass. Su Gayburg, già nel 2017 osservammo come le fotografie che ritraevano Toni Brandi (presidente di Provita Onlus e organizzatore del convegno) in compagnia di Malofeev mostrassero Brandi in compagnia di Salvini proprio durante il suo viaggio alla coorte dell'oligarca russo:


Per quanti si chiedessero chi è Komov, qui lo vedete ospite al congresso federale della lega nord in cui Matteo Salvini venne nominato nuovo segretario:


Il titolo di «ambasciatore russo alle Nazioni Unite» è uno stratagemma con cui le destre, per anni, hanno cercato di dare un valore maggiore al suo ruolo. Komov non è un ambasciatore all'Onu ma è semplicemente il portavoce che il World Conference of Families ha incaricato come loro portavoce presso l'Onu.
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