Il governo elimina i reati d'odio e l'apologia del fascismo dai requisiti per l'incandidabilità dei politici


La notizia è passata quasi sotto silenzio. Mentre Salvini distraeva l'opinione pubblica inveendo contro i barconi e mentre Di Maio sminuiva la recessione, il governo giallo-verde ha modificato il codice relativo all'incandidabilità degli esponenti politici ed ha eliminato dall'elenco tutti i reati connessi all'istigazione a delinquere per motivi razziali, etnici o religiosi e all'apologia di fascismo.
Sino a tre giorni fa, chiunque avesse accumulato condanne definitive per oltre quattro anni di carcere non poteva essere candidabile. Ora, grazie all'intervento del leghista Gianluca Cantalamessa e del grillino Mario Michele Giarrusso, tutti i reati connessi alla propaganda dell'odio razziale o all'apologia del fascismo non verranno più calcolate.

Il codice è stato approvato in commissione dai deputati del Movimento 5 stelle e della Lega, mentre si sono astenuti quelli del Partito Democratico, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. L'obiettivo dichiarato è di ottenerne l'entrata in vigore prima delle europee del 26 maggio.
Gli articoli che verranno abbuonati sono l'art. 595 c.p. riguardo al reato di diffamazione;gli artt. 2 e 3 del decreto legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205 riguardanti la Legge Mancino recante misure urgenti in materie di discriminazione razziale, etnica e religiosa; l'articolo art. 604-bis riguardante la propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.

La prima e più immediata conseguenza è che chi è stato condannato per aver istigato odio e violenze contro uno straniero, un gay o una persona di diversa religione potrà tranquillamente continuare a sedere tra le fila di partiti che paiono disposto a tutti pur di uccidere ogni più basilare etica e ogni forma di buonsenso
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