Salvini e quei silenzi imbarazzati su base etnica


Se Matteo Salvini è solito commentare qualunque cosa, il vicepremier ha scelto un imbarazzante silenzio davanti al venetista ubriacone che ha investito una famiglia di origini albanesi.
Fosse accaduto il contrario, sarebbe stato prevedibile l'ennesimo sproloquio mediatico in cui il leghista avrebbe rispolverato il suo intero vocabolario politico: «Ruspa, delinquenti e clandestini fuori dall'Italia, io non mollo è finita la pacchia, tolleranza zero, avanti con i rimpatri...». Insomma, tutto il suo solito arsenale finalizzato alla promozione dell'odio razziale. Eppure ora tace, manco si fosse già tornati nel Ventennio e si desse un valore diverso alla vita in base all'etnia. L'uomo stava fuggendo a tutta velocità dagli agenti che lo avevano fermato, travolgendo una famiglia seduta a mangiarsi un gelato sul muretto di un parco a ridosso del centro di Marostica.
Evidentemente «prima vengono gli italiani», motivo per la vita ha un valore diverso se è di un qualche  straniero. Ed altrettanto evidente è che la sua partecipazione al congresso contro le famiglie di Brandi e Coghe è un evidente indizio per ritenere che Salvini ritenga che prima vengono i bianchi, prima vengono gli eterosessuali e prima vengono gli uomini. Per i gay o per quelle donne che non accettano di starsene in cucina dove Pillon vorrebbe fossero recluse salvo nel caso in cui chiedano il divorzio, sul suo profilo c'è un puntuale silenzio.
E non meno grave sono quei quotidiani che stanno al suo gioco e che riservano titoli in cui le persone vengono etichettate con la loro etnia solo quando non si tratta delle vittime.
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