WCF Verona. Thomas Fleming, la Lega e quella "famiglia naturale" in cui la donna torna ad accettare il dominio dell'uomo


Orgoglioso paleoconservatore e revisionista della guerra di secessione, Thomas Fleming è il padre del World Congress of Families. A documentarlo è la terza parte dell'inchiesta curata da Playing The Gender Card, dedicata alla genesi del congresso che nel week-end riunirà le destre integralista nella città di Verona.
Direttore dal 1985 della controversa rivista del Rockford Institute Chronicles, Fleming sosteneva che i villaggi, le città-stato, le grandi nazioni e gli imperi fossero stati generati dalla famiglia patriarcale. Teorizzava che “per natura” tutto ruotasse attorno alla differenza (etero)sessuale, biologicamente fondata in virtù dei ruoli materno e paterno. Diceva che: «Poiché le madri e i padri giocano un ruolo abbastanza diverso generare e nel crescere i bambini, i loro cervelli e i loro temperamenti sono formati diversamente, fornendo agli uomini le qualità necessarie per essere guerrieri e matematici e facendo diventare le donne protettrici e attente osservatrici dei dettagli».
Insomma, le stesse cose che troviamo oggigiorno stampate sui manifesti di propaganda di organizzazioni integraliste come Provita Onlus o Generazione famiglia. E come loro, anche lui sosteneva che comunismo, socialismo e femminismo avrebbero minimizzato queste differenze, contribuendo alla «barbarie» del XX secolo. Diceva che una «sinistra coalizione di femministe, socialiste e grandi interessi economici» avrebbe indotto le donne a lavorare, abbassando così gli stipendi degli uomini; ha imposto i contributi previdenziali, in modo da far dipendere le classi medie dal governo statale; ha creato le scuole pubbliche per togliere ai genitori il diritto all'educazione (religiosa); ha tolto alla famiglia la sua indipendenza economica; ha obbligato i lavoratori statunitensi a trasferirsi per lavoro in altre città, distruggendo le comunità fondate sulla parentela. Fleming chiedeva, pertanto, l’indipendenza della famiglia, espressione del volere della “natura”: «Quando la famiglia è rispettata e lasciata libera di fare il suo lavoro, il nostro ordine sociale si tiene in piedi. Invece, quando interferiamo con leggi e tasse o politiche per liberare le donne dai mariti, oppure quando proviamo a proteggere i figli dai genitori, l’ordine sociale crolla».

Alla fine del 1990, Fleming decise di analizzare un partito che potesse rivitalizzare la causa del nazionalismo sudista. Lo identificò nella Lega Lombarda, fondata nel 1984 da Umberto Bossi.
La sua analisi apprezzò il ricorso al radicamento sul territorio e ad una dialettica che proponeva una mescolanza tra carattere identitario regionale, spinta autonomista, dialettica tra federalismo e decentramento, richiamo alle origini celtiche, rilevanza del dialetto, riti e tradizioni di un passato mitizzato, rifiuto dell’immigrazione e del multiculturalismo.
Arrivò così a teorizzare un nuovo movimento politico statunitense che, sul modello dell'ormai Lega Nord, riportasse nell'agone politico il nazionalismo sudista: la Southern Leaguevide la luce il 25 giugno 1994. Ben presto si iniziò a puntare tutto su un rinnovato nazionalismo sudista, agrario, suprematista, razzista, antifemminista e omotransfobo. In "A Critical Introduction", scrisse:

«Piuttosto che elaborare la comune dicotomia della natura contro la cultura, i neo-confederati sostengono che le culture etniche siano naturali e che l’ordine sociale naturale, esistente una volta, sia stato disastrosamente sovvertito dalla società moderna e sia dunque necessario ristabilirlo. […] L’implicazione in questo tipo di concettualizzazioni è che la natura costituisca ciò che è normale, creato proprio da Dio, e che le alterazioni umane in queste relazioni siano necessariamente artificiali e disastrose. Pertanto, fare appello alla natura è un modo efficace per legittimare la propria visione del mondo e renderla inscalfibile, poiché è così che le cose dovrebbero essere. Le strutture artificiali della società moderna dovrebbero essere abbattute, permettendo alla natura di far tornare la condizione sociale umana alla sua situazione teoricamente primordiale». [p. 116]

Il ricorso all’ipostatizzato concetto di “natura” era un pretesto per tornare a un’origine mitica e mitizzata, dove bisognava cancellare ogni diritto acquisito. Nel volume troviamo scritto anche che: «Quando i neo-confederati guardano ai movimenti per i diritti degli ultimi due secoli, da quello abolizionista a quello gay, li vedono tutti come un inaccettabile capovolgimento di questo ordine sociale naturale determinato dalla religione».
Detto in altre parole, i nazionalisti sudisti avrebbero un ordine gerarchizzato in nome di una “legge naturale” interpretata come volere di Dio. Volevano uno stato indipendente che non fosse né multiculturale né fondato sull'uguaglianza, bensì severamente diviso tra gruppi e letteralmente discriminatorio, il cui fulcro economico ruoti attorno all'economia della famiglia composta da padre, madre e prole. Ovviamente bianchi.
Fleming era dunque riuscito a passare dall'essere stato il «primo giornalista americano a intervistare Umberto Bossi» nel 1990 all'essere il fondatore e l’ideologo di un gruppo di nazionalisti sudisti.

Nel 1988, nel suo volume "The Politics of Human Nature", ipotizzò una “nuova” teoria politica incardinata sulla “legge naturale” e sull'idea di una società “organica”: «Lo scopo di questo libro è proporre un sistema di politiche naturali, cioè la rifondazione di una teoria politica sulla base della natura umana. […] A parte Aristotele, pochi filosofi politici hanno cercato di usare l’evidenza biologica o etnografica, perlomeno non sistematicamente».
Nello scritto, Fleming apparve molto interessato a respingere qualsiasi tipo di elaborazione moderna della società, attaccando principalmente la libertà e l'uguaglianza per poi arrivare a condannare il marxismo e il femminismo. Per lui a contare erano solo le differenze tra gruppi sociali e tra i sessi.
Fleming asserì anche che «il movimento di liberazione [delle donne] è un sintomo di un serio disturbo sociale» e teorizzava che la superiorità dell’uomo sulla donna:

Fin dal principio, la spinta femminista per avere pari diritti è stata sostenuta attraverso quelle astrattezze tipicamente maschili che hanno così tanto danneggiato il tessuto sociale. […] G.K. Chesterton una volta scrisse: “Ci sono tre sole cose che nel mondo le donne non capiscono, ossia la libertà, l’eguaglianza e la fratellanza”. Se ciò è vero, abbiamo più che mai ragione di ringraziare il cielo per le giovani ragazze [thank heaven for little girls]. Le tragiche conseguenze dell’ideologia femminista non sono limitate alla rottura sociale e alla dissoluzione della famiglia. Se le donne inizieranno a indurire i loro cuori in asservimento all’amore universale, resterà davvero poca speranza tanto per gli uomini quanto per le donne.

Le donne, secondo Fleming, dovrebbero essere mogli e madri, accettando il dominio maschile. Sosteneva che il loro stesso corpo fosse conformato partorire, allattare, prendersi cura della prole e, al massimo, andare a cogliere gli ortaggi piantati nel coltivamento vicino alle mura della casa famigliare:

La cura della prole e la divisione sessuale del lavoro sembra necessitare di una dimora fissa. La casa famigliare era utile perché permetteva alla femmina di specializzarsi nella cura della prole e nel raccolto degli ortaggi vicino alla dimora, mentre l’uomo poteva cacciare e andare a raccogliere [verdure] a una distanza maggiore. All’interno di una casa, anche i figli potevano dare il loro contributo significativo al lavoro domestico. In sintesi, la relazione sessuale porta alla mutua cooperazione, a diverse strategie per provvedere al foraggiamento, allo scambio di cibo e ai ruoli genitoriali specifici di madre e padre.

Fleming contestava alle femministe il loro voler rivendicare il diritto a decidere del proprio corpo, asserendo che «il controllo del corpo di una donna è una questione centrale, anche se non nel modo che intendono loro». Sosteneva che l’invenzione degli elettrodomestici le avesse lasciate senza lavoro domestico “naturale” o che le tecniche per favorire o facilitare la riproduzione, la gravidanza e l’allattamento le avrebbero private dai limiti biologici, dai ruoli di cura (levatrici) e dalla complementarietà con gli uomini.
Fleming teorizzava che il divorzio conducesse i figli al suicidio o inducesse eventuali nuovi partner ad abusare di figli nati in un precedente matrimonio. Diceva persino che avrebbe spinto gli uomini a non occuparsi più della (ex) moglie o della prole mentre li avrebbe «invitati» all’omosessualità col supporto di «un codice morale individualista che tratta chiunque come potenziale partner sessuale e [della] competizione con le donne, che è il risultato del movimento femminista».
In opposizione a tutto ciò, teorizzava una “famiglia naturale” intesa come nucleo fondato sul matrimonio e composto da padre, madre e prole che dovesse essere intesa come «gruppo che va dal monogamo al moderatamente poliginico definito dal divieto di incesto, con una forte pressione esercitata sui padri per la protezione e il soccorso dei propri figli e in cui si investono i maschi della famiglia di un controllo almeno nominale sulle attività famigliari».

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