Pillon spaccia bufale sanitarie contro la Triptorelina, sostenendo che il benessere dei bambini «è nazismo»


Il senatore leghista Simone Pillon pare non capire cosa significhi la dicitura "impiego in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere, con diagnosi confermata da una equipe multidisciplinare" riportato a quelle confezioni.
Dato che il neocatecumenale Massimo Gandolfini l'ha fatto ripescare tra i non eletti per servire fedelmente i progetti della sua setta omofoba, Pillon è incessantemente impegnato nel promuovere bufale finalizzate ad impedire la somministrazione di Triptorelina agli adolescenti che ne necessiterebbero.
Convocando le associazioni sedicenti cattoliche a lui vicine in Senato, il leghista si è messo a sbraitare che quello sarebbe un «farmaco gender» che gente cattiva vorrebbe usare per «bombardare i bambini». Giura anche che il garantire un benessere a lui sgradito sarebbe una cosa che «neppure i nazisti del Dott. Mengele erano arrivati a tanto».
Al suo fianco si è schierato un'altro promotore della bufala "gender" con il presidente del Friuli Venezia-Giulia, Massimiliano Fedriga, che annuncia «ogni sforzo possibile affinché nella regione da lui governata la Triptorelina non sarà essere somministrabile ai bambini e tantomeno gratuitamente». E non va meglio con quel Maurizio Belpietro che sul suo quotidiano pubblica false informazioni sanitarie volte a sostenere che quello sarebbe un farmaco «che fa cambiare sesso ai ragazzini».

Se Pillon ha scopiazzato dalla fondamentalista Silvana De Mari l'abitudine a sostenere che il servizio sanitario nazionale non dovrebbe farsi carico di costi destinati a persone che non siano congruenti ai suoi pruriti sessuali, grave è come il senatore leghista sia ricorso anche questa volta alle sue abituali bufale terroristiche finalizzate a far del male ai bambini. Il tutto agendo peraltro per conto della Nova Civilitas di Gianfranco Amato, già segretario del partito di Adinolfi, membro del Comitato “Difendiamo i nostri figli” di Gandolfini, presidente nazionale dell’associazione Giuristi per la Vita, organizzatore del "family day", cavaliere dell'Ordine del Sacro Sepolcro di Gerusalemme ed nell'allied attorney di quella Alliance Defending Freedom che viene classificata come gruppo d'odio dal Southern Poverty Law Center's. Insomma, una garanzia di puro integralismo che in Pillon vede un utile alleato alla sua perversione omofoba.

Ma, a dispetto di quanto i fondamentalisti spergiurano, la Triptorelina serve semplicemente a “ritardare” la pubertà per venire incontro alle esigenze di quei ragazzi e ragazze che non si riconoscono nel sesso in cui sono nati. Lo scopo è semplicemente quello di rendere meno evasiva un'eventuale operazione chirurgica di riassegnazione del sesso quando il minore diventerà maggiorenne.
E se Pillon giura che si tratterebbe di una situazione «quasi sempre momentanea», l'AIFA prevede già che si faccia ricorso alla Triptorelina solo quando c’è una diagnosi confermata di disforia di genere e laddove altre forme di terapia e di assistenza non siano risolutive. Altrettanto falso è il suo sostenere che si andrebbe incontro «all’impossibilità di di poter tornare indietro» dato che gli effetti della Triptorelina sono reversibili.
Il leghista pare del tutto disinteressato anche alle conclusioni del Comitato Nazionale di Bioetica, il quale ha rilevato che la condizione della disforia di genere si accompagna in genere «a stigma e discriminazione sociale: disturbi dell’emotività, ansia elevata, anoressia, autolesionismo, tendenza al suicidio, autismo, psicosi, dimorfismo corporeo, drop-out scolastico elevato».

Preoccupante è anche la pressi che vede Pillon pronto ad appellarsi alle teorie di quel Centro Studi Livatino che nega l’esistenza della disforia di genere dato che che «tutti gli esseri viventi sono da sempre maschi o femmine» e le persone trans sarebbero «casi da “Cottolengo” che sono semmai da curare e non certo da proporre come modelli culturali».
Contro di lui, invece, c'è l'evidenza di un Comitato Nazionale di Bioetica che ha «sentito per diverse ore i massimi scienziati esperti del settore e tutti (proprio tutti!) sono stati concordi sull’impiego off-label della triptorelina e hanno dato rassicurazioni scientifiche sull’affidabilità del farmaco».
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