Salvini stupra il crocefisso per giustificare il razzismo


Il crocefisso è lo strumento scelto da Matteo Salvini quale pretesto per giustificare il razzismo. Incurante di come ormai non si possa uscire di casa senza sentire italiani che bestemmiano per strada, sui treni o nei locali pubblici, il leader leghista dice che chiunque non si genufletta alla religione sbandierata dai neofascisti ed integralisti a Verona deve «tornarsene al suo paese».
Un grosso problema per chi è nato in Italia e non gradisce un Pillon che va in giro a brandire crocefissi e rosari come strumenti utili a negare ogni libertà personale a chiunque non risulti conforme al suo volere. Né più e né meno di quanto non fanno anche i fondamentalisti dell'Isis.
Eppure sembra che a Salvini non freghi nulla degli italiani, soprattutto da quando i russi gli hanno spiegato che è grazie al fanatismo religioso che il loro popolo si lascia dominare così docilmente da Putin. E quindi il crocefisso è tornato a rappresentare uno strumento di offesa, in un ritorno ad un Medioevo in cui c'è l'ex "comunista padano" che vuole giocare a fare il duce mentre stringe alleanze con partiti che negano l'Olocausto.
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