Zambrano giura che i gay «omosessualizzino» i bambini e che Pillon volesse impedire loro di «insegnare il sesso gay»


Andrea Zambrano appare letteralmente ossessionato dal suo ostentato odio contro i gay. Eppure nulla giustifica la demoniaca ferocia con cui si è lanciato in ingiuriose invettive in difesa del suo amichetto Pillon, il senatore leghista condannato per aver dichiarato il falso in merito ad una lezione di educazione al rispetto tenutasi in una scuola umbra.
Inventandosi i fatti sulla base della sua convenienza propagandistica, è dalle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana che Zambrano se ne esce asserendo che «la condanna per diffamazione di Pillon dimostra che non serve nemmeno una legge sull'omofobia per perdere la libertà: basta difendere le famiglie dall'indottrinamento gay in classe. È il passaggio dalla dittatura del relativismo alla tirannide».
Esatto. Il fondamentalista dice che la giustizia civile sarebbe una forma di tirannia dato che lui esige l'impunibilità per chi mente a scopo discrimonatorio. Ancor più se le vittime sono quei gay che lui è solito diffamare con cadenza pressoché quotidiana. Forse nemmeno i nazisti arrivarono a dichiarare tanto.

Nel suo articolo Zambrano inizia a spergiurare che i giudici hanno sbagliato e che lui può giurare su Dio che abbia ragione Pillon nell'andare in giro a dire che i gay omosessualizzano i bambini. Dice anche che un padre ha diritto a pretendere figli che vadano a donne e che nessuno debba permettersi di dire loro che l'omosessualità non è sbagliata se Pillon dice lo sia. Siamo a livelli d'odio di cui neppure l'Isis sarebbe capace dato che loro uccidono i gay lanciandoli dai tetti mentre pare che Zambrano voglia che siano i loro stessi genitori a spingerli al suicidio.
Ricorrendo a dietrologie e patetiche affermazioni, il fondamentalista incalza:

Con la condanna per diffamazione dell’avvocato e senatore leghista Simone Pillon non serve neanche più la legge Scalfarotto che disciplina il reato di omofobia. Basta denunciare chiunque intenda contestare il diktat omosessualista o voglia dissentire dai programmi che le associazioni gay militant promuovono nelle scuole senza il consenso dei genitori. Basta portare alla sbarra chi contesta come dietro la scusa dell’educazione alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili si celi una gigantesca operazione di sessualizzazione precoce (per i bambini) o invasiva per gli adolescenti dell’omosessualismo.
Che cosa è se non un’intrusione nel loro intimo il mostrare ai dei ragazzini di 16 anni un opuscolo in cui si spiega che nel rapporto lesbo «puoi aumentare l’eccitazione della tua partner usando lubrificanti rigorosamente a base d’acqua»? Perché di questo, e non di altro, si parla nel processo Pillon, che in queste ore i giornali stanno presentando come la giusta punizione di un retrogrado e oscurantista difensore della famiglia naturale.

Se è letteralmente snervante dover ogni volta ribadire che il loro sostenere che naturale sia sinonimo di «eterosessuale» è una evidente bugia, ancor più snervante è dover ricordare che è assurdo sostenere che la discriminazione serva a «difendere» chi si porta a letto una donna quasi come se l'assenza di omofobia porterebbe Pillon a  ricercare le attenzioni sessuali di Adinolfi.
Eppure non solo Zambrano giura tutto questo, ma racconta anche i fatti per cui Pillon è stato condannato per diffamazione come se fossero verità rivelate.
Se è plausibile pensare che Pillon agoni vedere degli adolescenti che si beccano una qualche malattia se osano fornicare prima del matrimonio, assurdo è che Zambriano possa sostenere che i ragazzi di una scuola superiore sarebbero tutti vergini e che non si dovrebbe spiegare loro come fare sesso protetto.

Si passa così a sostenere che la diffamazione non esiste se rivolta ai gay:

Eppure, qualche cosa non torna e proietta ombre inquietanti . Certo, è un primo grado e la sentenza pronunciata giovedì dal giudice monocratico di Perugia nella causa intentata dall’associazione Omphalos-Arcigay di Perugia potrebbe essere ribaltata. Ma con la condanna di Pillon siamo già a due sentenze per argomento omofobico, posto che l’omofobia, né giuridicamente ancora, ma tanto meno nel linguaggio reale, non esiste. La prima è stata la mezza condanna di Silvana De Mari a Torino. Ora tocca al senatore leghista. E in arrivo c’è il giudizio per un procedimento simile anche per Massimo Gandolfini.

Anche se Zambrano pare voler dare falsa testimonianza, la condanna di Pillon non ha nulla a che vedere con l'omofobia. Si tratta di una condanna per diffamazione derivante dall'aver raccontato false informazioni relative all'attività di un'associazione. Il fatto che l'associazione fosse gay non ha nulla a che vedere con la causa, anche se loro sperano che un qualche giudice ciellino possa decidere che è lecito mentire se si vuole colpire un intero gruppo sociale.

Non meno patetica è l'intervista a Pillon:

«La libertà di espressione in questo Paese è minata - spiega alla Nuova BQ il giorno dopo il senatore leghista - dobbiamo costituire anche in Italia un'alleanza per la tutela del diritto di parola». Per poi tornare alla carica: «Se hanno fatto questo a me che sono impegnato nel campo pro family da sempre, che sono avvocato e che sono anche senatore della Repubblica - si chiede - che cosa faranno a una persona che magari non ha la possibilità di gridare la sua innocenza sui giornali, ma che si oppone a questo?».

Se in tribunale Pillon cercò di giustificarsi raccontando che lui scherzava, sui giornali giura che tutto quello che ha detto sarebbe stata pura verità. E la cosa aberrante è che il fondamentalismo si compiace del suo mentire.
Si passa così alla solita litania sul fatto che i genitori avrebbero il diritto di pretendere che i loro figli siano indottrinati all'odio omofobico, al raccontare che i gay sarebbero blafemi e che il buon "cristiano" è un Pillon che approva leggi che garantiscano impunità a chi uccide un uomo inerme o che prevedano la deportazione in Libia di quei bambini che a lui non piacciono perché hanno la pelle troppo scura.
Ed immancabile è il dire che un padre sarebbe stato sconvolto o che un apovera studentessa sarebbe stata ferita nella sua omofobia:

Ma soprattutto durante le udienze sono emerse le testimonianze di padre e figlia. Testimoni, martiri di un pensiero unico che alla fine, condannando Pillon, non li ha ritenuti titolari del loro diritto di non essere indottrinati.
Il padre che racconta di aver sottoposto a Pillon , allora presidente del Forum Famiglie umbro, quei volantini e che si disse sconvolto per quella “lezione” raccontatagli dalla figlia. E il futuro senatore del Carroccio che rese pubblico quel tentativo di indottrinamento nelle sue conferenze. «Utilizzai un linguaggio a volte ironico e sarcastico», dice oggi.
E poi c'è la ragazza , all’epoca 16enne, che oggi ha 23 anni, che al giudice ha raccontato il suo disagio nel discutere con quei militanti di Arcigay. Una donna, a disagio, umiliata nelle sue idee, i cui diritti ad essere ascoltata nell'epoca del se non ora quando, vengono bellamente ignorati. «Alzai la mano - ha raccontato in aula l'allora studentessa dello Scientifico - e chiesi se secondo loro era giusto far passare a dei ragazzi di 16 anni quelle tematiche di rapporti sessuali e farli passare come una cosa secondo natura e loro mi risposero: “Dipende che cosa lei intende secondo natura”».
La ragazza parlò allora della procreazione tra uomo e donna e si arrivò così a toccare il tema delle malattie sessualmente trasmissibili e di educazione nel rapporto etero e omosessuale. Si definisce ancora infastidita da quel comportamento messo in atto dai titolari della "lezione".

E se non è chiaro dove sia il sarcasmo nel giurare il falso, la povera omofovba che pretende rispetto per il suo odio. Il tutto per giurare che:

In tutto questo che cosa c'entra Pillon? Non ha fatto altro che denunciare nel corso dei suoi incontri, questo modo di “fare lezione” da parte di militanti omosessualisti, spiegando come fossero orientati a "insegnare" il sesso gay. Un modo che oggi il Ministero dell’Istruzione ha regolamentato mettendo il consenso informato come punto imprescindibile per i genitori e che è stato alla base anche dei successivi

Insomma, il sunto è che Zambrano vuole che si voti Lega perché così si impedirà che ai ragazzi possa essere insegnato il rispetto dato che Pillon farebbe qualunque cosa pur di danneggiare la vita, le famiglie e gli affetti di chi non risulta conforme ai suoi pruriti sessuali.
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