Decreto sicurezza. Così Salvini toglierà lavoro a 18mila giovani italiani


Si stima che saranno almeno 18mila i giovani italiani che perderanno il loro lavoro come conseguenza della dialettica di Matto Salvini. Se il leader padano farebbe qualunque cosa per compiacere i razzisti e per impedire una sana integrazione degli stranieri (sia mai che possano essere una risorsa quando a lui serve che siano un problema se vuole trarre profitto dalla loro vite), a pagarne il contro saranno ancora una volta gli italiani.
Il cosiddetto "decreto sicurezza" voluto dal leghista (che a dispetto del che mira a disperdere nelle strade i disperati in modo da offrirli alla malavita) porterà al licenziamento di numerosissimi professionisti italiani under 35, quasi tutti medici, infermieri, mediatori culturali, insegnanti, psicologi e avvocati. Sarà questa la prima conseguenza della riduzione della spesa per l’accoglienza degli immigrati da 35 euro lordi a una media di 21 euro lordi pro capite al giorno, ora limitata ai soli servizi essenziali. Se dovremo pagare il bucato mentre una legge leghista impedisce loro di potersi cercare un lavoro, Salvini licenzierà chi gli insegnava la lingua e li instradava su una possibile carriera.
La stima della Fp Cgil è che si arriverà a un bacino di 16-18mila disoccupati, per i quali non è stato previsto alcun ammortizzatore sociale. Per capire quale l’impatto occupazionale basta mettere a confronto le nuove tabelle dei servizi offerti dal decreto Salvini con quelle del decreto Minniti: gli operatori diurni nelle strutture fino a 50 posti scendono da tre a uno. E nei grandi centri da più di 1.500 ospiti vengono dimezzati da 24 a 12. Gli insegnanti di italiano, invece, scompariranno del tutto.

«Gli esuberi in corso, tra licenziamenti e riduzioni d’orario, oggi sono già 4.100», dice Stefano Sabato, responsabile delle Cooperative Sociali della Fp Cgil nazionale. Per l’estate, quando arriveranno tutti i bandi, questi numeri saranno destinati a essere più che quadruplicati. La previsione è che si possa toccare quota 18mila. «E la parte preponderante degli esuberi interesserà le professionalità più alte e qualificate», aggiunge Sabato. «Mentre gli operatori delle mense o dei servizi di pulizia saranno interessati di meno, a essere colpiti di più sono mediatori culturali, infermieri, avvocati, insegnanti, psicologi, medici. Gran parte dei quali giovanissimi e neolaureati»
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