Nino Spirlì: «La mia Fede bambina e innocente è schiaffeggiata e confusa da Bergoglio»


Nino Spirlì non solo ama collaborare con chi dice che il suo orientamento sessuale lo farà bruciare all'Inferno, ora pretende pure di dare lezioni di (falso) cristianesimo dalle pagine de Il Giornale.
In un articolo intitolato "Se Bergoglio tacesse e il Papa parlasse…", è in occasione della «Pasqua di Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo» che Spirlì scrive:

La mia Fede bambina e innocente è continuamente schiaffeggiata, confusa, stressata da questa maniacale ansia di chi indossa la veste bianca di umanizzare fino allo spasimo la Carne Divina dell’Agnello.
[...] Ora che L’ho trovato, dopo anni di dolori profondi e gioie fugaci, voglio poter riposare nel cuore di Dio. E non permetto ad un vecchio signore, che indossa, spesso sciattamente, un trasparente grembiule bianco sopra ad evidenti abiti da pensionato, di annichilire il Mistero e trattarlo come fosse una rivendicazione sindacale.
In questi giorni, chi veste di bianco dovrebbe riflettere su quanti morti stia consegnando il popolo di Cristo a crudeli assassini che, legittimati dalla confusione della Chiesa, si credono giustizieri e non abominevoli e diabolici boia! Sembra che ammazzare i Cristiani, metaforicamente o realmente, sia quasi permesso, dovuto. Mentre il ricollocamento di delinquenti, clandestini e mignotte sia diventato il nuovo sacramento.

Traditto, Spirlì dice di sentirsi eccitato quando la Chiesa dice che la sua natura sarebbe «oggettivamente disordinata», ma sbava come un indemoniato se si offre accoglienza ai profughi o se l'odio religioso di altri popoli si avvicina a quello che lui promuove in Italia.
La sua tesi è che i mussulmani debbano essere discriminati perché lui si dice "cristiano", ma dice anche che i cristiani dovrebbero potersi imporre nei Paesi musulmani dato che lui non tollera che altri si comportino come lui.

Grave è come tutto ciò venga spacciato per un dogma di fede, sbraitato attraverso invettive rivolte al Papa:

No! Questo peso sulla mia Fede non glielo perdono. Questo malanimo che mi trasmette, mi procura, ogni giorno, non glielo posso proprio perdonare. Questo pianto di rabbia che mi sgorga dalle viscere ad ogni comizio travestito da omelia, lo dovrà pur scontare, il signor Bergoglio. Perché non è da Papa che parla, ma da attivista di periferia disagiata. Da assistente sociale di favela.
Il Papato è altro. E il rispetto della scelta dello Spirito Santo ce lo deve, il prete di strada venuto dalla fine del mondo... il vitello d'oro 2.0 è l'imbarbarimento della predicazione, la dimenticanza della liturgia, l'annacquamento del messaggio evangelico, del rigore paolino e petrino… martiri per niente, ormai.

Per farla breve, Spirlì sostiene che lui sarebbe più felice se il Papa lo facesse Salvini o se ci si concentrasse sulla forma senza dare seguito all'invito all'amore e all'accoglienza di Gesù. In fondo odiare è più facile che amare, così come accogliere è più difficile che brandire crocefissi come se fossero armi di offesa.
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