Pur di spalleggiare la censura richiesta da Pillon, Provita accusa Luigi Ontani di pedofilia e blasfemia


Il fondamentalismo sedicente cattolico ama fare quadrato. Ed è così che, dopo il senatore leghista Simone Pillon e gli integralisti de La Nuova Bussola Quotidiana, anche l'organizzazione forzanovista Provita Onlus si è messa a sbraitare che la fontana raffigurante un fauno eretta a Vergato debba essere distrutta.
Al solito, i camerata di Provita Onlus hanno organizzato una raccolta firme (che ci tengono a precisare possa essere firmata tutte le volte che si vuole dalla medesima persona) in cui chiedono «la rimozione della fontana oscena». Il tutto non tanto perché la fontana sia oscena, ma perché loro dicono che lo sia.
Poi, ricorrendo al loro consueto uso dei bambini, l'organizzazione di Toni Brandi cerca anche di accusare di blasfemia e di pedofilia l'artista a loro sgradito:

Chiediamo con la presente petizione che la statua di Ontani venga rimossa dall’amministrazione comunale di Vergato al più presto. L’indecente fontana – costata addirittura 150 mila euro – essendo in una piazza, è visibile anche da bambini i quali possono essere turbati da un’opera che offende il senso del pudore, per via delle raffigurazioni sessuali esplicite. L’artista Ontani è d’altronde conosciuto anche per autoritratti fotografici dove non di rado appaiono figure di ragazzini nudi (ad esempio qui) o immagini religiose dissacrate.

Pare evidente che se pensassero davvero che l'immagine da loro linkata fosse ciò che tentano di far credere, ciò significherebbe che si starebbero rendendo complici del rato di diffusione di materiale pedopornograico. Pare dunque evidente che ci sia tanta malafede nel loro ricorrere a quel linguaggio, così come pare che loro signori siano incapaci di comprendere il significato della denuncia sociale insita nell'opera intitolata "Schiavo estetico, India". O, forse, hanno cercato di manometterla dato che si sono guardati bene dall'inserire l'immagine nel suo contesto.
Interessante saprebbe anche tentare di scoprire su quale base dicono che ciò avverrebbe «non di rado», così come non pare andare meglio con l'opera che accusano di blasfemia. Pare evidente sia un'accusa buttata lì senza alcuna contestualizzazione, sostenendo che loro debbano poter fare come l'Isis e debbano emettere condanne basate sul lor tiramento. Il tutto con l'arroganza di chi dice che Dio sia una cosa di proprietà di Toni Brandi e che lui debba potergli far dire qualunque cosa sia utile alle sue mire politiche: da qui la sua lode ad ogni selfie che ritrae Salvini con una qualche statuetta sacra usata per legittimare l'odio ed una feroce condanna a qualunque rappresentazione non sia utile al suo tornaconto.
Ci fosse un briciolo di onestà intellettuale, dovrebbero quantomeno provare a spiegare le opere prima di chiedere la loro distruzione. ma loro prefericono abbaiasre, accusare, giudicare e censurare.
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