Secondo Provita Onlus, il rispetto verso il prossimo sarebbe «una perversione»


Toni Brandi dovrebbe ben sapere che cosa sia una "neolingua" dato che la sua organizzazione sostiene che essere «per la vita» significhi promuovere quelle fantomatiche "terapie riparative" che spingono alla suicidio chi ne è vittima o che essere «per la famiglia» significherebbe imporre distinguo che tolgano dignità alle famiglie a lui sgradite. Eppure è facendo leva su quella parola che il fondamentalista si è nesso ad inveire contro Microsoft, lamentando come la nuova edizione di Word aiuti a non incappare in involontarie espressioni omofobe o sessiste.

Sulle pagine della sua Provita Onlus troviamo un surreale articolo che tenta di sostenere che un linguaggio rispettoso verso il prossimo sia un affronto alla loro fede nell'insulto gratuito. Dicono:

Il software Word per pacchetto Office 365 presenta un’opzione denominata “linguaggio inclusivo”. Funziona, infatti per determinate parole, ad esempio “transessuale”, sottolineata in rosso come per il controllo ortografico, cliccandoci sopra appare una finestra che, al posto di riportare una correzione ortografica, presenta la dicitura «Linguaggio inclusivo»; e subito accanto un’altra finestrella che esplicita ulteriormente la dicitura in questione, con la scritta «Assicurati di evitare un linguaggio sessista»; e subito sotto il conio “politicamente corretto” ovvero «persone transessuali».
Interessanti diktat linguistici che ci fanno riflettere sul modo in cui si cerchi di imporre il più possibile la “neolingua” ovvero quella “coltre linguistica” con la quale si cercano di coprire ed edulcorare le nefandezze più inaccettabili, usando un lessico studiato ad hoc [...]

Sostenuto che la transessualità sarebbe una «nefandezza», l'articolo inizia a sostenere che si debbano usare parole offensive per definire chi interrompe una gravidanza o chi decide di aiutare una coppia ad avere figli.
Poi, facendo leva su quel complottismo che tanto piace ai populisti, l'organizzazione forzanovista aggiunge:

Ma la neolingua, oltre ad edulcorare realtà tristi e meschine al fine di renderle accettabili, si prefigge anche lo scopo di eliminare ogni tipo di pensiero diverso da quello di chi l’ha generata. Come? Semplicemente facendo in modo che ogni concetto venga espresso con una sola parola o una sola espressione di cui venga rigidamente definito il significato, perché ampliare il linguaggio significa ampliare la capacità critica e speculativa, al contrario, ridimensionare le possibilità delle scelte linguistiche, riduce le occasioni di riflessione. A questo scopo si fa già oggi in modo che tutto ciò che esuli da una “sfera semantica” prestabilita venga tacciato di discriminazione, facendo scattare automaticamente lo “psicoreato”.

Lo scopo di un simile delirio è ovviamente discriminatorio dato che Provita Onlus si lancia ancora una volta ad inveire contro gli opuscoli dell'Unar che spiegavano ai giornalisti come evitare involontarie discriminazioni:

Lo vediamo in questa particolare versione del pacchetto Office ma pensiamo anche a un esempio più “istituzionale” ovvero al libello Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, diffuso qualche tempo fa dall’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale) e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento Pari Opportunità) che oltre a prevedere un piano sistematico con cui venivano prese e diffuse misure di “contrasto alle discriminazioni di genere” tramite iniziative in salsa arcobaleno, presentava alla fine un incredibile Glossario con una sfilza di espressioni afferenti al mondo Lgbtqi insieme alla loro “corretta” definizione, a cui, anche i giornalisti, nel corso del documento, venivano invitati ad attenersi.

Ribadito il loro fastidio davanti alla non-discriminazione, concludono:

Se, dunque, il tentativo di riformare il linguaggio secondo i diktat del pensiero unico ha raggiunto livelli di pervasività tali da invadere, oggi, non solo libretti “di parte” sponsorizzati dall’Unar ma persino un banale pacchetto office, allora possiamo ben dire che, nel tempo dell’inganno universale affermare la verità è sì un atto rivoluzionario ma per compierlo bisogna prima riappropriarsi del linguaggio stesso!

O forse possiamo concludere che la perversità dell'autrice di quell'abominevole articolo è retaggio di una setta rigettata dalla società civile. Evidentemente le persone per bene non discriminano solo perché gli insulti gratuiti creano eccitazione in quel gruppo di pervertiti che trascorre le sue giornate ad occuparsi di sindacare sul contenuto delle mutande altrui.

Ma, soprattutto, può dare lezioni di "neolingua" un'organizzazione d'odio capace di pubblicare pubblicità basate su giochi di parole che fanno leva sull'ignoranza come questo:

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