Belpietro strumentalizza un fatto di cronaca per inveire contro la protezione umanitaria dei gay perseguitati


Non passa giorno senza che Maurizio Belpietro non tenti di promuovere l'idea che i migranti siano tutti dei criminali e che li si dovrebbe espellere in virtù della loro etnia. Ma, in virtù di come il quotidiano di Belpietro sia stato prenato dalla CitizienGo per il suo contributo alla propaganda omofoba dell'integralismo organizzato, non c'è da stupirsi che il militante di estrema destra non voglia perdere alcuna occasione di strumentalizzare singoli casi per chiedere che si revochi il diritto di asilo ai gay che rischiano di essere uccisi o incarcerati nel loro Paese d'origine in virù del loro orientamento sessuale.

Dispensando odio come se non ci fosse un domani, è sulle pagine finanziate dalla pubblicità di Google (che evidentemente ce l'ha solo con chi difende i diritti civili) che scrive:


Ed è sempre nel piano di una strenua promozione dell'odio razziale che il quotidiano di maurizio Belpietro tenta pure di accostare i richiedenti asilo alla tubercolosi, consolidando la loro propensione a sostenere che il prossimo debba essere ritenuto infettivo e che probabilmente faccia bene chi gioisce quando dei bambini muoiono affogano nel Mediterraneo.

La notizia è stata prontamente ripresa anche da alcune testate di estrema destra, pronti a diffamare il giudice (definito «una toga rossa pro-ong») e a lodare l'opertao di quel loro ;atteo Salvini che in un comunicato stampa ha ribadito che nell'Italia leghista il principio dell'«innocente sino a prova contraria» non sia applica agli stranieri:

Stando a quanto riferisce Il Giornale la sezione speciale sull’immigrazione del tribunale fiorentino, presieduta dal giudice vicina alle Ong Luciana Breggia, nel primo semestre del 2017 aveva accolto l’87,5% dei ricorsi contro i decreti di espulsione, tra cui quello del violentatore pakistano. “Dietro quelle pratiche, quei fascicoli, c’è la storia umana del nostro tempo – ha dichiarato la Breggia – non sono numeri, ma persone e spesso dietro a queste persone ci sono altre persone in bilico, in pericolo”. In pericolo come le due bambine aggredite dall’”omosessuale” di Viterbo?
Il Viminale ha ieri diffuso una nota molto critica nei confronti dell’operato della giudice pro immigrati. “Ha ottenuto la protezione dichiarando di essere omosessuale, ma questa mattina è stato arrestato per violenza sessuale su due ragazzine di nemmeno 14 anni – si legge – È la vicenda del pakistano finito in manette a Viterbo: è regolare sul territorio nazionale per decisione del tribunale di Firenze. L’ordinanza a favore del pakistano è del 5 aprile 2017: nel primo semestre di quell’anno il tribunale toscano aveva accolto l’87,5% dei ricorsi di chi non vuole lasciare l’Italia”. La nota del Viminale continua impietosa contro il tribunale fiorentino: “È il tribunale in cui, ad agosto 2017, è stata istituita la sezione specializzata sull’immigrazione presieduta dalla dottoressa Luciana Breggia, relatrice della sentenza che ha escluso il Viminale dal giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato. La dottoressa Breggia è il magistrato che ha partecipato a dibattiti con le Ong, ha presentato un libro contro i respingimenti e i porti chiusi e in un dibattito sul tema ‘Migranti alla frontiera dei diritti. Una questione storica-giuridica-culturale’ dell’8 aprile 2019 ha sostenuto che ‘nessuno è clandestino sulla terra‘”. La nota si conclude spiegando come “La commissione territoriale aveva respinto la richiesta di asilo del pakistano, ma l’immigrato aveva fatto ricorso. Tenuto conto della gravità dei fatti, grazie al Decreto Sicurezza – sottolinea il Viminale – verrà richiesta alla Commissione Nazionale la revoca del permesso che comunque scade il 24 luglio 2019. Fatte salve le esigenze cautelari, il pakistano potrà essere espulso”.

A Salvini si è poi aggiunto il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega), il quale chiede si riveda la protezione concessa ai gay perseguitati nel loro Paese: «La terribile vicenda di Viterbo –sbraita ai giornali– è ancora più ripugnante pensando al fatto che questo individuo era stato accolto in Italia in quanto si era dichiarato omosessuale e per questo a rischio nel caso fosse rimandato in Pakistan. Ora in Pakistan tornerà subito perché verrà espulso e a questo punto affari suoi se correrà rischi o meno, la cosa non ci riguarda. Ma resta il dramma di queste sue bambine violentate e la preoccupazione pensando che altre migliaia di immigrati avranno ottenuto la medesima protezione semplicemente dichiarando di essere omosessuali».
Commenti