Pasqualato invita a deridere i gay che non si reputano «malati». Google lo finanzia


Google è sponsor del Milano Pride, ma è anche la società che ha oscurato Gayburg mentre ospita e finanzia la propaganda omofoba di Nicola Pasqualato.
Ad esempio, è nel suo articolo intitolato "Il bullismo gay sui bambini" che il fondamentalista della setta di Gianfranco Amato si lancia in chiassose invettive contro i Pride. Il tutto garantendosi ben quattro pubblicità fornite dalla concessionaria di Google che gli permettono di poter trarre profitto dallo scrivere:

Se il 18 giugno a Treviso una famiglia dovesse trovarsi a passeggiare nelle vie dalle città con i propri figli durante la sfilata degli "orgogliosi" di essere gay, ed i bambini dovessero ridere alla vista di uomini col boa di struzzo, scarpe col tacco alto, collant o vestiti con abiti femminili, quale sarebbe la reazione dei genitori? Se fossero ipocriti, cioè politicamente corretti, spiegherebbero loro che non devono ridere perché si tratta di una cosa accettabile, quindi normale. Questo è il bullismo gay di fronte alla natura umana, quella vera. È giusto non ridere delle persone malate tranne quando si considerano "orgogliosamente normali".

Il problema è che quando Google decide di finanziare quelle pagine, la sua posizione da leader di mercato fa sì che un qualunque acquisto in un qualunque negozio che usa la loro concessionaria possa costringere le vittime di Pasqualato a doverlo pure finanziare indirettamente. Ed è surreale che Google sia attentissimo nel misurare i centimetri di pelle nuda mentre pare che sia di manica molto larga quando si tratta di applicare la sua politica di non discriminazione.
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