Quante omissioni, Jacopo Coghe!


Nonostante Massimo Gandolfini, Silvana De Mari e il senatore leghista Simone Pillon siano già stati tutti condannati per diffamazione, sembra che il fondamentalismo organizzato non abbia alcuna intenzione di rinunciare ad una dialettica basata sulla calunnia. Pare saperlo bene la fondamentalista De Mari che, in attesa del suo secondo processo per diffamazione, quale annuncia di aver organizzato una raccolta fondi finalizzata a pagare le condanne di chi avrà compiuto reati a danno dei gay. Fossimo in uno stato serio, la Procura forse indagherebbe su chi paga qualcuno perché possa delinquere a danno di terzi...

Quello che vedete in foto non è un mullah talebano: si tratta di quel Jacopo Coghe che è stato patrocinato dalla Lega per organizzare il raduno integralista di Verona sotto l'egemonia degli evangelici statunitensi e degli ortodossi russi. Ha 34 anni e considera come un curriculum il suo aver sfornato già quattro figli, l'ultimo mentre già ricopriva il ruolo di presidente dell'organizzazione omofobica "Manif pour Tous Italia" che si batteva contro la parità di diritti per le famiglie gay.
Nella foto mostra tutto tronfio la sua richiesta perché nei moduli scolastici la dicitura "genitori" sia sostituita con un "mamma" e "papà" che possa rappresentare una specifica sui sessi dato che lui trova un problema il fatto che la Costituzione non li preveda. Evidentemente gli interessa ben poco di come l'unico effetto sarà quello di mettere in difficoltà tutti quei bambini che non hanno una famiglia conforme alla sua e che sin dai tempi della Montessori rientravano in quella dicitura di "genitori o di chi ne fa le veci" che lui intende eliminare solo perché lui vuole che si precisi che lui ha un pene.
Recentemente divenuto socio dell'organizzazione forzanovista di Toni Brandi, è sulla sua pagina Facebook che lo troviamo a pubblicare:


I punti che emergono sono almeno tre. Innanzitutto è facile osservare come il messaggio sia stato troncato per alterarne il significato attraverso l'omissione dell'articolo citato. Sarebbe infatti bastato leggere il testo pubblicato dal periodico di Alleanza Cattolica per comprendere il commento, ma l'omissione la fa sembrare ciò che non è (ed è quello a cui probabilmente mirava lui per poter promuovere odio).
Si tratta di un'omissione così grave che pare lecito domandarsi se il suo messaggio non possa rientrare nel reato di diffamazione dato il palese e vigliacco tentativo di alterarne il senso.

Coghe è poi ricorso ad un uso della preghiera come strumento di offesa.  Si tratta della nuova moda del fondamentalismo, tra preghiere conto i gay e preti conviventi con la loro ideologia che dicono di voler pregare contro chiunque osi avere idee diverse dalla loro.
Se usare preghiera come un insulto è un atto blasfemo che non necessita commenti, forse basterebbe solo sfogliare i Vangeli per comprendere ci sia ben poco di "cristiano" in chi si tenta di rendere orfani i bambini, chiede si neghi dignità all'amore altrui o inneggia a chi nega ospitalità ai più deboli. Fosse stato per gente come lui, probabilmente anche la grotta di Betlemme sarebbe stata rasa al suolo con una ruspa con l'obiettivo di sbattere in mezzo ad una strada quei due "clandestini" abusivi che erano Giuseppe e Maria.

Il terzo aspetto grave è un ricorso ai metodi della propaganda nazista volti ad "incolpare" un intero gruppo sociale di ogni gesto compiuto da singoli. Una persona scrive un messaggio e lui chiede si punisca un'intera collettività in nome della sua rabbiosa ira.
Dovessimo adottare il suo metodo, Coghe dovrebbe essere incolpato e considerato responsabile di qualunque atto o parola venga compiuto da chi condivide il suo orientamento sessuale. Ed è un atto grave che viola i più basilari diritti umani.

Jacopo Coghe corona il tutto con il suo tentativo di sostenere che i gay «si dicono discriminati» dato che lui sostiene non lo siano, incurante di come la sua attività principle sia proprio un'azione volta a chiedere che le loro famiglie e i loro affetti siano ritenuti inferiori alla sua. E se non avesse tolto l'articolo allegato al messaggio, forse avrebbe potuto osservare come i suoi amichetti di Alleanza Cattolica invitassero a nominare il nome di Dio invano al fine di chiedere che i gay fossero discriminati sul posto di lavoro. Ma Coghe ha occultato anche quella parte prima.
Ed è sulla base di quella falsa testimonianza che i seguaci di Coghe si sono immediatamente lanciati in intimidazioni, insulti, blasfemie e velate minacce di morte:



Ed è forse sulla base di quelle omissioni che non manca chi inizia ad inveire anche contro l'autore del pezzo mancante, ignari che stiano dando ragione a chi critica le posizioni omofobe ed antiscentifiche espresse da Bruto Maria Bruti (1954-2010) sul periodico di Alleanza Cattolica:

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