Radio Spada cerca vendetta mettendo alla gogna le suore che li hanno cacciati a Monza


I gruppi d'odio coordinati dai camerata di Edizioni Radio Spada hanno organizzato anche a Monza una blasfema preghiera contro i gay. Una decina di integralisti si era radunata all'interno di una proprietà privata situata nel centro cittadino, brandendo crocefissi e i cartelli ingiuriosi contro le famiglie.
Com'è noto, le suore sacramentine sono intervenute e li hanno allontanati dalla loro proprietà. Ci sarebbe forse da dire che ai camerata è andata persin bene dato che, stessimo alle teorie del loro amatissimo Matteo Salvini, ci sarebbe da pensare che le suore si sarebbero dovute sentire legittimiate a freddarli dato che quegli energumeni avevano violato la loro proprietà brandendo bastoni e armi con convenzionali a forma di crocefisso. E invece li hanno solo cacciati da casa loro.
Ciononostante, i camerata di Radio Spada, mostrandoci l'inumana ferocia di cui sono capaci, hanno deciso di vendicarsi attraverso una gogna mediatica orchestrata contro chi ostacolato la loro blasfema carnevalata. Definendo «vergognoso» il comportamento della suora, hanno persino pubblicato un video che mostrasse chiaramente il video della donna. Peccato che la pubblicazione di un simile materiale parrebbe costituire reato dato che è improbabile che la suora abbia firmato una liberatoria, così come le immagini sembrerebbero essere state girate senza autorizzazione all'interno di una proprietà privata.

Il video in questione risulta pubblicato da Giorgio Celsi, leader del gruppo integralista Ora et Labora ed infermiere presso la clinica Zucchi di Carete Brianza (MB). La narrazione passa attraverso alcuni sottotitoli, spesso surreali, attraverso i quali si tenta persino di raccontare che alla loro manifestazione fossero «una cinquantina». Peccato che le immagini siano molto chiare sul loro esiguo numero.
Ad un certo punto, lamentano che la suora abbia disturbato il leader di Radio Spada che sbraitava la loro blafema preghiera anti gay ai microfoni, sostenendo che la suora avrebbe dovuto unirsi a loro e non certo pretendere che non profanassero il luogo. E se un vecchietto ha tentato di sostenere che loro potessero violare la proprietà privata altrui senza permesso perché «noi siam cattolici», un tizio che brandiva un crocefisso ha insultato la religiosa che stava spiegando in maniera fin troppo gentile che quella piazza è proprietà privata e che non potevano restare.
Gli insulti die fondamentalisti contro la religiosa sono proseguiti nell'arroganza di chi pretendeva di poter occupare la casa d'altri per imporre la propria violenza . «Lei non è chiamata a esser educata, lei è chiamata ad essere cristiana. Cristiana. Cristianaaa!», le sbraita in faccia uno.

Il video propagandistico si chiuse con una lettera di insulti firmata da tale don Gabriele Mangiarorri, il quale benedice chi prega contro qualcuno nekl nome del suo odio contro il prossimo. Forse non ha mai letto i Vangeli e non sa cosa pensasse Gesù di chi guarda la pagliuzza del fratello mentre ha una trave grossa come una casa nel proprio occhio.

Carissime sorelle Adoratrici di Monza,
ho letto con sgomento la notizia, su Repubblica e su vari altri giornali, del vostro invito ad allontanarsi rivolto a chi pregava sul sagrato della vostra Chiesa.
Erano credenti che esprimevano il loro dolore e disappunto per la manifestazione del cosiddetto «orgoglio omosessuale» che si sarebbe tenuta di lì a poco a Monza.
Siete uscite dalla clausura per esprimere il vostro dissenso rispetto a un popolo che pregava.
Certo, capisco: ci possono essere tanti motivi, insieme alla paura di essere strumentalizzati. Ma questo vostro gesto non ha impedito la strumentalizzazione contraria: anche le Adoratrici di Monza sono contro gli “ultracattolici”, e hanno fatto intorno a loro terra bruciata.
Così un gesto che oltretutto poteva passare inosservato (sappiamo infatti che tanti-troppi preferiscono non apparire per paura della gogna mediatica del politically correct – e del resto le foto dell’accaduto lo dimostrano) questo gesto è diventato l’occasione che ha contribuito a mostrare la divisione tra i cattolici stessi e la loro irrilevanza.
Siete state anche voi usate per uno scopo malvagio. Che tristezza!
Da sempre la presenza delle Monache Adoratrici a Monza è stata segno di libertà spirituale, di giudizio (ancorché silenzioso) contro lo strapotere dei potenti. Uno spazio di libertà contro l’omologazione del pensiero unico.
Carissime sorelle, non cercate il consenso del mondo, lasciate alla adorazione eucaristica il suo sapore profetico di testimonianza del vero e del bello, di una fede capace di ridare speranza all’uomo d’oggi! E lasciate che un piccolo resto creda ancora di trovare in voi accoglienza e comprensione, rifugio e conforto.
Nel passato alcuni cristiani hanno sacrificato all’imperatore: non ne è venuto un bene per la Chiesa né una maggiore libertà per i credenti. E forse non hanno neppure scampato il martirio.
Oggi l’adorazione deve essere il segno della presenza di un Dio che salva, onorato da chi lascia tutto per raggiungere tutti.
Risuonano nel mio cuore gli esempi dei martiri, anche di coloro che, come i Maccabei nell’Antico Testamento, hanno scelto di andare controcorrente. Ed era la testimonianza di quella «corrente» che scaturiva dal cuore di Dio e dal rispetto delle sue leggi.
Ritornate a riagganciare i rapporti con chi prega per la vita della famiglia, fate sapere che siete vicino a chi crede che il disegno di Dio è un bene per tutti.
Sappiate essere il segno profetico come sempre è stata la vostra comunità a Monza. Che nei tempi difficili è sempre stata rifugio per coloro che avevano a cuore il bene dell’uomo e della società, con forza e coraggio. Anche quel coraggio che nel silenzio non si piega al Diktat dei potenti.
Che l’Eucaristia ritorni ad essere il vessillo del bene per tutti, speranza di pace, promessa di immortalità.

Don Gabriele Mangiarorri risulta caporedattore responsabile del sito integralista "Cultura Cattolica", da tempo impegnato nella promozione dell'odio omofobico e dell'introlleranza verso le minoranze.

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