Rimini, il consigliere Erbetta: «Non date il patrocinio! Il Pride dileggia Salvini e offende i cristiani»


«Il Comune di Rimini non deve patrocinare il Summer Pride». Lo sostiene il consigliere Mario Erbetta, autore di una violenta interrogazione in cui si arriva a definire l'odio e la discriminazione come «un atto di coraggio» da parte degli esponenti di estrema destra che collaborano attivamente con le lobby integraliste.
Secondo il consigliere, il patrocinio gratuito alla manifestazione dovrebbe essere negato per quelle che lui sostiene sarebbero «problematiche avvenute nella scorsa edizione dovute a cartelli dileggianti il Ministro degli Interni Matteo Salvini». Insomma, giura si tratterebbe di lesa maestà al leghista che pare abbia contrattato la vendita degli italiani a Mosca in cambio di denaro.
Chiede poi al sindaco di Rimini «se ha intenzione di Patrocinare l’evento oppure di non concedere il patrocinio come hanno fatto di recente i coraggiosi Sindaci di Pisa e Monza a delle manifestazioni simili. La motivazione, a mio parere più che condivisibile, espressa dai Sindaci in questione e che pur ricorrendo in questi giorni i cinquanta dai moti di Stonewall del 27 giugno 1969, queste manifestazioni hanno perso il carattere di rivendicazione dei diritti propri del movimento omosessuale, ormai quasi nella totalità pienamente riconosciuti, per sfociare in strumentalizzate manifestazioni politiche vere e proprie, un calderone in cui uteri in affitto e porti aperti all’immigrazione si mischiano al dileggio delle Istituzioni e della religione cattolica con atti e cori spesso sconfinanti nella blasfemia».
Se sostenere che i gay dovrebbero essere contrapposti ai cattolici in virtù di come lui dica di credere in una divinità malvagia che odierebbe interi gruppi sociali, siamo dinnanzi al solito rantolo di un ometto che stupra le istituzioni attraverso becere e blasfeme illazioni basate esclusivamente sui suoi pregiudizi.
Ed ancora, il consigliere ci spiega che lui è contrario ai diritti di persone che non gli portano profitto dato che probabilmente votano chi non va nelle aule consiliari ad insultarli sguaiatamente come lui ama fare per compiacere l'elettorato neofascista ed integralista. Se ne esce così parlando di «manifestazioni in cui in prima fila sfilano esclusivamente rappresentanti locali e nazionali del PD, di Potere al popolo di Sel e delle altre forze politiche di sinistra. Questo è accaduto a Milano, a Monza come a Pisa, dove ad aprire i cortei non c’erano carri che rivendicavano diritti civili ma l’esaltazione della capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete nuova icona piratesca di sinistra, colei che pur di far sbarcare degli immigrati in Sicilia non ha esitato a speronare la motovedetta della Guardia di Finanza che le intimava di fermarsi».
Ricorrendo alla solita teoria del fondamentalismo organizzato per cui l'odio sarebbe «opinione» e gli oppressori meriterebbero di essere messi sullo stesso piano degli oppresso, conclude: «Credo che un’istituzione come il Comune di Rimini per correttezza istituzionale dovendo mantenere un ruolo super partes non possa legittimare con il suo Patrocinio alcuna manifestazione politica in particolare quelle che dileggiano Ministri, la religione Cattolica (casualmente unica religione a essere presa in giro) ed esaltano la violazione dei più elementari doveri civili. Non esistono diritti più diritti degli altri, come queste manifestazioni ci vogliono imporre, che siano diritti all’utero in affitto, alla disobbedienza civile che porta fino allo speronamento di navi da guerra o all’immigrazione incontrollata. Un’Istituzione seria deve si autorizzare la manifestazione ma non concedere un patrocinio che la porterebbe a essere complice di situazioni sovversive e al di fuori della legalità».
Ovviamente pare che Erbetta non si accorga ch e l'odio, la violenza  la persecuzione dei gay in Italia sia compita da gente che stupra il nome di Dio po che bacia i rosari come "legittimazione" all'odio, ma è ripetendo a pappagallo i peggiori slogan fondamentalismo sedicente "cattolico" che lamenta di come i gay non ripetano gli slogan anti-islamici che il suoi amichetti coniano quotidianamente.Ed è ancor più opinabile il suo sostenere che il ritenere che Dio non odi i gay sarebbe «blasfemia» nonostante la totalità degli slogan da loro contestati riguardasse una critica a chi usa la religione per seminare odio.

Davanti a quel delirio, il presidente di Arcigay Rimini dichiara: «Se ovviamente ogni Amministrazione ha autonomia nella concessione del patrocinio, le motivazioni addotte da Mario Erbetta sfiorano il patetico. Il Summer Pride è una manifestazione pacifica, accogliente e generosa, da sempre schierata (con la nostra Costituzione) contro ogni forma di discriminazione e di razzismo e che per questo ha sempre una partecipazione dell'ordine delle decine di migliaia di persone anche provenienti da tutta Europa che stazionano a Rimini anche per giorni. Ogni partecipante esercita in proprio una delle libertà fondamentali della democrazia: la libertà di espressione.
Riguardo alla (presunta) partecipazione solo di esponenti della sinistra dovrebbe aggiornarsi perché in moltissimi pride in tutto il mondo partecipano anche esponenti conservatori di primissimo piano, e questo fa capire che il problema non sono i pride ma la destra italiana che è la più bigotta e bacchettona del mondo.
Non serve a nulla, come fa Erbetta, fare minestroni di luoghi comuni che mettono insieme speronamenti di presunte navi da guerra a un (sempre presunto) riconoscimento di diritti "quasi totale" per le persone LGBT, diritti per giunta conquistati anche grazie ai Pride. Tali diritti al contrario sono ancora gravemente carenti anche solo confrontandoci con gli altri Paesi europei: mancanza di diritti matrimoniali paritari, inesistenza di un diritto di famiglia inclusivo, mancanza di leggi di contrasto all'omo-transfobia, mancanza di iniziative di educazione alla parità, mancanza di adeguata informazione per il contrasto delle infezioni a trasmissione sessuale, mancanza di un contrasto organico al bullismo nelle scuole, una legge sulle persone trans vecchia di 40 anni, e l'elenco sarebbe ancora lungo.
I diritti di cittadinanza sono anche quelli che permettono di vivere una vita serena, in un contesto sociale in cui poter esprimere liberamente i propri affetti e la propria personalità senza rischiare di essere aggrediti o discriminati o licenziati».
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