Salvare vite non è reato: il Gip smonta le fazione accuse leghiste contro Carola Rackete


Per quanto il ministro Matteo Salvini continui a sbraitare che lui esige si faccia ciò che dice lui anche quando la legge prevede il contrario, il gip di Agrigento non ha convalidato l'arresto di Carola Rackete e non ha disposto alcuna misura cautelare nei confronti della Sea Watch.
Il motivo è molto semplice: mentre la procura ha accusato la giovane del reato di resistenza a nave da guerra, i giudici hanno osservato che la motovedetta della Finanza speronata dall'imbarcazione della ong non è una nave da guerra. E dato che la Costituzione prevede che non si possa criminalizzare chi salva vite umane anche se la propaganda leghista vuol far credere il contrario, il prestesto che si erano inventati pare nona aver retto davanti alla separazione dei poteri che i padri costituenti hanno introdotto proprio per evitare che potesse arrivare un qualche esaltato che vuole giocare a fare il duce.
È inoltre venuta meno anche l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale dato che l'indagata avrebbe agito in adempimento di un dovere.
Insomma, a meno che Salvini non abbia orchestrato il tutto con l'obiettivo di tentare di eliminare la separazione dei poteri e cancellare l'indipendenza della magistratura in nome della sete di vendetta dei suoi proseliti, sembra che il "comandante" abbia perso anche questa volta. L'unica differenza è che Carola Rackete si è presentata davanti ai giudici per fornire le sue argomentazioni, lui è scappato come un coniglio dopo aver chiesto alla casta di sottrarlo alla giustizia.
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