Sopravvissuto a Nassyria restituisce la medagna perché dimenticato dallo Stato. Salvini gli chiede di pagarla


Pare evidente che Matteo Salvini ami ricorrere a feroci ritorsioni contro chiunque osi contestare o contrastare la sua propaganda. Chi salva vite che lui avrebbe voluto lasciare nel Mediterraneo si vedrà sequestrata la nave. Chi espone manifesti critici si troverà la Digos in casa. Chi manifesta per i propri diritti verrà insultato e messo alla gogna sulla sua pagina. Insomma, i cittadini che non si piegano all'ideologia leghista devono vederlo come colui che cercherà di punire chiunque non sia utile al suo profitto.
Ma surreale è come Salvini abbia voluto punire persino un militare scampato all'attentato di Nassiriya, al quale ha addebitato 1.458 euro di costi per aver osato restituire la sua medaglia al valore dopo che lo stato lo ha abbandonato.

Il 12 novembre 2003, il vicebrigadiere dei carabinieri Pietro Sini si trovava Nassiriya quando un commando di terroristi kamikaze si lanciò contro la base del contingente italiano, distruggendola e mietendo 28 vittime tra italiani e iracheni.
Tornato in Italia, venne riformato in seguito alle conseguenze psicologiche e allo stress subiti riscontrati anche in molti dei suoi colleghi sopravvissuti. Chi di dovere decise che non poteva più essere ritenuto abile al lavoro. Durante i soliti teatrini mediatici, ricevette una pergamena di Cavaliere della Repubblica e la medaglia d'oro al valor militare. Avrebbe dovuto ricevere anche i benefici per le vittime del terrorismo, ma lo stato decise che quei contributi dovessero essere calcolati al 25 per cento nonostante il militare avesse riportati danni, rischiato la vita e contribuito a salvare vite umane.
All'Unione Sarda il militare spiega che «dopo anni di inutili battaglie per avere ciò che mi spetta, mi sono presentato a Roma e ho riconsegnato la medaglia d'oro. Ci avevo già provato in Prefettura qui a Sassari, ma non avevano voluto accettarla. Un gesto che mi è costato molto, ma come potevo conservare una medaglia consegnatami da uno Stato che mi ha trattato come un militare e vittima di seconda classe?». Poi il fattaccio: «Stamani hanno bussato alla mia porta i carabinieri, per consegnarmi una notifica: il ministero dell'Interno, che gestisce le benemerenze, mi chiede di risarcire lo Stato delle spese sostenute per realizzare la medaglia che ho restituito, con grande dolore, per denunciare il trattamento ingiusto riservato a me e ad altre vittime del dovere e del terrorismo. Sì, proprio il ministero dell'Interno di Matteo Salvini, che fa del rispetto per i militari e delle forze dell'ordine uno dei suoi punti d'onore. Per me è stata l'ennesima umiliazione».

Mentre Matteo Salvini ha firmato l'ennesima rappresaglia contro chiunque osi criticare l'operato del il suo ufficio, il carabiniere intende dare battaglia: «Voglio fare causa allo Stato, perché non posso tollerare una ripicca simile. Perché sembra essere proprio una vendetta: tu mi riconsegni la medaglia? E io te la faccio pagare. Pensare che nemmeno mi hanno mai chiesto perché ho deciso di restituirla. L'hanno presa indietro e basta. E adesso vogliono punirmi, non vedo altra spiegazione».
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