Susanna Ceccardi si dà al cyberbullismo e tenta di ridicolizzare delle attiviste che si battono per rendere l'Italia un posto migliore


Susanna Ceccardi è una di quelle leghiste che ha fatto carriera grazie all'ostentazione del suo odio contro interi gruppi sociali. Da sindaca del piccolo paesino di Cassina, ottenne le attenzioni di Matteo Salvini e l'appoggio politico della lobby di Gianfranco Amato (che la indica come una sua pedina) quando violò la legge sulle unioni civili impedendo a chiunque di poter rispettare i diritti dei cittadini gay all'interno del suo Comune.
Tanto le è valso una poltrona all'europarlamento tra le fila della minoranza leghista di estrema destra. E mentre lei si gode il profitto che si è procurata attraverso la violazione delle leggi italiane, surreale è come si agiti nel tentativo di compiacere il suo Matteo Salvini nello sbraitare istericamente che Carola Rackete sarebbe «una pirata» anche se non ha violato le leggi italiane nel salvare vite umane al contrario della sindaca leghista che ha violato le leggi italiane nel tentativo di discriminare un intero gruppo sociale a lei sgradito.
Se la signora Ceccardi pare ben addestrata alla retorica leghista fatta di insulti e di offese contro chiunque non sia assoggettato all'ideologia leghista, pare vero e proprio cyberbullismo quello che la vede scimmiottare la gogna mediatica su cui il suo leader basa il proprio tornaconto attraverso questo messaggio disgustoso:


Evidentemente la signora Cerccardi ha ritenuto che il documentarsi sul significato di quel cartello fosse troppo faticoso e che fosse assai più proficuo insultare due attiviste attraverso una retorica suprematista. D'altra parte lei è quella che sostiene i neofascistici che pregano contro i gay o che ha tra i propri elettori i seguaci di Provita Onlus che inneggiano ai campi di sterminio di Hitler, quindi pare anche molto opinabile il suo sostenere che il suo presunto "cristianesimo" sia preferibile all'Islam non radicale.

E non meno grave è come la leghista, vicina ai gruppi sedicenti "pro-life" che però tifano per chi vuole lasciare morire in mare i naufraghi, si proponga ai suoi elettori con una maglietta con scritto: "sono una mamma non sono un utero in affitto". Non si comprende coma mai dovrebbe centrare il suo essere madre con chi sceglie di donare la vita ad un'altra coppia, ma grave è come la signora dichiari che lei vuole essere  mamma di un figlio che dovrà necessariamente essere eterosessuale se non vorrà subire l'odio coltivato dalla sua genitrice.
Anche qui pare gli gli slogan integralisti abbiano vinto sul buonsenso, dato che probabilmente sarebbero preferibili due padri o due madri ad una "mamma" vagino-munita che sta preparando un mondo d'odio per la sua progenie, condannandola a subire violenze e discriminazioni qualora non risulti conforme ai suoi desideri: non potrà essere gay o subirà la violenza creata da mamma, non potrà credere nel dio che vorrà perché mamma odia chi non si professa opinabilmente "cristiano" di matrice integralista, non potrà viaggiare liberamente perché mamma ha costituito muri e non ponti...

E dato che la Ceccardi non si fa pagare dai contribuenti un Luca Morisi che può accendere i suoi bot per creare falso consenso, tra i commenti è una pioggia di critiche verso l'intolleranza a la chiusura mentale della leghista, votata alla strenua ricerca di consensi tra chi si nutre di odio e di razzismo.
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