Novara Pride. Il comune manco risponde alla richiesta di patrocinio


È attraverso un comunicato stampa che il comitato Novara Pride (formato da NovarArcobaleno, Agedo Novara, Amnesty Novara, Emergency Novara e SerMais) commenta diversi fatti intercorsi in città:

Ricordiamo tutti le sterili polemiche dello scorso anno sulla manifestazione da parte di esponenti dell’establishment politico novarese, che auspicava metodi alternativi e “sobri” per discutere delle vite e dei corpi delle persone LGBT+ e che ebbero come conseguenza il mancato patrocino alla manifestazione.
Quest’anno è stato richiesto il patrocinio alla Pride Week 2019, composta da eventi culturalmente rilevanti, separato da quello del corteo, in un tentativo di dialogo nei confronti delle istituzioni: non solo il comitato non riceve risposta da parte del Comune di Novara da mesi – se non in maniera informale e dopo una serie infinita di mail e di reclami dal vivo –, ma anzi viene a conoscenza, per vie traverse, del fatto che uno spazio comunale che avrebbe affittato a prezzo pieno per una mostra fotografica non è concesso, in maniera totalmente arbitraria, in quanto la stessa mostra viene giudicata solamente per il suo titolo bollandola come “non congrua”.
Viene poi proposto come contentino un secondo spazio assolutamente inadatto per dimensioni e che l’amministrazione ritiene di minore importanza, tentando di fatto di impedire il normale svolgersi dell’attività, oltre che silenziare nuovamente voci che non si vogliono ascoltare.
Per inciso, il patrocinio al corteo del 14 settembre non viene nemmeno preso in considerazione.
Inutile negarlo quindi: a quanto pare gli eventi riguardanti il mondo LGBT+ non meritano uno spazio “di rilievo” in Novara e ci sono cittadine e cittadini che risultano di fatto essere di serie B agli occhi di chi amministra la città.
Oltre a ciò, fermo restando che un patrocinio – che ripetiamo: sappiamo in maniera informale non essere stato concesso all’esposizione- è un gesto politico gratuito più o meno condivisibile e nulla di più, la censura e l’osteggiare l’arte in una società civile è l’ultima cosa che ci si aspetta e richiama a tempi italiani ben più oscuri.
Ci viene quindi naturale pensare che evidentemente anche lo scorso anno non fu un problema culturale a determinare il mancato patrocinio, quanto il desiderio di fingere che situazioni e persone non esistano, proponendo come al solito una visione univoca, eteronormata e profondamente patriarcale che non ci rappresenta né ci rappresenterà mai.
Proprio per questo motivo, ma non solo, qualora dovessero arrivare patrocini in estremo ritardo a uno o più eventi da noi proposti, ci riserviamo il diritto di rifiutarli, non volendo essere strumentalizzat* da chi vorrebbe solamente pulirsi la coscienza a scapito delle nostre vite.
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