Adinolfi: «Marco Cappato ha rovinato l'Italia e l'ha consegnata ad una dimensione infernale»
Marco Cappato ha rischiato di finire in carcere per difendere il sacrosanto diritto all'autodeterminazione dei malati. Mario Adinolfi si è sposato due volte mentre cerca di impedire che i matrimoni gay, ha divorziato prima di chiedere un divieto al divorzio ed esercita la sua patria podestà sulle figlie delle rispettive madri mentre chiede che ai bambini arcobaleno siano strappati i loro genitori.
Basterebbe questo a spiegare la differenza tra chi rischia la propria libertà per affermare un principio di civiltà e chi si gode i propri privilegi mentre cerca di impedire che gli altri possano vivere liberamente le proprie vite. Eppure, lagnandosi di come d'ora in poi ci sia il rischio che le persone possano essere sottratte dalle scelte che lui vorrebbe imporre loro, è dalla sua pagina Facebook che il leader integralista firma un surreale articolo intitolato "Senza dignità".
Dopo i consueti insulti ai radicali e dopo aver sostenuto che la Costituzione sarebbe di parte, il discorso passa a sostenere che la religione debba essere usata per impedire la libera scelta ai cittadini ed imporre le proprie regole esattamente come farebbero i miliziani dell'Isis:
Dal punto di vista culturale l'unico contesto in cui si è potuto ascoltare qualche parola netta contro suicidio assistito e eutanasia è stato l'ambito della Chiesa cattolica. Da Papa Francesco al cardinale Bassetti con evidenza e chiarezza si è detto che l'orizzonte indicato da Cappato è pericoloso. Non un solo editorialista "laico", non un solo giornale di peso si è schierato contro Cappato, il coro a suo sostegno è stato unanime e senza eccezioni. Avrò letto cento volte che Cappato ha aiutato Dj Fabo a morire "con dignità", che la vita di Dj Fabo non era più "una vita degna di essere vissuta", evviva chi ha aiutato a porvi termine. Oggi tra gli infiniti articoli apologetici dei vari quotidiani ho trovato solo in un'intervista del cardinale Becciu l'atto di accusa che ogni persona di buonsenso dovrebbe rivolgere a Cappato: ha prodotto una svolta culturale che farà pensare a ogni sofferente che il suicidio è una scelta di dignità. Aggiungo io: questo è davvero imperdonabile. Questo è un insulto gravissimo a millenni di cultura giuridica, storica, religiosa, medica e popolare del nostro paese, in cui la dignità è nel sostegno del sano nei confronti del sofferente, mai nella costruzione di un contesto sociale in cui il sofferente si senta peso insostenibile.
Pare inutile osservare che chiunque abbia visto il dolore di un malato terminale troverà difficile pensare che sarebbe stato sbagliato poter risparmiare l'agonia degli ultimi giorni ai propri cari- Persino cani e gatti vengono fatti sopprimere quando le malattie tramutano la loro vita in un'inutile sofferenza, ma Adinofli dice che gli uomini non meritano quelle attenzioni perché lui vuole siano obbligati a soffrire sino a quando non moriranno soffocati nella loro stessa saliva.
Usando i malati per i suoi scopi e negando che nella sentenza di Marco Cappato è chiaramente indicato che la scelta è personale e non demandabile a terzi, è mischiano infami strumentalizzazioni al terrorismo, incalza:
In Italia c'è una associazione che sostiene 892 bambini sordi, ciechi e muti, inevitabilmente condannati a morire presto. Hanno una vita non degna di essere vissuta? In Italia 3.600 malati di Sla sono destinati a una condizione simile a quella vissuta da Dj Fabo, che facciamo, li sterminiamo con tanta dignità? In Italia decine di migliaia di persone sono tetraplegiche gravi, seicentomila sono affetti da Alzheimer e altre forme di demenza senile in stato avanzato, due milioni in stato iniziale e intermedio. Un malato di Alzheimer non ti riconosce, deve essere sostenuto in tutto, in ogni aspetto della sua vita, compresi i bisogni, come fosse un bambino di un anno. Secondo Cappato è una vita degna o meglio far loro scrivere un bel testamento biologico così li possiamo far passare tutti dal camino di una iniezione di pentobarbital?
E dalle strumentalizzazioni si passa gli insulti:
Marco Cappato ha vinto, certo. Ma ha vinto rovinando questo Paese e consegnandolo a una dimensione infernale. Ha vinto senza dignità, facendo leva sul dolore di un sofferente. Non glielo dice nessuno oggi, l'Italia tende sempre a salire sul carro dei vincitori, ma voglio dirglielo io: Marco, la tua battaglia è orrenda, spaccia per libertà quel che sarà solo l'ennesimo condizionamento, il più infame perché farà sentire ancora più angosciati i sofferenti già angosciati dal loro male, li farà sentire un peso e liberi e dignitosi solo se si toglieranno di mezzo. Lo faranno in tanti, vivere nel dolore è faticoso, ma spiega tanto. Per millenni abbiamo visto i nostri genitori spirarci tra le braccia, spesso dopo lunghe malattie e la nostra cura nel tempo estremo era il modo per ripagare loro della cura nel tempo iniziale della nostra vita, quando eravamo noi a dipendere in tutto e per tutto da loro. In questo "circle of life", che ora il pentobarbital cappatiano spezza, c'era molto del senso stesso dell'esistenza.
Dato che Mario Adinolfi ama mettere in piazza i fatti suoi (al punto da tenerci molto a far sapere alle sue figlie che lui si è sempre scopato bareback tutte le sue mogli), dalla sua timeline non si evince che suo padre sia morto tra atroci sofferenze, motivo che rende surreale e ipocrita il suo elargire condanne contro chi avrebbe voluto risparmiare atroci agonie ai propri cari.
Per chiudere il suo delirio, Adinolfi non si esime neppure dal giocarsi la carta del denaro e sostenere che rispettare la volontà dei malati possa portare alla sistematica soppressione di persone che dovessero compiere scelte diverse:
Ora per via di una sentenza assurda, pronunciata in nome della "dignità", si apre una triste stagione i cui esiti sono pericolosamente immaginabili. Perché in un tempo in cui l'aspettativa di vita cresce e con essa crescono i costi della sanità, dando al sistema la possibilità di scegliere se curare l'incurabile con spese ingenti o sopprimerlo a spese zero, non credo sia difficile capire verso quale orizzonte si orienterà la libera scelta. Solo allora avremo chiaro quale orrore sia stato reso possibile da tutta questa supposta nuova libertà.
Questa non è né opinione né informazione, è terrorismo ideologico.