Il leghista Umberto La Morgia: «Io vittima di persecuzione da parte della Gaystapo»


Umberto La Morgia è il leghista che sta cercando di far carriera proponendosi come il gay padano che giustifica e promuove l'omofobia attraverso la negazione della sua esistenza. Dopo aver fatto tappa da Belpietro e da Cascioli, il leghista ha concesso pure un'intervista a Francesca Romana Poleggi, la quale sostiene che lui sia «vittima di una persecuzione ad opera della Gaystapo» perchè sarebbe «stato fatto oggetto di minacce, insulti e intimidazioni per aver rilasciato un paio di interviste politica mente molto scorrette».
Tradotto, quelli che dicono che l'odio omofobico sarebbe «libertà di opinione» ci informano che il dissenso deve essere ritenuto una «persecuzioni» quando è finalizzato alla promozione di un preciso partito politico molto caro alla loro setta.

Proponendo temi scorretti ed offensivi, il leghista che vuole essere accettato da chi lo definisce un sodomita contro-natura si mette a piagnucolare: «In particolare a seguito dell’intervista rilasciata a La Verità, i sedicenti democratici si sono scatenati con messaggi d’odio, insulti e minacce contro di me perché ho espresso nell’intervista a Francesco Borgonovo quel che penso sull’omofobia, sulla cosiddetta omogenitorialità, sull’utero in affitto e sull’inseminazione artificiale delle lesbiche. Ho osato anche criticare i gaypride, che negli ultimi tempi hanno assunto una evidente connotazione politica: sono uno strumento di propaganda per insultare la Lega e Salvini».
Ed ancora, sempre inveendo violentemente come prassi fra i leghisti, aggiunge pure: «E’ incredibile l’ipocrisia di certi attivisti Lgbt che si presentano come paladini dell’amore universale, come coloro che vogliono una società più inclusiva (hanno anche sposato la causa dell’immigrazione incondizionata e indiscriminata, in nome della “inclusività”) e poi sono i primi a tempestare chi non la pensa come loro di messaggi d’odio e di violenza: bisognerebbe leggere quello che sono stati capaci di scrivermi su Facebook e su Twitter: “Sei malato”, “Fatti curare”, “Sei come un ebreo che tifa Hitler”, “Hai la sindrome di Stoccolma”, “Vengo a bruciarti casa”... per dirne solo qualcuno. Il bello è che nessuno di questi è stato segnalato o bannato dai social. Invece, a me, per aver dato delle “capre” a quelli che mi insultavano hanno bannato il profilo Facebook per una settimana».
Frasi deliranti a cui la Poleggi aggiunge di suo pugno: «Tipico stile della Gaystapo».

Dicendo che chi lo ha contestato verrà denunciato (con i 49 milioni rubati dal suo partito?) perché «certa gente non può pensare di essere al di sopra della legge e delle regole della civiltà ed è bene che capisca la differenza tra il libero pensiero e il reato», La Morgia aggiunge: «Contro i tanti messaggio d’odio, però ho avuto la gioia di ricevere tantissimi messaggi di sostegno, di incoraggiamento e di solidarietà (molti di più) da tutta Italia , anche da persone omosessuali, anche coppie che vivono insieme stabilmente e che la pensano esattamente come me».

Dopo la classica auto-assoluzione e dopo essersi definito "maggioranza", il consigliere solitario che dice di sentirsi più esponente dei gay dei milioni di persone scesi nelle strade ai Pride, aggiunge:

Quando gli abbiamo chiesto che cosa in particolare abbia fatto scatenare le ire della Gaystapo, il Consigliere ha risposto: «La cosa che credo non abbiano digerito è che ho detto che il loro grande clamore contro l’omofobia, con le leggi contro la “;omotransnegatività” – come quella appena approvata in Emilia Romagna – che loro vorrebbero fossero approvate in tutte le regioni e anche a livello nazionale, ha come scopo principale non il combattere le discriminazioni e le violenze, ma lo sdoganamento culturale della cosiddetta omogenitorialità.
Molti Comuni, come Bologna e Casalecchio del Reno, aderiscono alla rete RE.A.DY. Ho chiesto in Consiglio Comunale di sapere quali attività sono state poste in essere contro tali discriminazioni. Risposta: sono stati cancellati “padre e madre” dai moduli per l’iscrizione ai nidi, sono stati organizzati corsi di formazione per genitori, insegnanti e dipendenti pubblici per educare all’omogenitorialità e presentazioni di libri come Maestra, ma Sara ha due mamme?, il tutto naturalmente con soldi pubblici. Credo che questo delle “famiglie arcobaleno” sia un loro nervo scoperto, perché nel variegato mondo omosessuale molti non sono assolutamente a favore, ma alcuni gruppi e associazioni cercano di introdurre ugualmente in tutte le sedi pubbliche questi modelli di famiglia alternativi. L’accento è sempre posto sui propri presunti diritti, piuttosto che su quelli dei bambini. Per me privare qualcuno del sacrosanto diritto che tutti abbiamo avuto, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, ovvero il diritto a nascere in una famiglia naturale, è una violenza psicologica e un segno di egoismo tipico del nostro tempo. Ma la rivoluzione del buonsenso avanza...».

Insomma, nell'Italia leghista, i gay non combattono per ottenere pari dignità ma si battono per essere discriminati ancora di più, magari sostenendo pure che la propria famiglia sia contro-natura perché Pillon dice che "naturale" sarebbe sinonimo di "eterosessuale". Se questa follia è conisderata "buonsenso", siamo messi davvero male...
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