La "scuola parentale" che indottrina i bambini al sessismo


La "scuola parentale san Pancrazio" è uno di quei centri di indottrinamento ideologici che i fondamentalisti amano promuovere. Si tratta di luoghi in cui vengono rinchiusi i bambini di chi non vuole che i propri figli possano maturare idee o pensieri che contrastino con quelle dei loro genitori, motivo per cui li si sottrae all'istruzione pubblica per affidarli a chi dirà loro solo ciò i loro genitori vogliono gli sia inculcato.
Ed è sul sito internet di quella scuola che ci si può imbattere in un preoccupante articolo intitolato "Come crescere un uomo. Contro l’effeminatezza" in cui tal padre Chad Ripperger scrive:

Per prima cosa, dobbiamo chiederci che cosa resta della virilità in questo momento. Penso che non ci voglia molto per rendersi conto che è in uno stato di spaventoso declino. Sono rimasti pochissimi uomini veri, l’effeminatezza è a tutti gli effetti la norma. Trovare un uomo che non sia effeminato è davvero molto raro di questi tempi e il fenomeno interessa ormai l’idea di virilità in generale. Ogni volta che qualcuno appare sui media mostrando un tratto qualsiasi di comportamento virile, la persona e la sua reputazione vengono ferocemente attaccati per distruggerli, perché non si vuole che nessuna immagine di vera virilità salga alla ribalta.

Ma dato che ai fondamentalisti piace attribuire opinabilmente a Dio ogni loro teoria, in un paragrafo intitolato "Cause prossime dell’effeminatezza" leggiamo:

Dalla caduta di Adamo, gli uomini sono alle prese col problema dell’effeminatezza, intendendo con ciò
l’atteggiamento di anteporre il proprio piacere all’agire rettamente facendo ciò che risulta arduo e
difficile. Si tratta di una caratteristica alquanto diffusa: è raro oggi vedere qualcuno che si sacrifichi per la moglie.
Interessante è il corrispondente comportamento insito nella psicologia femminile, che pochi uomini comprendono: se lui è effeminato, lei non lo rispetterà mai, nonostante possa trovare piacevole a livello istintivo l’averlo sotto controllo. Non sarà mai felice con lui.
Per converso, esiste nelle donne un’inclinazione naturale a subordinarsi a un’autorità rettamente ordinata nel rapporto col marito. Quindi se lui esercita rettamente la sua autorità lei sarà fortemente portata a rendersi subordinata per compiacerlo.

Si inizia dunque a capire il maschilismo di chi propone la dominazione della donna, proponendo persino la violenza:

L’effeminatezza è stata a fasi alterne un problema nel corso della storia, ma oggi è fuori controllo, al punto che che a volte è necessario vincere il desiderio di prendere a schiaffi certi uomini per dar loro una lezione di virilità. Ma quali sono le cause dell’effeminatezza che vediamo operare più di frequente ai nostri giorni?
Principalmente il fatto che nella cultura contemporanea tutto è troppo facile, troppo semplice e troppo piacevole per gli uomini. Questo è l’ostacolo: gli agi e le comodità della vita, il fatto che ci siano così pochi impieghi che comportano un lavoro duro e difficile e che la maggior parte consistano in pratica nello star seduti a una scrivania a pigiare i tasti di un computer.

Sostenuto che l'uomo sarebbe uomo solo se lavora in miniera e pretende la sottomissione della donna, si passa ad afferrare che:

Guardate i professionisti dello sport di oggi: in campo imprecano e combattono come invasati, ma se togli loro l’iPhone si lamentano come una bimba di cinque anni: “Ridammelo, ridammelo!” Ma che sta succedendo?
In latino ci sono due termini per indicare l’effeminatezza: effeminatio, non necessariamente legato
all’idea di femminilità e mollitia, il quale a sua volta ha più significati, tra cui “debolezza”. Il continuo perseguimento del piacere da parte di un individuo lo indebolisce fisicamente. Per fare ciò che sarebbe potenzialmente in grado di fare ed essere quindi un vero uomo, anche soltanto sul piano fisico, dovrebbe impegnarsi in attività che risultino faticose.
Un terzo significato di mollitia è però “masturbazione”. Quello dell’autoerotismo, posso dirlo in qualità di confessore, è un grosso problema, non solo tra gli uomini ma persino tra le donne ormai. Si tratta di una pratica diffusa in maniera endemica, a un livello tale che sta rendendo effeminati e deboli tutti i maschi. Essere uomini consiste in parte nell’essere casti, perché essere casto è duro, non è facile.
Oltre alla pornografia, il flusso continuo di piacere che nutre i ragazzi attraverso i gadget tecnologici include la musica, dalla quale si ricava un certo godimento estetico. La musica di per sé non è un male, ma oggi la si ascolta letteralmente senza sosta. Se si osserva il ragazzo medio per strada, ha qualcosa nelle orecchie o sta facendo qualche operazione col cellulare. Ciò significa che quando verrà il momento di trascurare il proprio piacere, non possiederà nessuna virtù che gli consenta di farlo. Questo è il motivo per cui a diciott’anni non potrà assumersi gli impegni che il matrimonio comporta (ma neppure quando ne avrà trentacinque o quaranta, purtroppo!).

Si passa così a sostenere che la donna dovrebbe basare alla prole senza «irritare» il maschio:

Oggi il maschio davvero attraente per una donna è quello che è in grado di emozionarsi. Questo almeno è il ritratto che continuano a proporci. La maggior parte delle donne che conservano un minimo di dignità, invece, non può sopportare l’uomo che si emoziona ad ogni istante.
Il fatto è che il centro delle emozioni nel cervello femminile è decisamente più sviluppato che in quello maschile, in parte perché le donne devono essere emotivamente “empatiche” nei confronti dei figli per poterne indirizzare l’evoluzione psicologica nei primi anni di vita in maniera rettamente ordinata.
Quando un bambino cade e si sbuccia un ginocchio, la reazione tipica dell’uomo è quella di farlo rialzare, perché bisogna andare avanti, anche se il bambino dice: “Mi fa male!” In questo caso si tratta però di un male oggettivo e se non lo si affronta in maniera appropriata può produrre nella mente del piccolo un vero e proprio disordine psichico chiamato dissociazione. La donna, al contrario, entrando in empatia col bimbo esclamerà: “Oh, che brutto graffio, come mi dispiace!” Questo è un atteggiamento appropriato per le donne, mentre non è naturale per gli uomini vivere emotivamente ogni situazione.
Bisogna però essere chiari al riguardo: le emozioni femminili sono destinate ai figli, non devono essere dirette ai mariti, perché finiscono per esasperarli, se conservano qualche traccia di virilità. D’altra parte un individuo abituato a seguire costantemente le proprie emozioni o che ne vuole continuamente parlare, al di là di ogni giusta esigenza, finisce a sua volta per irritare.

Ed arriva pure il "test della virilità":

Se volete sottoporre i figli o
il marito a un test di effeminatezza, portate loro via un oggetto da cui traggano abitualmente piacere e osservatene la reazione: se non danno importanza al fatto, hanno conservato qualche caratteristica del
vero uomo; nella maggior parte dei casi, però, oggi se fate questo a qualcuno gli farete perdere le staffe, un tipico comportamento effeminato.

Si torna così al sessismo:

quando Adamo è caduto perché ha scelto la via dell’effeminatezza Dio gli ha imposto di “lavorare col sudore della fronte”, cioè lo ha costretto a chiamare a raccolta internamente tutte le sue forze, il che comporta appunto abnegazione e sacrificio. Il suo lavoro, inoltre, sarebbe stato svolto “tra le spine”; in altre parole, sarebbe stato doloroso. Siccome inoltre Adamo
aveva scaricato la sua colpa su Eva, gli ha prescritto di occuparsi di lei e di mantenerla. La punizione era
adatta al crimine: avendo cercato di attribuirle le proprie responsabilità, Adamo sarebbe stato responsabile
di lei e avrebbe dovuto provvedere al suo sostentamento e a quello della famiglia.
Come insegnava anche mons. Sheen, queste due cose Dio ha riservato ad Adamo, in definitiva: la
sofferenza e la responsabilità. In questo modo crescono gli uomini, svolgendo attività che richiedano didivenire responsabili e di essere disposti a soffrire. [...] Perciò i sacerdoti devono essere uomini: dalle donne non ci si aspetta lo stesso tipo di comportamento. Ed è anche il motivo per cui si richiede all’uomo di lavorare fuori casa, mentre non lo si pretende normalmente dalla donna, anche se talvolta può essere costretta a farlo. Per la stessa ragione, solo agli uomini si domanda di andare in guerra, anche in questo caso un compito duro e faticoso.

Ed ancora:

L’effeminatezza delle passioni rende i maschi più emotivi delle donne e questo sta diventando un ulteriore grave problema. Sentendo parlare certe persone ci si chiede talvolta se provino vergogna di sé.
La vergogna è il timore di essere percepiti come inferiori. Si emozionano e cominciano a farfugliare, magari lamentandosi della moglie, come farebbe un bimbo di tre anni: “Lei si comporta così e cosà, mi dice di non fare questo e quello!” Dovrebbero invece semplicemente essere uomini e accettare la
situazione. Non sto suggerendo, intendiamoci, di farsi comandare a bacchetta dalla propria consorte. Sto
semplicemente dicendo che molti maschi si servono al contrario della naturale gerarchia nei rapporti umani stabilita da Dio come scusa per sottrarsi ai loro obblighi di stato.
[...] Pensare solo e sempre a se stesso per un
ragazzo è effeminato, perché questa è la dinamica che Dio ha posto nel cuore della donna, non nell’uomo; il maschio non è stato “progettato” a quel modo.
La donna deve invece pensare più a se stessa che agli altri (ironicamente, ora le donne pensano agli altri più degli uomini…). Dio infatti ha creato in Eva, dopo averla donata come compagna ad Adamo,
l’inclinazione ad essere giudicata da lui, quindi a preoccuparsi di apparire gradevole. Le donne sono dunque naturalmente più attente al proprio aspetto. Inoltre, la natura stessa della maternità comporta che la donna necessiti di un marito che la mantenga, in modo da potersi prendere cura adeguatamente dei figli. Ciò implica che debba cercare un uomo che si occupi di lei, non per se stessa, ma per amore dei figli, appunto (in questo consiste la differenza tra una donna vera e una “snaturata”, che guarda invece
alla cosa dal proprio esclusivo punto di vista). La donna rappresenta poi una sortadi perno all’interno
della famiglia. Il marito esce di casa per andare al lavoro e in genere i figli rimangono con la madre, un
punto di riferimento stabile che si identifica con la casa stessa. Anche per questo motivo le donne appaiono in genere più autocentrate, eccessi a parte; quando lo sono gli uomini, risultano al contrario effeminati, perché sono fatti per trascurare se stessi.
[...] Per natura gli uomini dovrebbero eccellere più in fortezza, le donne in temperanza, specialmente in castità e modestia, anche se, per ironia, quando un uomo pratica la castità agisce più per il bene delle donne che per se stesso, mentre per le donne vale l’opposto: se non sono caste rischiano di rimanere incinte, un uomo che non lo sia, invece, fa il danno altrui; deve perciò guardare alla castità dalla prospettiva di chi ha il dovere di salvaguardare l’integrità e il benessere spirituale, psicologico e fisico di altre persone.
[...] Per amore della giustizia, l’uomo deve mantenere l’autorità in casa e non capitolare di fronte a una moglie che voglia usurparla. A causa del peccato di Eva, le donne hanno il serio problema di volersi appropriare dell’autorità di Adamo tentando di controllare i propri mariti.
[...] L’assalto portato su tutti i fronti alla virilità dalla cultura moderna produce così l’effetto di far comportare spesso gli uomini in maniera oggettivamente ridicola. D’altronde quando un uomo sa che cosa è bene, me le sue emozioni interferiscono e influenzano il suogiudizio al punto da determinarlo, anche allora non è uomo davvero, appunto perché l’uomo vero è colui che pensa eminentemente secondo il terzo atto del vis cogitativa, cioè in maniera astratta o oggettiva, vede ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e persegue il bene a prescindere da quanto risulti doloroso o difficile.
[...] Le donne che vivono in maniera
autentica la loro femminilità, quelle cioè virtuose e pienamente dotate di autocontrollo, amano la virilità e si compiacciono sinceramente nel trovarsi di fronte a un vero uomo, mentre le “femministe” sono alla fine profondamente infelici.

Si arriva così ai consigli pratici:

Ricapitolando, quindi. In generale, gli uomini devono essere disposti a sacrificarsi, le donne devono lasciare che gli uomini diventino uomini, cioè che i ragazzi soffrano. I maschi non vedono l’ora di portare in palestra il loro Pierino, che ha quattro anni, per infilargli un paio di guantoni così grandi che non
riuscirebbe a far male a nessuno anche se volesse e metterlo poi di fronte a qualche bambino dicendo: “Chi colpisce di più al petto vince!” I ragazzi cercheranno ovviamente di superarsi a vicenda e l’uomo
esclamerà: “Quello è mio figlio!” La logica sta nel fatto che, nel corso di questo processo, il bambino impara che può incassare una certa quantità di colpi e ciononostante rimanere in piedi, senza essere costretto a scappare. Ci vuole moderazione, naturalmente, ma le donne devono permettere che i loro
ragazzi si comportino da uomini.
Il ragazzo non dovrà vedere suo padre rinunciare a esercitare la propria autorità in famiglia, perché in tal caso imparerà che la strada giusta è quella più facile, la via del piacere.

Bisognerà certo affidare a un ragazzo responsabilità e incarichi commisurati alla sua età e alle sue capacità, stabilendo però punizioni adeguate nel caso in cui non vi faccia fronte, perché impari che così va il mondo e che così si sviluppa la virilità. Dovrà, per contro, vedere i frutti della propria fatica: farlo lavorare senza sosta e senza garantirgli a tempo e luogo alcun tipo di remunerazione o vantaggio lo farà sentire solo uno schiavo in un campo di concentramento. D’altro lato, se non lo si farà lavorare, finirà per pensare che sono tutti lì a servirlo. Ci si lamenta del fatto che la generazione attuale pretenda di trovare tutto fatto, senza guadagnarselo, che sia convinta che tutto le sia dovuto. Ma questo succede perché si è detto ai ragazzi che se lo meritano, che i genitori li hanno messi al mondo e quindi sono in debito con loro. In realtà, i genitori hanno un solo dovere nei confronti dei figli, quello di condurli alla maggiore età in condizioni di integrità fisica e spirituale.
[...] Il giovane dovrà inoltre apprendere la funzione dell’autorità osservando la madre sottomettersi al marito e il padre amare la moglie per la sua arrendevolezza, in modo che, nel corso dell’adolescenza, impari a
praticare la docilità e la prudenza seguendo il retto ordine delle cose.

L'idea che alcune "scuole" integraliste vogliano inculcare queste idee ai bambini pare inaccettabile.
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