Provita Onlus plaude all'etero-pride di Boston


Secondo l'organizzazione omotransofobica Provita Onlus, il cosiddetto "etero pride" organizzato a Boston sarebbe da intendersi come «una manifestazione dell’ovvio».
Incuranti di come il Pride serva a rivendicare l'orgoglio all'esistenza di una minoranza perseguitata e non certo le teorie suprematiste di quattro invasati, la setta di Toni Brandi e di Lacopo Coghe se ne esce con un misto di vittimismo e di becera omofobia nello scrivere:

Circa 200 persone hanno coraggiosamente manifestato, attorniate da contromanifestanti scesi in piazza, a detta loro, per protestare contro l’“omofobia” degli etero-organizzatori. Ma in realtà, la maggior parte dei presenti alla marcia ha sfilato per rivendicare la bellezza del rapporto uomo-donna e per dire un forte no alla diffusione della teoria del gender nelle scuole. La categoria dei “discriminati” che invocano la solita libertà a senso unico è stata protagonista, invece, di numerosi scontri con la polizia e persino alcuni arresti.

Se è imbarazzante il ricorso alle virgolette con cui il gruppo di estrema destra è solito tentare di togliere dignità alle parole, surreale è il tentativo di far passare i perseguitati come carnefici dei loro persecutori. E non va meglio quando l'articolo inizia a raccontare strane teorie su fantomatiche "teorie gender" prima di lancirsi nel sostenere che l'omosessualità sarebbe un'anomalia:

La parata è stata organizzata da Milo Yannopoulos: omosessuale dichiarato e allo stesso tempo strenuo oppositore delle politiche arcobaleno ed in particolare di quelle sfilate del cattivo gusto che ormai sono diventati i vari pride. Yannopoulos sostiene infatti che non è affatto necessaria l’ostentazione dello stile di vita gay, al fine di ottenere rispetto e considerazione dalla società e che l’omosessualità non sia un orientamento “ordinato”.
Un altro degli organizzatori, John Hugo, durante i discorsi che ha tenuto alla parata, ha apertamente supportato Trump e ha dichiarato di non essere 'anti-gay' ma di opporsi alle teorie gender e queer, soprattutto nelle scuole. Molti dei presenti alla marcia indossavano i cappelli con lo slogan di Donald Trump “Make America Great Again”.

Ed è sempre piombando nel vittimismo e nel complottismo che l'organizzazione transofobica conclude:

Potrebbe passare per una manifestazione dell’ovvio, quella che si è svolta a Boston o comunque qualcosa di inutile e superfluo, ma a giudicare dai violenti anatemi di buona parte delle star hollywoodiane che hanno fatto a gara a chi pronunciava il giudizio più infausto sulla manifestazione e considerata l’apprensione con cui Netflix, il celebre servizio di streaming statunitense, si è affrettato a farsi cancellare dalla lista degli sponsor, evidentemente non si è trattato di un evento così inutile e scontato.
Perché? Evidentemente siamo nell’epoca intravista dal famoso scrittore britannico Gilbert Keith Chesterton in cui «spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», in cui, dunque persino una semplice sfilata per affermare che gli uomini sono uomini e le donne sono donne, può diventare un evento “eversivo”.

Da notare è come l'intero articolo ruoti attorno a quella truffa culturale con cui l'organizzazione di Brandi e di Coghe tenta di sostenere che gay ed etero dovrebbero essere contrapposti quasi come se ritenessero che una parte dovrebbe imporsi sull'altra dato che loro non concepiscono la coesistenza di gruppi sociali non eterosenei e non conformi ai loro pruriti sessuali.
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