L'Italia svenduta allo share


È molto probabile che alcuni anziano daranno fondo ai loro risparmi per acquistare i costosissimi intrugli di Panzinoni dopo che Barara D'Urso gli ha elargito pubblicità gratuita in prima serata, ma evidentemente quelle vite rovinate vengono ritenute posa cosa rispetto allo share che le polemiche sui giornali le porteranno. E lo stesso si potrebbe dire ad un Otto e mezzo che invita Franco Battaglia, ossia uno dei più accaniti negazionisti climatici acclamato dalla peggior destra, che porterà share grazie al suo sbraitare che Greta sarebbe pagata da Soros e che la si debba ritenere «vittima dei trafficanti di minori».
Ormai tutto viene fatto per creare polemica e poco importa se la costante ricerca di sensazionalismo sta distruggendo il Paese. Anche CasaPound veniva invitata da La7 per dare colore ai loro talk-show, peccato abbiano sdoganato l'ulta-fascismo presentandolo come una voce che dovesse avere pari dignità di qualunque altra. Ed anche Belpietro i Giordano venivano pagati per cavalcare il business della «rabbia popolare», ma poi il populismo è diventato la piaga di un Paese in cui le questioni serie vengono ormai affrontate con la superficialità e con le generalizzazioni tipiche dei discorsi da bar. Ormai siamo in un'Italia in cui un Mario Giordano che fa l'isterico mentre sbraita e si agita decantando i nomignoli che si è inventato per deridere Macron porta audience, con telespattatori che manco si sentono derisi nell'essere trattati come se fossero deficienti.  Siamo in un Paese in cui si stra trasformando la cronaca in un cinepanettone, tra pernacchie, scoregge e fenomeni da baraccone esibiti per crcare share quasi si pensasse che solo così si potranno raggiungere i traguardi dei film di Natale che al botteghino hanno sempre vinto sui grandi capolavori del grande schermo. Ma un popolo che vende la sua coltura sull'altare del profitto è un popolo che difficilmente potrà avere un futuro.
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