Report tona a spiegarci come funziona la macchina della paura creata dalla propaganda di Salvini e della Meloni


«Su Internet la macchina della paura non dorme mai. Produce notizie false, manipola le informazioni e propaganda dati truccati. Oggi la disinformazione è diventata il principale strumento di lotta politica e il campo di battaglia sono i social network». Così è stata introdotta la nuova inchiesta di Report che indaga sulle modalità con cui "populisti" e "sopranisti" cercano consensi attraverso il costante tentativo di spaventare l'elettorato al solo fine di ottenere profitti personali dal promettere "protezione" contro false minacce. La Meloni e Salvinini vogliono italiani spaventati che temano chi è di colore, chi non brandisce crocefissi o chi non prova piacere sessuale nel pretendere che delle cubiste scuotano le tette sulle note dell'inno di Mameli pur di sollazzare la libido dell'ex ministro che preferiva il Papeete al Viminale.

Il servizio è partito dal massacro di Christchurch, dove il neonazista Brenton Tarrant ha ucciso 50 fedeli che stavano pregando nella moschea. Li ha ucciso in nome della sua paura per la fantomatica «sostituzione etnica» che vedrebbe i i musulmani «che vogliono cacciar fuori i cristiani dai loro luoghi». Si tratta proprio delle folle teoria riproposta in Italia da Salvini e da Meloni, i quali cercano voti parlando del fantomatico piano Kalergi e lasciando intendere che i bianchi debbano ritenersi superiori ai neri, che i neri tendano ad essere criminali e che non ci si debba far «sottomettere» dagli islamici.
Per alimentare queste teorie, si crea falso materiale e si usano i social per promuovere il razzismo. Ad esempio è un gruppo leghista ad aver diffuso il video che mostra alcune persone di colore che prendono a bastonate una macchina dei carabinieri, peccato fosse lo spezzone di un film.
Per violare video che incutano sentimenti di odio nel proprio elettorato, Salvini spende 140mila euro in inserzioni per mettere in evidenza episodi di cronaca che riguardano i migranti, spesso indirizzandole anche a minorenni tra i 13 e i 17 anni.
Il resto del lavoro viene fatto dai suoi haters: Raffaele Ariano ha ricevuto migliaia di minacce da parte di sostenitori della Lega per aver denunciato la capotreno che aveva detto sul treno “zingari scendete”. Secondo l'esperto di propaganda online Alex Orlowsky , dietro a quelle minacce ci sono sempre le stesse persone, come Francesca Totolo di CasaPound., ed account finti gestiti da persone che ritwittano lo stesso tweet più volte al fine di far sembrare virali certe notizie. Si è trattato dello stesso meccanismo che ha mosso la campagna “parlateci di Bibbiano” volta da Salvini, dalla Meloni e dalle lobby di Gandolfini.

La macchina di propaganda di Morisi, il social manager di Salvini, viene chiama la “bestia”. È lui a coordinare i messaggi che la Lega infiltra nei discorsi della gente o a determinare quali messaggi lanciare in modo da far sì che Salvini dica quello che i suoi elettori vogliono sentirsi dire. Ad esempio, se lui inveisce contro i migranti e i suoi sostenitori iniziano a dire che quella gente ci ruba il lavoro, nel suo messaggio successivo Salvini dirà loro che i migranti ci rubano il lavoro. Non importa ciò che è vero, importa solo ciò che porta consensi.
per capire chi finanzi la "bestia", si apprende che Morisi ha incassato un milione di euro dalla Asl a guida leghista di Mantova e Cremona, forse senza gara. Il commercialista della Lega De Rubba avrebbe poi aggiunto alcuni soldi della Camera finiti ad una società in mano ad una commessa di un bar. Altri soldi sarebbero stati girati ad alcuni membri dello staff di Salvini, già sotto contratto, mentre 87 mila euro sarebbero tornati nella disponibilità di Morisi e Paganella. Report ha anche messo le mani su alcune mail in cui Centemero spiega a Siri che servono soldi che non devono assolutamente finire nei bilanci.

Tra le altre curiosità, c'è una Giorgia Meloni che condivide con la pagina "Trash italiano" buona parte dei suoi follower, quasi fossero stati acquistati. Circa 10 follower sarebbero nati tutti nello stesso momento. «Mai comprato follower in vita mia», dice la Meloni. ma tutti quegli account sono lì a rilanciare i suoi messaggi.
Da qualche tempo sia la Meloni che Salvini hanno iniziato a copiare i fondamentalisti di Amato nel citare ossessivamente Orwell e Chesterton. Non sembra un caso che vogliano aprire agli slogan della destra sedicente cattolica, la quale detiene flusso di denaro stimato in un miliardo di dollari.
Grazie ai loro bot, i politici riescono ad ingannare l'algoritmo dei social network per ottenere che la loro propaganda finisca in vetrina.
3 commenti