Il fondamentalista Mario Adinolfi, emblema di una decadenza valoriale fuori controllo


Entrare nel mondo di Adinolfi significa entrare in un mondo di depravazione dove i fondamentalisti si incitano a vicenda ad occuparsi unicamente di cosa ci sia nelle mutande degli altri o di che cosa avvenga fra le coperte altrui. Gesù invitava i suoi seguaci a farsi i fatti propri, gli adinolfiniani lo nominano invano per accalcarsi nel fare a gara di chi è il più feroce nel guardare la pagliuzza nell'occhio del fratello.
Partiamo per il nostro viaggio da una semplice foto:


Una persona normale non avrebbe problemi nel sostenere che si tratti di due ragazzi. Ma non è così per Adinolfi, il quale chiede a gran voce che alle sue figlie si insegni a dire che quello sulla destra debba essere ritenuto una donna dato che lui lo reputa tale.
Se per i comuni mortali quella è una coppia gay, per Adinolfi quella è una fotografia che lui presenterebbe alle sue figlie come espressione della "famiglia tradizionale" da lui teorizzata. Purtroppo è questo il cortocircuito di un'ideologia per alfabeti funzionali che si basa sul sostenere che tutto debba essere riconducibile alle proprie pulsioni, anche se la varietà delle dinamiche umane ci porta ad appurare che esistano anche uomini transessuali gay, sottolineando come l'affermazione della propria identità venga prima prima di tutto dato che la loro vita sessuale e civile sarebbe stata sicuramente più semplice se non si fossero operati.

Per quanto paia folle, la crociata transofobica di Adinolfi si basa sulla negazione della realtà attraverso una dialettica populista che possa far presa su chi non è capace di guardare oltre il proprio naso. Ed è questo anche il senso del loro rivolgersi alle presone transessuali con un genere volutamente sbagliato che sottolinei il loro rifiutarsi di concedere rispetto a chi non risulta conforme ai loro pruriti sessuali.
Tanto basta a farci presumere che forse l'unico tema davvero in discussione sarebbe quello di tentare di comprendere se Adinolfi possa essere definito un "uomo" data la sua depravate crociata finalizzate a cercare di impedire che altri possano vivere in santa pace la propria vita. Quando glielo si fa notare, lui inizia a piagnucolare come una ragazzina di tre anni che lui «rivendica il diritto» di vomitare odio contro il prossimo in nome di come lui creda che le sue fantasie sessuali meritino riconoscimenti giuridici.
Ma quando assistiamo ad un violento che si mette ad aggredire una 15enne gridandole in faccia che lui non le crede perché lui la odia le persone lgbt, siamo davanti ad una scena pietosa che dovrebbe richiedere l'intervento della polizia. Quindo Adinofi cerca voti portando sul palco dei suoi comizi un Luca Di Tolve intenzionato ad invitare i genitori omofobi a non accettare i propri figli, Adinofli si macchia del peccato di complicità in atti di violenza familiare che potrebbero aver già distrutto centinaia di vite. Ed anche qui, in uno stato serio, la polizia sarebbe dovuta intervenire per fermare il bruto che rischia di minacciare la sicurezza di minori solo perché probabilmente conta di poter far soldi sulla loro pelle.
Pare preoccupante che in Italia si stia vivendo un motivo storico in cui ogni forma di odio e di violenza sia tollerato solo perché chi fa soldi con il business dell'odio va in giro a dire che quell'odio debba essere ritenuto "libertà di opinione". Ma non è opinione falsificare i dati per raccontare agli omofobi che i gay sarebbero pedofili o promuovere quella Silvana De mari che incita i genitori a compire violenze sui figli che non risultassero conformi alle sue pulsioni sessuali.

L'odio non è un'opinione. L'omofobia è un crimine. Il fatto che Adinolfi spergiuri il contrario non significa che le sue stupidaggini siano vere e non significa che si debba accettare la sua violenza solo perché lui piagnucola che lui vuole poter fare tutto ciò che vuole senza preoccuparsi delle conseguenze. Ne è un esempio la modalità con cui minaccia intere famiglie attraverso un costante abuso del nome di Dio, ma contemporaneamente se ne frega se in quel catechismo che lui brandisce contro gli altrui c'è scritto che la sua seconda famiglia «oggettivamente contrasta la legge di Dio». E qui casca l'asino, perché il suo abuso della credenza religiosa mira a limitare la libertà altrui mentre lui si fa i suoi beati porci comodi.
A sottolineare l'indole egocentrica i Adinolfi o come la sua mentalità miri a guardare solo i propri interessi è come la sua ideologia minacci la sua stessa famiglia. Pare infatti evidente osservare che sia rischioso promuovere odio contro interi gruppi sociali quando lui può certo decidere ancor prima della loro nascita che le sue figlie debbano necessariamente essere eterosessuali solo perché lui esige lo siano. E se non lo saranno, pagheranno il prezzo di avere un integralista al posto di un padre.

Se pare assurdo sperare che Adinolfi possa accorgersi di avere una coscienza, in uno stato serio sarebbe la legge a stabilire quali sono i limiti. E per quanto lui possa frignare, il buonsenso impone che la sua libertà finisca quando inizia la libertà altrui e che nessuno deve potersi permettere di danneggiare la vita altrui solo perché si diverte a fare il bullo o fa soldi vendendo odio.
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