Il leghista Pillon crede al "gender" ma non al femminicidio


È con la sua consueta disonestà intellettuale che il leghista Simone Pillon è tornato a sostenere che non ci sarebbe alcuna matrice culturale dietro al femminicidio. Abusando di fatti decontestualizzato per sbraitare in faccia alle donne il suo odio, il leghista se n'è uscito scrivendo:


Se usare una stalker come "prova" dell'inesistenza del femminicidio pare testimonianza della depravazione valoriale e culturale della Lega, il leghista Pillon è autore di frasi come: «Le donne stanno meglio a casa ad accudire i figli. Bisogna alzare gli stipendi agli uomini così che le donne possano smettere di andare al lavoro», «Le donne valide anche nel mondo della politica sono poche, la maggior parte sono carrieriste», «Il matrimonio non è basato sull'amore», «Se uno si vuole separare non sono fatti suoi», «Il divorzio va vietato perché la famiglia non è una questione privata ma un fatto sociale», «Il femminicidio non esiste», «La violenza domestica ha le chiavi di casa e porta i tacchi a spillo», «L'eutanasia va vietata», «La famiglia è solo quella con mamma e papà», «L'aborto è più grave dello stupro», «L'aborto va vietato per la salvaguardia della specie», «La famiglia ha finalità procreativi e ci stiamo riempendo di musulmani, rischiamo l'estinzione», «Da quando le donne hanno acquisito il diritto di divorziare non sono più realizzate e felici di prima».
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