Che confusione! Per don Bianchi, l'omofobia è "opinione" ma l'opinione è "discriminazione"


Secondo don Micro Bianchi, parroco di Villamarina e Gatteo Mare, esprimere perplessità sull'opportunità di aprire i propri stabilimenti produttivi alla campagna elettorale di un politico sarebbe una «discriminazione» che va punita con la censura.
Lo sostiene dal suo profilo di propaganda leghista, tra messaggi in cui si inventa attentati e quelli in cui pubblica false immagini volte a promuovere suprematismo bianco tra i propri parrocchiani. Forse nella speranza di farci dispetto, scrive:


Se il prete che sfotteva l'elemosiniere del Papa per il suo contributo ai poveri non pare passarsela male nel pubblicare screenshot fatti con un costosissimo iPhone, non sembra un caso che il sacerdote scelga di usare impropriamente il termine «discriminazione» quale parte di quella sua dialettica che mira a ridicolizzare il termine per sfotterne il contrasto.
Ovviamente tra i suoi proseliti si è aperta la solita gara all'insulto e all'offesa di chi ha osato esprimere un'opinione a lui sgradita. Non male se si pensa che don Bianchi sostiene che l'odio omofobico sarebbe "opinione" e la commissione Segre sia una inaccettabile limitazione alla libertà di poter essere razzisti, xenofobi ed antisemiti.
Tra le risposte, non manca chi sostiene che Salvini sia sinonimo di omofobia e che Orogel vada comprata per odio contro i gay, così come non manca chi mostra di essere stato ben indottrinato da don Bianchi nel ritenere che ogni opinione a lui sgradita siano «calunnie della sinistra» anche se a dirle non è la sinistra. Ma in fondo si sa, la dialettica populista si basa sul "noi contro loro" già usata dai nazisti e quindi per loro tutto deve sempre essere fatto come forma d'odio verso qualcuno...


Poco chiaro è perché a don Mirco venga permesso di indossare un abito talare mentre ostenta la sua fede in Salvini e non in quel Gesù in cui, dato il lavoro da lui scelto, dovrebbe perlomeno far finta di credere. Ma ogni suo messaggio pare mostrare che lui preferisca pensare a come sostenere che nel concetto di «prossimo» non rientrino i neri, che gli italiani siano superiori agli altri popoli o che Dio detesti i gay. Non manca neppure la sua responsabilità nel promuove la bufala «gender» in nome di Gandolfini e di Adinolfi. Ed il bello è che si lamenta pure se la sua chiesa si sta svuotando e che lui sia costretto a cercare proseliti in rete...
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