La retorica anti-gay di Nicola Porrro, parte del progetto di indottrinamento populista degli italiani


"Gay, pedofili e le sconcertanti statistiche Istat: i dolori della Chiesa di Bergoglio". È questo l'aberrante titolo di un articolo firmato da Luigi Bisignani che Nicola Prorro ha pubblicato sul suo sito di propaganda.
Al solito, omosessualità e pedofilia vengono accostati quasi come se esistenze una relazione tra le due cose, così solo al termine del lungo e noioso testi si scoprirà che le «sconcertanti statistiche» non riguardano i temi del titolo ma sarebbero che «che il 62% delle ragazze italiane tra i 6 e i 18 anni non ha mai messo piede in Chiesa». Sarà, ma in un Paese laico è lecito che qualcuno possa scegliere di non andare in chiesa senza che il Porro di turno dica che la cosa sarebbe «concertante» visto che si tratta di un diritto costituzionale (sempre che lui e i suoi amichetto non sognino un Isis di stampo sedicente "cattolico" come quello che par sognare il senatore leghista Pillon)

In un altro articolo, Porro tenta di sostenere che il maschio eterosessuale bianco sarebbe discriminato. Nel suo pezzo dal titolo "Se in Usa non sei abbastanza gay o nero", il populista deride le figure progressiste sostenendo che omosessualità o colore della pelle verrebbero usati per cercare voti contro quei suo idolatrato Trump che è tanto cristiano nel suo separare famiglie nei centri di reclusione per migranti o nel suo volere muri per impedire che gli stranieri possano sognare un futuro migliore.
Ed ancora, lo troviamo a lamentarsi di quei francesi che definiscano «un eroe» il poliziotto che è stato ucciso agli Champs-Élysées, sostenendo che quel titolo deriverebbe solo dal fatto che fosse gay. Curioso, dato che i populisti eleggono ad «eroe» qualunque militare sia stato ucciso da uno straniero dopo aver dimenticato quelli uccisi in crimini non strumentalizzatili.

Per promuovere il congresso omofobo veronese patrocinato dal suo amato Salvini, Porro ha pure dato spazio ad un intervento di Gervasoni, il quel si lamenta: «È questo il tabù massimo dei nostri giorni, la cuspide della nuova religione liberal-libertaria: non si può essere anti gay e anti aborto».
Tralasciando che è lecito essere contrari all'aborto ma non è lecito fare violenze contro chi interrompe una gravidanza secondo quanto previsto dalla legge, surreale è come si sostenga sarebbe lecito essere contro i gay, ossia contro una caratteristica naturale. Sarebbe come sostenere sia giusto essere contro l'esistenza dei biondi o contro i mancini. E perché no, magari si vuole pure poter essere contro chi ha un certo colore della pelle...
Troviamo poi articoli in cui si sostiene che i fatti si Bibbiano sarebbero colpa della «ideologia lgbt» o quelli in cui giura che nel M5S ci sarebbe «una potente e litigiosa lobby gay al suo interno». Perché lobby? Ma perché dire così spaventa i suoi lettori che ha così attentamente addestrati ad odiare i gay!

Il risultato di tutte quelle frignacce è chiaro: vogliono fomentare dio contro interi gruppi sociali perché la loro amatissima Lega basa il suo tornaconto elettorale proprio sulla sponsorizzazione di qualunque forma di odio, discriminazione, razzismo e rabbia sociale. per loro il cittadino non è un essere umano, è un oggetto da stuprare a fini propagandistici e populistiche, finalizzate a creare una realtà alternativa in cui i diritti vengono proposti come una lesa maestà ai propri privilegi e in cui la diversità viene proposta come un qualcosa di cui si debba avere paura. E che si tratti di Porro, di Giordano o di Del Debbio, la comunicazione è sempre quella: una sola strategia propagandistica per serve un solo padrone.
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