Il Giornale punta sull'omofobia: «Bonaccini finanzia la diffusione le teorie gender delle lobby gay»


In quel clima d'odio c cui i populisti hanno condannato l'Italia, Il Giornale sta reagendo alla sconfitta di Matteo Salvini in Emilia Romagna attraverso il loro consueto ricorso ad una macchina fango che possa cavalcare omofobia e razzismo. Ed è così che sulle loro pagine troviamo un aberrante articolo intitolato "Emilia Romagna, lo stretto legame tra Pd e lobby gay" dove tal Francesco Curridori si lancia nell'affermare: «La giunta di centrosinistra di Stefano Bonaccini, negli ultimi anni, ha finanziato festival e progetti con l'obiettivo di diffondere le teorie gender delle lobby gay».Gli elementi usati sono i soliti: si fa terrorismo giurando esisterebbe una fantomatica «teoria gender» e si sostiene che i diritti degli altri siano un costo che potrebbe essere risparmiato se si votasse quell'assenteista padano che promette sistematiche discriminazioni di interi gruppi sociali.

L'articolo che segue pare una dimostrazione di come si ridotta male la stampo italiana perché, a meno che l'autore non venga radiato a vita già domani, fa vomitare viverre in uno stato in cui la stampa può dire qualunque stupidaggine voglia a fini propagandistici.
Si inizia con un capoverso intitolato "La vicenda Bibbiano imbarazza la sinistra" il cui il giornale di estrema destra sostiene che il portavoce delle sardine Mattia Sartori non voglia parlare di Bibbiano perché impaurito dalle tesi di Mario Adinolfi e non perché la speculazione su vicende giudiziarie in corso di indagine è una violenza sui minori.

Nel paragrafo intitolato "La legge contro l'omofobia, bancomat per le lobby gay", il giornalista dichiara che: «Uno dei provvedimenti più controversi è la legge “contro la omotransnegatività e le violenze determinate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere", approvata lo scorso luglio dopo 39 ore di dibattito ininterrotto con i voti della maggioranza di centrosinistra e dei consiglieri grillini. Tale legge in teoria ha lo scopo di combattere l’omofobia, ma in realtà è solo uno strumento per finanziare le lobby gay e la propaganda della teoria gender nelle scuole e nelle amministrazioni pubbliche». A loro dire, lo scopo di quella norma sarebbe quella di garantire «fondi per finanziare i gay pride» o che la Regione debba avvalersi delle «lobby gay». A dirlo sarebbe Umberto La Morgia, il consigliere comunale della Lega a Casalecchio di Reno che sta facendo carriera ponendosi come il gay che odia i gay e giura che Salvini faccia bene a dire che le famiglie gay valgono meno di quelle etero.

Nel paragrafo intitolato "La diffusione delle teorie gender in Emilia Romagna" si sostiene che la regione sia «attiva da molti anni nella promozione di iniziative pro Lgbt come, per esempio, il Festival Gender Blender ideato dall’Arcigay Cassero Lgbt Center di Bologna». A loro dire, quel festival proporrebbe il «bambino transgender oppure la rappresentazione teatrale dal titolo Giochi di stereotipi’ della regista israeliana Yasmeen Godder dedicato ai ragazzini dai 12 anni in su in cui si invita a rileggere gli stereotipi di genere». Ed è sempre citando il legjista La Morgia ch el'articolo afferma che «gli attivisti del Cassero, fino a qualche anno fa, non pagavano neppure l’affitto della loro sede di Bologna, mentre quest’anno hanno ricevuto 100mila euro dalla Regione per il loro festival». Ed è sempre il legista a giurare che «una parte di questi fondi vengono usati per la propaganda gender perché ormai il gender è un cardine su cui certe politiche si sviluppano in quanto, in questa Regione, c’è il desiderio di sradicare il concetto tradizionale di famiglia».
Giovanna Bonazzi, candidata di Fratelli d’Italia, si inventa che «Loro hanno tutti i mezzi e i finanziamenti pubblici per insegnare ai bambini delle scuole elementari la teoria gender. La priorità educativa dei genitori viene messa in discussione da queste iniziative e noi, ogni volta, dobbiamo cercare di capire che tipo di festival o spettacoli si tratta e, poi, magari si scopre che si tratta di opere che vanno contro i valori che vogliamo trasmettere».

Nel capitolo "La natalità trascurata", l'articolista ci spiega il suo sostenere che lui esige siano prodotti figli. A suo dire, «tutto questo si inserisce nel contesto di una Regione dove non solo si fanno sempre meno figli mentre gli asili nido scarseggiano». In questo caso la fonte è Adinolfi, il quale chiede non siano forniti esami prenatali in modo che i genitori non possano decidere come comportarsi nel caso in cui i loro figli abbiano gravi patologie.

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